Anche quest’anno non potevamo mancare al richiamo del più grande e famoso festival jazz italiano che continua a catturare l’attenzione degli appassionati di tutto il mondo per la qualità delle attrazioni proposte e la incredibile atmosfera che trasforma il centro di Perugia in un fiume in piena, colorito e variopinto.
Passeggiando per Corso Vannucci o nelle vie limitrofe, non di rado si ha la possibilità di incontrare i protagonisti della rassegna , quasi sempre disponibili ad uno scambio di battute con i propri fan, avvolti dalla musica e dalle estemporanee esibizioni di artisti di strada (musici, saltimbanchi, mimi) che approfittano della grande kermesse per farsi conoscere.
Anche per gli addetti ai lavori Umbria Jazz è l’occasione di ritrovarsi, confrontarsi, partecipando a presentazioni e convegni. Diverse le novità, sia per la parte artistica, sia per la parte organizzativa. La grande squadra di Umbria Jazz da questa edizione si avvale della presenza di Luciano Linzi quale nuovo General manager.
Linzi è una delle figure di spicco del panorama musicale italiano, fondatore della etichetta Gala Records, è stato poi direttore generale della CGD East West/Warner Music Italy oltre ad aver diretto per sei anni la prestigiosa Casa del Jazz a Roma. Nuove professionalità, nuove energie nel segno della continuità per consentire al festival una lunga e prospera vita. Ovviamente la direzione artistica è nelle sicure e competenti mani di Carlo Pagnotta che il festival lo ha praticamente inventato nel lontano 1973.
Passando alla musica come sempre molteplici le offerte musicali da quelle gratuite, ma sempre apprezzabili, andate in scena sui due palchi dei Giardini Carducci e in Piazza IV novembre, punto di ritrovo di molti giovani che hanno così la possibilità di ascoltare jazz e proposte vicine al rock e al blues. Fondamentali e propedeutiche queste due postazioni per avvicinare il pubblico alle proposte che vengono offerte nel main stage dell’Arena Santa Giuliana, appannaggio dei grandi eventi, nello splendido teatro Morlacchi o nella Sala Podiani della Galleria Nazionale.
Accennavamo agli incontri, toccante quello con Franco Cerri, alcuni minuti passati a parlare di musica e a ricordare il figlio Stefano prematuramente scomparso, talentuoso bassista di livello internazionale che ha fra l’altro suonato con il primo Finardi, Jon Anderson cantante degli Yes e negli ultimi tour di Fabrizio De André, suggellati dallo splendido dvd inciso al Brancaccio di Roma. Era da tempo che cercavamo l’occasione di conoscere questo grande del nostro jazz, ammirato più volte in alcuni storici programmi della Rai dedicati al jazz e alla chitarra. Gran concerto quello di Cerri che ha riempito all’inverosimile la sala Raffaello dell’Hotel Brufani. Per lunghissimi anni dimenticato dal festival ha dato vita ad uno applauditissima esibizione accompagnato dalla sua splendida Gibson L5 e, nonostante il peso del tempo che passa (Milano 1926), ha mostrato classe e musicalità inalterate, dispensando finezze oltre a qualcuna delle sue celebri battute.
Alla testa di un agguerrito quartetto composto da Alberto Gurrisi all’organo, Andrea Melani alla batteria e dal bravissimo Daniele Mencarelli al contrabbasso, ha proposto un repertorio che ha spaziato fra standard (Gershwin, Mancini, Thielemans) oltre a proporre suoi brani (One Mode twelve Bars) accanto alla celeberrima My Funny Valentine. Lungo dopo concerto dedicato ai fan passato a firmare autografi non lesinando qualche consiglio ai musicisti in erba, il tutto con lo stile che ha contraddistinto il suo percorso musicale ed umano. Gli auguriamo di cuore di vederlo a lungo in così splendida forma.
Per la musica italiana da evidenziare il gran ritorno dei Doctor 3 una delle formazioni storiche del nostro jazz, pluridecorata che, dopo alcuni anni di silenzio, si è ripresentata con il nuovo cd titolato DOCTOR 3, appena pubblicato. Il successo del concerto al Morlacchi ne ha sancito il ritorno, una band che ci è mancata, vista la straordinaria capacità di improvvisatori di Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra sempre attenti nel distillare la ricerca melodica fra i più svariati repertori siano essi rock, pop o jazz. Bella esibizione di Stefano Bollani in duo con Hamilton De Holanda, preceduti da una opaca Elian Elias.
Gran giornata lunedì 14; intorno a mezzanotte il debutto italiano degli Snarky Puppy, gruppo rivelazione proveniente dagli Stati Uniti, Grammy Award per la miglior performance R&B dell’anno. Le grandi attese sono state confermate, il concerto è stato a dir poco entusiasmante, teatro tutto esaurito, strapieno di giovani conquistati dalla freschezza e dalla bravura dei musicisti. Pur se privi di due straordinari elementi come il tastierista Cory Henry e il batterista Robert ‘Sput’ Searight , impegnati in una nuova produzione, la band guidata dal bassista Micheal League si è presentata con una agguerrita formazione composta da: Larnell Lewis (batteria), Marcelo Woloski (percussioni), Bill Laurence e Shaun Martin alle tastiere, Justin Stanton (tromba, tastiere), Mike Maher (tromba), Chris Bullock (sax, flauto) e Bob Lanzetti (chitarra). Nove componenti a completare il line up, reduce dal trionfo al North Sea Jazz Festival. Il concerto è stato una vera delizia, energia, composizioni originali, bei soli, tanto entusiasmo accompagnato da una solidissima preparazione musicale, il tutto suonato dal vivo senza uso di sequenze, con un tiro ed una grinta difficilmente riscontrabili.
Il repertorio proposto, quasi tutto a firma di Michael League, è stato accolto dai boati di approvazione della platea che ne riconosceva il titolo dalle prime battute. Molto interessanti Sleeper a firma del trombettista Mike Maher e Ready Wednesday composta dal tastierista Bill Laurence, tratto dall’ottimo album solo FLINT pubblicato nello scorso mese di maggio. Nonostante la tarda ora ( il concerto è iniziato intorno alla mezzanotte e mezza), l’entusiasmo del pubblico non è mai venuto meno ed è stato ripagato dalla band che ad esibizione conclusa si è resa disponibile per un lungo dopo concerto firmando autografi e cd. Una iniezione di fresca energia in un mondo sempre più ingabbiato in pass, permessi, gabbie di sicurezza che impediscono il vitale contatto da artista e appassionati nel dopo concerto.
Micheal League, durante le prove ci ha particolarmente colpito per la umiltà e la semplicità di questi giovani americani, che, con i piedi ben piantati in terra, stanno macinando concerti e successi in ogni angolo del mondo (circa duecento i concerti nell’ultimo anno). Con loro abbiamo concordato una sorpresa per i nostri lettori.
Si è avvertita la mancanza del celebre dj e cantante Nick The Nightfly, una delle più belle e preparate voci della radiofonia, noto per i suoi programmi con Radio Montecarlo. Assai curiosa l’intervista di Radio Rai 2, con l’inviata (così come documentato da La Nazione) che ha formulato a Carlo Pagnotta la seguente domanda “Sppiamo che lei quest’anno sperava di portare Ray Charles….pensa che ce la farà?” (!!).
Intriganti e interessanti come sempre le proposte del chitarrista John Scofield, presente al festival con la sua Überjam Band, oltre al portentoso contrabbassista Christian McBride sempre più convincente nel ruolo di band leader.
Gran riconoscimento alla carriera al contrabbassista Enzo Pietropaoli al quale è stato assegnato il Premio 2014 della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia destinato a musicisti che hanno tenuto alto il nome dell’Italia e dell’Umbria nel mondo. Fra i premiati negli anni precedenti nomi del calibro di Enrico Rava, Danilo Rea, Franco D’Andrea. Pietropaoli ha deliziato il pubblico del Morlacchi con il suo Yatra Quartet, fresco vincitore del premio della critica come migliore formazione italiana, composto da Alessandro Paternesi alla batteria, Julian Oliver Mazzariello al pianoforte e Fulvio Sigurtà alla tromba. Accanto a riproposizioni di brani di autori rock e jazz ci ha colpito fra tutte la splendida Tre Vocicomposta dallo stesso Pietropaoli. Interessantissima la prestazione del trombettista Sigurtà in possesso di un bel bagaglio tecnico nel quale alterna delle sonorità flautate (raramente usate nel jazz ) ad un suono caldo e sanguigno. Una band quella di Pietropaoli dalla quale c’è da aspettarsi nuovi e copiosi frutti. A proposito di italiani, oltre alla conferme di Francesco Cafiso, Paolo Fresu che festeggia i trent’anni del suo quintetto e Franco D’Andrea, musicista dell’anno 2013, da segnalare, all’interno della rassegna Young Jazz, la splendida esibizione del sassofonista Cristiano Arcelli, a conferma della bravura della nuova generazione di jazzisti, oramai all’altezza dei nomi sopra citati . Fra i giovani ascoltati al festival oltre ad Arcelli ci hanno colpito per capacità tecniche e stile: il batterista Alessandro Paternesi, il trombettista Fulvio Sigurtà, il contrabbassista Daniele Mencarelli e il pianista Julian Oliver Mazzariello, tutti avviati ad una più che brillante carriera.
Emozionante la serata che ha visto protagonisti all’Arena Herbie Hancock e Wayne Shorter. Una esibizione intensa e complessa, nella quale i due grandi musicisti hanno condotto per mano, nei labirinti dell’improvvisazione, una arena strapiena che ha ricambiato con grande entusiasmo la non certo facile proposta. Hancock impegnato al piano acustico e tastiere (in tre soli brani), ha tessuto le partiture sulle quali Shorter (seduto) ha cesellato note con il suo soprano. Fra le altre sono state proposte due composizioni di Shorter (Diana, Memory of Enchantment) ed Hancock (Little One). Ha sorpreso l’intensità e la forza dell’ottantunenne sassofonista al quale così come ad Hancock dobbiamo tante emozioni e grandissima musica. La serata si è conclusa con la bella esibizione di Monty Alexander. Nel dopo concerto abbiamo avuto la possibilità di intrattenerci con Shorter ed Hancock, grande emozione anche se i due musicisti ci hanno subito messo a nostro agio firmando dei memorabilia.
Amichevole e divertente Herbie Hancock che, riconosciutoci, ci ha dedicato alcuni minuti nel suo camerino passati a ricordare trascorsi (purtroppo) lontani, parlando di libri e progetti musicali. Hancock ci ha dato in anteprima la notizia dell’uscita per fine anno della sua autobiografia che, scherzosamente, tanti anni prima, ci aveva chiesto di scrivere. Particolarmente graditi gli apprezzamenti per il suo Imagine Project. Da Hancock e Shorter e dalla gentilissima moglie di quest’ultimo Caroline, un messaggio di semplicità e disponibilità spesso disatteso dalla gran parte dei musicisti e addetti ai lavori.“Gli Snarky Puppy dovevano venire ad Orvieto lo scorso inverno– ci rivela Carlo Pagnotta nel corso di una informale chiacchierata mentre ci recavamo al Morlacchi- li avevamo bloccati,ma per un serie di sfortunate coincidenze non sono riusciti a prenotare i voli e la cosa è slittata di qualche mese, siamo stati contenti perché sono state una delle rivelazioni del festiva, oltre ad essere stato il loro primo concerto in assoluto nel nostro paese”.
La bella passeggiata con Pagnotta ci è servita per conoscere ancora di più questo personaggio che, nonostante il passare degli anni, sta sempre sul pezzo, attento a cogliere il meglio da offrire al pubblico di Umbria Jazz. Poco prima di salutarci siamo riusciti a strappargli una promessa circa il grande arrangiatore e direttore d’orchestra Vince Mendoza “Hai fatto bene a dirmelo, Vince Mendoza non è mai venuto a Perugia, ora ne parlerò al mio staff per avviare i contatti per il prossimo anno”.
Fra le sorprese i Mountain Men il duo franco australiano formato da Mr. Mat (voce, chitarre) e Mr. Iano (una sorta di curioso incrocio fra Jacques Tati e John Mayall alle armoniche e voce). Presentatisi in completo scuro con tanto di camicia bianca e cravatta, ma rigorosamente a piedi nudi, i due artisti hanno trascinato il pubblico e gli addetti ai lavori accorsi ai loro concerti di resident artist, proponendo un repertorio per la gran parte originale ispirato al blues del delta. Dopo l’anteprima italiana al Festival Jazz di Terni hanno di recente pubblicato il cd HOPE (Echo 015), consigliato ai cultori del genere. Sempre coinvolgente la esibizione dei Funk Off la marching band guidata da Dario Cecchini che con le sue street parade per il centro di Perugia, dal lontano 2003 è uno degli ospiti fissi del festival. Quest’anno ha presentato un dvd FUNK OFF THE STORY LIVE AT UMBRIA JAZZ 13, allegato a Musica Jazz. Come non dimenticare la riuscita serata dedicata ai grandi vocalist del jazz che ha visto protagonisti all’Arena i Take 6, il grande Al Jarreau, supportato da una ottima band nella quale spicca il bravissimo tastierista Larry Williams e, a chiudere, l’esibizione del nostro Mario Biondi. Insomma tanta, tantissima musica di ogni genere, dalla New Orleans Night con i Galactic e Dr. John a riproporre in maniera poco convincente Louis Amstrong, alla piano Night con Hiromi e l’eccellente Volcan (Rubacalba, Gola, El Negro Hernandez, Hidalgo), la Ladies Night (Natalie Cole, Fiorella Mannonia), la Hip Hop & Soul Night con i bravissimi The Roots, la Funk & Fun Night con Ray Gelato e Enzo Avitabile con i Bottari e Scorribanda (molto bravi), la Techno-Logical Music Festival, la Funk & Fun Night, il tutto a dimostrare quanto la musica sia varia e bella e come sia giusto presentarla contaminando un festival dedicato al jazz da sempre musica aperta a mescolarsi con generi e culture diverse. Prossimo appuntamento ad Umbria Jazz Winter dal 27 dicembre 2014 al 1 gennaio 2015. La nuova edizione di Umbria Jazz andrà invece in scena dal 10 al 19 luglio 2015.