Il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, con un intervento al Salone del Libro di Torino 2014, in questi termini torna a parlare della Riforma degli Studi musicali e di Educazione musicale: “Verso la musica abbiamo un debito culturale e didattico col passato e un credito con il futuro. Negli anni c’è stato un declinante interesse verso il settore musicale a cui occorre porre rimedio per arrivare a una diffusione della cultura musicale di cui si è un po’ perso il filo rosso della storia”. E ancora: “è imbarazzante che i ragazzi italiani escano dalla scuola ignorando quasi sempre l’orizzonte storico-culturale della musica che, come la lettura, è una competenza che va valorizzata”.
Parole che annunciano importanti propositi ma che però, per la verità, da tempo siamo abituati ad ascoltare, soprattutto dopo ogni “cambio di guardia” o in prossimità di elezioni. Spero dunque sia arrivato il momento di vedere che a tali belle parole sull’importanza della Musica e sulla necessità di diffondere Cultura musicale seguano presto, fatti concreti.
Ed è ancora più importante che si guardi all’Educazione Musicale seguendo un’ottica radicalmente nuova; quella indicata dalle due fondamentali norme che riguardano la Riforma degli Studi musicali (L.124/99 e L. 508/99).
Perché purtroppo sia i citati generici proclami attraverso cui il nuovo Ministro dell’Istruzione Giannini è sembrata mostrare una sincera sensibilità verso il problema della mancanza dell’Educazione Musicale nella scuola italiana, sia le ripetute richieste che provengono con sempre maggiore frequenza dal devastato mondo dei Conservatori, risulteranno essere, ancora una volta, sterili chiacchiere; in quanto rivolte, più che altro, ad una miope tutela delle istituzioni da cui provengano, invece di mirare a diffondere Cultura Musicale tra i nostri ragazzi; è infatti assolutamente inutile, anzi controproducente, sperare di costruire una valida Riforma degli Studi Musicali occupandosi sostanzialmente solo dell’ “Attico” del suo nuovo edificio.
In verità non si può non considerare come, in questi ultimi 15 anni, i Docenti dei Conservatori siano stati ingannati da una Politica che ha continuamente tradito e disatteso gli scopi fondamentali (…la “ratio”) della legge 508/99 di Riforma dei Conservatori; una norma animata da uno spirito riformatore di portata epocale, veramente rivoluzionario, in virtù del quale si supera finalmente, anche nel nostro paese, quella “ghettizzazione” che per troppo tempo ha relegato gli Studi Musicali, per un verso nell’ambito elitario ed esclusivamente “professionalizzante” dei Conservatori (destinati solo a chi avesse già scelto di provare a divenire Musicista) o altrimenti in generici contesti “laboratoriali” (di imbarazzante elementare livello), perseguendo esclusivamente quegli scopi pseudo ricreativi e socializzanti che, come un po’ tutti gli italiani per esperienza sanno, in realtà troppo spesso hanno allontanato dalla Musica (mortificando e svilendo radicalmente la sua vera funzione educativa).
La Musica, Cenerentola delle Discipline e dei Saperi (entrata solo nel 1979 in tutte le scuole Medie, e in modo generico e superficiale), in virtù dell’istituzione dei Corsi di Strumento musicale entra nella scuola Media (anche se solo in una ridottissima percentuale di istituti e come materia facoltativa, riservata ai ragazzi di una sola sezione) e viene riconosciuta come Disciplina che contribuisce, “inter pares” con tutte le altre discipline, alla globale formazione di ogni ragazzo in età evolutiva; decenni di durissime battaglie e una trentennale Sperimentazione sfociano infatti in una piccola-grande “vittoria”: la riconduzione ad Ordinamento dell’Indirizzo Musicale, con la conseguente istituzione della specifica classe di concorso di Strumento per i Corsi ad Indirizzo Musicale relativi alla formazione di Base (rispettivamente in virtù della citata L. 124/99 e del D. M. 201/99).
Naturalmente, contemporaneamente alla diffusione dei suddetti Corsi ad IM nella scuola secondaria, avrebbero dovuto progressivamente essere tolti dai Conservatori (riformati in questo stesso anno proprio per divenire Istituti esclusivamente “universitari” -…di tale livello, infatti, già lo erano per disposizione Costituzionale-) i Corsi Inferiori e Medi del precedente ordinamento.
Questa era, …ed è !, dunque la meravigliosa “ratio” della legge di Riforma dei Conservatori; una Riforma che non può assolutamente esser compresa senza aver presente questo generale organico quadro delle fondamentali norme e delle profonde motivazioni che hanno ispirato la globale Riforma degli Studi Musicali nel nostro paese; una “razio” che però, fin dalla sua promulgazione, si riuscì a snaturare e “limitare”, demandando a successive norme di riordino, invece di contemplarla subito al suo interno (come in un primo tempo si era giustamente riuscito a fare!), l’istituzione dei Licei ad Indirizzo Musicale; indispensabile anello di congiunzione di un organico e consequenziale “giusto” percorso di Studi che, iniziato nella scuola Media, possa proseguire nei Licei per poi eventualmente completarsi nei Conservatori (“Università” degli Studi musicali).
Ed è stata proprio una tale Politica, sorda ed indifferente (per non dire: in netto contrasto!) con quanto disposto dalle citate leggi di Riforma, che in questi lunghi 15 anni ha continuato ad illudere e confondere il mondo dei Conservatori; trattati solo formalmente come nuovi istituti di rango “universitario” più elevato, ma in realtà abbandonati nella più caotica anarchia (come sempre spacciata per autonomia) causata da una normativa lacunosa, superficiale e sterile. Una Politica che però, come spesso in tali casi accade, s’era subito preoccupata di “ingraziarsi” il favore dei docenti, elargendo loro apparenti “privilegi” a volte assolutamente ingiustificati (“dividi et impera”!). Infatti, mentre i diritti e la dignità professionale e personale di tutti gli altri Musicisti veniva completamente mortificata e volgarmente calpestata (basti pensare alla legge – cancellata solo recentemente… dopo oltre 10 anni di dure battaglie – che nel 2002 aveva improvvisamente decretato lo svilimento del massimo titolo Accademico di ogni Musicista italiano, equiparandolo al nuovo “minimo” – Diploma di I livello-) i Docenti dei Conservatori venivano promossi al rango di prof. universitari …”Ordinari di Cattedra”! (naturalmente …“a chiacchiere”! …senza alcun sostanziale riconoscimento economico e professionale).
È non è certo il caso di entrare qui nel merito di come tale “promozione” sia stata immediatamente, …ope legis, elargita indistintamente a tutti i Docenti; senza neppure una minima verifica che, valutando e considerando le diverse carature artistiche-professionali presenti in tale corpo docente, fosse mirata a selezionare i migliori; con una superficialità decisamente troppo “buona”, non tanto perché i suddetti insegnanti (naturalmente anche di altissima qualità) non sono stati sempre scelti in virtù di selezioni svolte seguendo limpidi criteri “meritocratici”, ma soprattutto se si considera che nei “vecchi” Conservatori i Corsi di Studio di ogni Disciplina partivano dal livello Elementare per proseguire (passando attraverso lunghi, complessi ed articolati Corsi Inferiori e Medi) fino ai Corsi Superiori (“universitari”).
Avrebbe dovuto essere specifico compito della Politica eventualmente individuare e “spostare” nei Corsi ad Indirizzo Musicale diffusi ed istituiti nella scuola Secondaria, quei Docenti che fossero risultati meno idonei per insegnare nei Corsi Superiori dei riformati Conservatori (cosa che logicamente avrebbe anche contribuito ad elevare veramente il livello “universitario” di tali istituti).
Il tutto naturalmente procedendo con la massima cautela e nel pieno rispetto dei diritti eventualmente acquisiti da chi, comunque, era docente di un istituto sostanzialmente anche “universitario”.
Invece: assolutamente nulla di questo è stato fatto.
In tale contraddittorio ed illusorio contesto è evidente come non fosse logico aspettarsi che spontaneamente alcuni “abitanti di luminosi Attici” scegliessero di abbandonarli per “scendere nei piani Inferiori” (anche perché questi ancora non sono stati costruiti). Nessuno pretendeva tanto!
Ma potevano e dovevano essere evitati esempi di miope e forse meschino egoismo; non si doveva infatti permettere che nei Conservatori fossero accettati come nuovi alunni moltissimi “vecchi” alunni già Diplomati; persone ormai adulte che, pur avendo da tempo compiuto il loro dovere di Studenti, portando a termine il proprio complesso ed articolato percorso di Studi, si sono visti costretti a dover tornare a studiare (…spinti dalla speranza in un lavoro) per aggiornare il loro “vecchio” svalutato Diploma; ritrovandosi ad essere nuovamente alunni di chi potrebbe esser loro collega (…e a volte non solo per ragioni anagrafiche) e divenendo compagni di Studi dei loro giovani e “freschi” alunni.
E non si dovevano neppure accettare, senza provare almeno a ribellarsi con la necessaria forza, i Corsi Pre-accademici (assurdi e sostanzialmente ormai “illegali”); una ridicola realtà, finalizzata esclusivamente a garantire il riempimento dei Corsi Superiori “universitari”, frutto dell’anacronistica e fallimentare visione della Cultura Musicale e degli Studi Musicali che sembra non accorgersi di come i Conservatori siano ormai santuari in abbandono. Purtroppo basta ascoltare la maggioranza dei ragazzi che li frequentano per aver piena consapevolezza, nel confronto con il passato, di come il livello “universitario” si stia abbassando vertiginosamente: ed il fatto che, per fortuna, si riesca a curare la formazione di alcune brillanti meravigliose eccellenze, non cambia la sostanza del discorso: i Conservatori rappresentano sempre di più delle “Cattedrali” completamente isolate in aridi deserti, in cui la semplice coscienza di cosa sia la Musica colta sta completamente sparendo.
Sarebbe devastante per la Musica e per la Riforma degli Studi musicali continuare, in modo miope ed egoista, per questa strada: bisogna cambiare!
In primis, è indispensabile trasformare veramente i Conservatori in istituti esclusivamente “universitari”, e dunque, cancellare i Corsi Pre-accademici (ma in quale Università sono presenti Corsi in cui si insegni a bambini e ragazzi di 11/18 anni della scuola secondaria? ); questa, ripeto, era infatti la rivoluzionaria e fondamentale novità che dava senso a questa Legge, perché di livello “universitario” i Conservatori già lo erano, per disposizione Costituzionale!
Contemporaneamente è necessario diffondere i Corsi per la formazione di Base (che era affidata ai Corsi Inferiori e Medi nel vecchio Ordinamento dei Conservatori) nella scuola Secondaria; istituendo in modo serio e, in giusta minima percentuale, obbligatorio i Corsi ad Indirizzo Musicale; Corsi che, ricordo ancora, sono stati infatti appositamente istituiti con la L. 124/99 e che sono presenti nella scuola secondaria di I grado, anche se ancora in modo poco uniforme (disciplinati dallo specifico Decreto legge 201/99).
Solo dopo aver costruito tali “fondamenta” della Riforma degli Studi Musicali ci si dovrà e potrà dedicare ai Corsi Superiori presenti nei Conservatori (…l’ “Attico”), elevandone la qualità ed il livello “universitario”.
Naturalmente per far questo bisogna finalmente smetterla di pensare che nell’attuale società la Musica possa sopravvivere continuando ad essere considerata una disciplina riservata solo a chi studi per divenire Musicista di professione; perseverare in tale anacronistico approccio porterà alla completa cancellazione, persino, della memoria di cosa sia la Musica colta e, dunque, del valore della Musica come Linguaggio artistico. E osservando quale sia il livello di degrado in cui è precipitata la Cultura Musicale italiana non si può non percepire come tale triste orizzonte sia vicinissimo (dove non sia già da tempo presente); un degrado causato soprattutto dalla sempre più diffusa ignoranza di cosa sia la Musica e, dunque, dall’impossibilità di sentire il bisogno di godere e condividere la sua Bellezza; una troppo diffusa ignoranza che è anche la prima causa della terribile crisi del Mercato legato al consumo di Musica (…“Colta” o “Leggera” che sia…non fa alcuna differenza!) e delle poche superstiti Istituzioni musicali del nostro paese; all’interno delle quali spesso, quei pochi musicisti che ancora riescono a lavorare con la loro amatissima professione, sopravvivono sopportando condizioni al limite della “sfruttamento” (è cronaca di questi giorni il desolante, misterioso e contradditorio, caso dello smantellamento dell’Orchestra di Roma… che vede decine di musicisti mobilitati per provare a “salvare” il proprio posto di lavoro).
Ecco, nel caso la Politica desse, una volta tanto, giusto seguito alle promesse fatte, si può solo sperare che il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione Giannini, o chi per lui, si ispiri alla rivoluzionaria ottica indicata dalle citate leggi relative alla Riforma degli Studi Musicali (L. 124/99 e L. 508/99) e permetta così una rinascita della Cultura Musicale nel nostro paese. Rinascita che non può non fondarsi sulla diffusione degli Studi Musicali, relativi alla formazione di base, in tutta la società, in virtù della loro istituzione nella scuola secondaria; istituzione che dovrà essere in giusta percentuale obbligatoria, perché… perseverare nel considerare la Musica un “Sapere” a cui si può accedere in modo “facoltativo” significa condannarla con una sentenza che ne scredita irrimediabilmente il valore. Tutti noi, da sempre, osservando la vita dei nostri ragazzi ci rendiamo perfettamente conto di come questo sia vero; è arrivato il momento che anche la Politica si renda conto di come, nell’attuale società, un’altra strada che garantisca un futuro alla Musica non c’è, e non ci potrà mai più essere.