Si può contribuire alla diffusione, alla qualità, alla fruizione della musica in maniera diversa: da artista, da produttore o da discografico. Simon Raymonde, cinquantacinquenne inglese, ha fatto della musica la sua professione in ognuno di questi modi. E la musica ringrazia.
Simon Raymonde è il fondatore e proprietario della Bella Union, etichetta indipendente inglese, che proprio quest’anno festeggia i 20 anni dalla nascita. Simon fin dagli inizi ha dimostrato intuito ad individuare talenti e un gusto particolare per il bello sebbene abbia dovuto fare i conti con la realtà del mercato discografico perennemente in crisi. In una recente intervista ha dichiarato: “A prescindere da chi siano gli artisti della tua squadra, le spese sono tutte anticipate. Devi fare il disco, produrlo, stampare le copertine…e se nessuno poi lo compra i soldi finiscono nel cesso. È un business precario e ogni volta che metti sotto contratto una band è una grossa scommessa”.
Nella storia della sua etichetta la prima band scritturata sono stati gli australiani Dirty Three di Warren Ellis. Il più grande successo i Fleet Foxes con un milione di copie vendute con il primo album proprio quando erano prossimi alla bancarotta. La scommessa vinta più azzardata John Grant con il suo disco solista di esordio Queen of Denmark a 42 anni dopo tre album con i The Czars passati inosservati.
E poi ci sarebbero le storie dei Mercury Rev, dei Beach House, di Father John Misty, di Jonathan Wilson, di Josh T. Pearson, dei Flaming Lips e molti altri ancora. Negli anni la Bella Union è diventata una grande famiglia e Simon è stato come un padre che ha creduto e che ha contribuito a forgiare la strada di molti artisti.
Dopo tanti anni in cui ha favorito a “realizzare i sogni di altri” Simon ha sentito l’esigenza di tornare a fare musica direttamente con la propria arte. Dopo l’esperienza come bassista con i Cocteau Twins negli anni ottanta/novanta, Simon insieme al batterista Richie Thomas, conosciuto ai tempi in cui suonava nei Dif Juz, ha avviato una nuova collaborazione creando i Lost Horizons. E proprio in questi giorni è in uscito il loro primo album Ojalá. Con lo spirito di voler tornare a divertirsi, per 4 giorni i Lost Horizons si sono riuniti in studio, solo piano e batteria, per registrare buona parte delle canzoni del disco.
Successivamente hanno completato il lavoro con l’aggiunta di chitarra, basso e di alcuni suoni elettronici. Questi brani sono stati poi “regalati” ad una dozzina di voci, in prevalenza femminili, di amici che hanno gravitato nell’orbita della Bella Union e non solo. Tutte le canzoni assegnate sono poi tornate al mittente e il risultato è un disco di 15 canzoni ricco di belle sorprese.
La più gradita del disco è l’aver ritrovato Tim Smith in She Led Me Away, proprio quello Smith che ha guidato i Midlake nei due capolavori The Trials of Van Occupanther e The Courage of Others (Bella Union ovviamente) per poi uscire dal gruppo poco dopo senza lasciare nuove tracce musicali. Il brano sa trasmette un senso di malinconia struggente e riporta l’ascoltatore indietro nel tempo proprio a quelle atmosfere sognanti tipiche del sound della band di Denton.
Notevoli sono anche l’inquietante Frenzy, Fear e la dolce e melodiosa Winter’s Approaching con la voce di Marissa Nadler e il piano di Simon. Particolarmente riuscita Life Inside A Paradox cantata da Cameron Neal con Sharon Van Etten ai cori mentre in Bones, Beth Cannon mette in bella mostra le sue potenzialità vocali e in Stampede fornisce il suo apprezzabile contributo Hazel Wilde dei Lanterns on the Lake.
Seppur nelle difficoltà del quotidiano Simon, con tanta passione ed entusiasmo, porta avanti imperterrito e con serenità il mestiere da discografico: “Non sono spaventato dal business musicale perché comunque andrà bene per me. Se un domani tutto dovesse prendere una brutta piega, potrò sempre andare nel mio piccolo studio di casa e fare della musica… e io sarò felice”!
“A Dio piacendo”, questo è il significato della parola Ojalá, che anima e muove Simon Raymonde e i Lost Horizons. Ben venga allora realizzare i propri desideri e quelli di altri. Sempre che piacciano a Dio. Ojalá.