In nessuna Università italiana potrebbero venire istituiti lunghi e articolati corsi di studio pre-accademici (della durata di 7 anni) finalizzati alla preparazione per l’accesso alle diverse facoltà universitarie, semplicemente perché detti corsi già esistono: sono quelli obbligatori della scuola pubblica primaria e secondaria (“Elementare”, “Media” e “Superiore”).
Ma nei Conservatori Italiani, le “università” (?) della Musica, tali Corsi pre-accademici sono stati invece recentemente istituiti.
Questi non sono altro che un surrogato dei Corsi “Inferiori” e “Medi” dell’ordinamento previgente la l. 508/99 di riforma dei Conservatori.
In sostanza i Conservatori, per garantirsi le indispensabili iscrizioni ai loro corsi “universitari” (conformatisi a un inconsistente e formale “3+2”) e tutelare così posti di lavoro, invece di lottare per difendere il loro livello esclusivamente universitario (l’auspicata fondamentale novità scaturita e disposta dalla legge di Riforma) hanno nuovamente inserito all’interno dei loro istituti corsi di livello elementare, inferiore e medio.
A causa di questo non c’è alcuna novità relativa all’equiparazione dei Conservatori con le Università; perchè questi continuano ad essere l’unico luogo in Italia dove una estrema minoranza di ragazzi possa studiare Musica, compiendo un completo percorso di Studi che, partendo dai primi elementi del sapere musicale, prosegue poi per dodici anni, fino ad arrivare al Diploma di 2° livello (esattamente come prima della riforma).
Con l’istituzione dei Corsi pre-accademici si sferra un terribile “colpo di grazia” alla Riforma degli Studi musicali; e si dimostra come e quanto sia stata soltanto formale, oltre che per molti aspetti disastrosa, l’attuazione della Riforma degli Studi musicali compiuta in questi ultimi undici anni dai nostri politici.
Infatti tali Corsi, detti appunto “di base”, dovevano essere inseriti e diffusi nella scuola secondaria, consolidando i Corsi ad Indirizzo Musicale nella “Medie” e istituendoli anche nei Licei: è una follia assoluta averli invece rimessi nuovamente nei Conservatori, un qualcosa che non ha alcun ragionevole senso e che contrasta completamente con la “ratio” della citata legge 508/99 di Riforma dei Conservatori.
Infatti lo scopo fondamentale di tale norma riformatrice, il fine cui questa norma tendeva, era trasformare i Conservatori in Istituti di livello esclusivamente universitario; sottolineo l’“esclusivamente” in quanto di livello universitario già lo erano per disposizione costituzionale; purtroppo la legge di Riforma viene spacciata per quella che eleva i Conservatori al livello universitario (ma non è assolutamente così).
La prima cosa da fare per dare un giusta attuazione a tale importantissima e rivoluzionaria legge riformatrice sarebbe dovuta essere quella di togliere i Corsi “Inferiori” e “Medi” dai Conservatori e spostarli subito nella scuola secondaria; diffondendoli su tutto il territorio nazionale, per dare a tantissimi ragazzi la possibilità di crescere e sviluppare le proprie potenzialità anche attraverso lo studio di uno strumento musicale.
Sostanzialmente, se si fosse fatto anche solo questo, la Riforma degli Studi musicali sarebbe stata validissima e veramente rivoluzionaria per il nostro paese: avrebbe veramente riformato il modo di studiare la Musica e la considerazione di questa disciplina nella cultura e nella società italiana.
Sarebbe infatti arrivato il meraviglioso momento in cui anche i nostri ragazzi avrebbero potuto studiare il “loro” strumento musicale, armonizzandolo con lo studio quotidiano di tutte le altre discipline della scuola dell’obbligo, senza per questo mirare ad essere poi dei musicisti professionisti; anche questa disciplina veniva finalmente riconosciuta come un “sapere” importante da condividere con i compagni di scuola, e considerata “ inter pares” con tutte le altre discipline.
Come non si studia la matematica per fare poi i matematici, ne l’italiano per fare i letterati, così sarebbe stato per uno Strumento musicale: disciplina da studiare “obbligatoriamente” anch’essa, non per fare poi i Musicisti, ma “solo” in quanto altamente educativa per tutti i giovani; in grado di contribuire a sviluppare le potenzialità dei ragazzi in età evolutiva, per divenire persone più “ricche” e cittadini migliori.
Questa era dunque la meravigliosa “ratio” della legge.
Questa importante legge di Riforma non è stata dunque assolutamente attuata. I predetti Corsi pre-accademici prendendo il posto e sostituendosi a quelli che avrebbero dovuto essere i Corsi ad Indirizzo Musicale nella scuola Media e nei Licei, li hanno resi di fatto, superflui; i Conservatori continuano a essere un piccolo “mondo autonomo”, chiuso ed estraneo al resto della società; un “mondo” talmente chiuso ed autonomo che si cresce e si garantisce il necessario numero dei propri futuri allievi “allevandoli” nel suo stesso istituto (sarebbe come se una facoltà di Matematica avesse al suo interno l’unico Liceo Scientifico esistente in una intera grande città).
Oggi come ieri i ragazzi che vogliano studiare il proprio strumento musicale dopo la scuola media (non ne restano molti…) possono farlo solo entrando nei “nuovi” corsi pre-accademici; esattamente come prima della “Riforma” sono dunque ancora obbligati a seguire un doppio percorso scolastico: quello “normale”, che porterà fino all’università (quella “vera” in cui non esistono corsi pre-accademici, lunghi 7 anni) e quello per i “Musicisti” (che resta “altra cosa” da quello della vera “università”, e che infatti può essere compiuto contemporaneamente ad esso).
Con il “nuovo” Ordinamento dunque, per milioni di ragazzi italiani nulla è migliorato da quanto accadeva prima della Legge 508/99: restano totalmente esclusi dall’accesso alla cultura musicale.
Ma anche per quei pochissimi appassionati che riescono a frequentare il Corsi ad IM nella scuola media e che poi affrontano il doppio percorso scolastico, la situazione non è assolutamente migliorata; perché i Conservatori, abbandonati a loro stessi, in un incontrollato germogliare di improbabili “corsi e corsetti” e di “improvvisate norme”, hanno perso molto della serietà e della qualità che certamente era garantita dal vecchio ordinamento, senza acquisire nulla di buono in cambio.
Volendo dunque fare un quadro riassuntivo di cosa in realtà questa disastrosa Riforma degli Studi musicali ha prodotto nel nostro paese, troviamo che, oltre ai nostri ragazzi, anche tutti i musicisti italiani sono stati enormemente danneggiati.
In primis perché tutti i musicisti italiani sono stati decretati “ignoranti”.
Il loro glorioso Diploma di Conservatorio (il massimo titolo esistente per ogni musicista) è stato infatti scandalosamente svilito a causa della sua equiparazione al Diploma di 1° livello (disposta in gran fretta, e senza alcuna discussione parlamentare, con un “urgente” decreto legge).
Naturalmente tutti gli altri laureati italiani si sono visti equiparare la loro laurea alle nuove lauree; e questo fa capire bene quale sia la reale considerazione che i nostri politici hanno della cultura musicale e dei musicisti; sono certo che nessun politico abbia mai pensato di poter svilire in tal modo la propria laurea relativa al vecchio ordinamento universitario (anche perché avrebbe svilito il proprio titolo…).
Certamente se al governo ci fosse anche una sparuta minoranza di musicisti un tale attacco, che lede irrimediabilmente la dignità, la professionalità e la storia di centinaia di migliaia di persone, non sarebbe mai stato sferrato.
Ma come è stato possibile che i musicisti italiani (e perfino personalità importanti come Ricardo Muti, Claudio Abbado, Uto Ughi, Maurizio Pollini e tantissimi altri “grandi”) non si siano rivoltati con la necessaria forza e tenacia davanti a tale “furto”? Questo resta per me un amaro mistero.
A causa di questo scandaloso “furto” molti “vecchi” musicisti si sono “piegati” a tornare a “studiare” (si fa per dire…) per riappropriarsi del valore assoluto del proprio Diploma, con la speranza di poter poi trovare più facilmente lavoro, scavalcando i colleghi musicisti “ignoranti” (il famoso motto “dividi et impera” è sempre molto apprezzato da chi governa);
Una speranza però certamente vana, in quanto solo una diffusa richiesta di cultura musicale può creare posti di lavoro ai musicisti, non certo un “Diploma” solo formalmente e indegnamente superiore ad un’altro.
Richiesta di cultura musicale che una giusta Riforma avrebbe certamente alimentato in misura abnorme (e a vantaggio di tutti) e che invece questi “nuovi” corsi pre-accademici renderanno, per i motivi su esposti, ancora più inconsistente nel nostro paese.
Un paese in cui il “Sapere” musicale resta un bene destinato a pochissimi ragazzi e quindi a pochissimi uomini… esattamente come, se non peggio, di quanto avvenisse prima della Riforma dei Conservatori.
Poco importa se tutti i giovani che usciranno da queste Cattedrali nel deserto si troveranno logicamente senza alcuna possibilità di lavoro; perché è chiarissimo che non ci sarà nessuno pronto a recepire ed apprezzare quanto di bello e di importante essi avrebbero da offrire con la loro professione.
I corsi pre-accademici garantiscono il “rifornimento” sufficiente di allievi per riempire le classi dei Conservatori: questo è quello che interessa, e che basta a tenere in piedi “la baracca”.
Ben fatto! Dirà forse una minoranza (spero) meschina e miope di docenti di Conservatorio, che grazie ai Corsi pre-accademici ha sicuramente tutelato il proprio “importante” posto di lavoro (con la Riforma tutti i docenti di conservatorio sono “ope legis” stati “promossi” a prof. Ordinari…).
Ma non si può evitare di considerare e sottolineare come, ancora una volta, siano stati furbi i nostri politici nel far finta di concedere “tanto” a pochissimi (i docenti dei Conservatori) e creare un potere “forte” in grado di annullare i giusti interessi di milioni di ragazzi e di tutti gli altri musicisti italiani.
Forse è ora possibile capire i motivi per cui i licei ad Indirizzo Musicale in realtà non siano mai stati istituiti e perchè le scuole Medie a Indirizzo Musicale restino una realtà assolutamente marginale e precaria nel quadro complessivo dell’istruzione secondaria del paese (dopo 12 anni dalla loro istituzione i corsi a indirizzo musicale sono ancora completamente facoltativi).
Certamente traspare ormai quale sia stata la reale linea politica seguita in questi ultimi undici anni dal governo di questo paese: non si è voluto dare giusta e doverosa applicazione a una fantastica legge di Riforma che avrebbe diffuso la cultura musicale tra tantissimi giovani (e quindi in tutta la società) e conseguentemente arricchito la dignità e la professionalità di tutti Musicisti italiani.
Mai come in questi anni la politica è stata tanto ostile e aggressiva contro la cultura musicale e contro i musicisti che ne sono l’attuale viva e superstite residua espressione.
Una marea di inutili formali “chiacchere e cavilli” culminata nella farsesca falsa istituzione dei licei musicali! Milioni di ragazzi usciti dalle scuole medie li stanno ancora, inutilmente, cercando.
(Pietro Blumetti – Referente Codim)