I genovesi sono tipi di poche parole, determinati, tenaci, tosti, probabilmente anche per le loro origini marinare. Paolo Siani, genovese, tipo determinato e tenace lo è. Venerdì sera al Teatro Verdi, a Genova, è riuscito nell’impossibile, riunire sul palco l’intero line-up de la “Nuova Idea”, uno dei più grandi gruppi rock progressive italiani del quale è stato uno dei fondatori. Tutto ciò è avvenuto a ben trentasette anni dallo scioglimento della storica formazione (1974), inghiottita dall’austerity, dalle domeniche senza macchine.
All’epoca quando si andava in discoteca (il sabato e la domenica) era infatti prevista un’ora di concerto per i gruppi rock che presentavano loro repertorio (i più bravi) o brani originali e qualche cover; la possibilità di esibirsi con una certa frequenza, di essere pagati (eh sì, oggi le giovani band non vengono pagate e a volte pagano per esibirsi!), consentì la nascita di tanti validissimi gruppi che diedero prova del loro talento incidendo album molto interessanti. Ricordiamo fra i tanti i Trip, Il Balletto di Bronzo, gli Osanna, i Circus 2000, i Free Love, i Fholks, Il Rovescio della Medaglia, Il Cervello, Il Volo.
La storia della Nuova Idea si interruppe anche perché, nell’autunno del 1974, arrivò la chiamata di Fabrizio De André che volle a suo fianco per il suo primo tour il tastierista Giorgio Usai e il chitarrista Ricky Belloni.
La Reunion di Genova nasce da “Castles, Wings, Stories & Dreams” (Black Widow,Bwrcd131-2), un progetto che Paolo Siani, batterista del gruppo, ha di recente pubblicato su cd e vinile, a nome appunto Paolo Siani & Friends, feat. “Nuova Idea”.
Nonostante gli anni di silenzio, la ricomparsa dello storico nome fa rapidamente il giro fra gli appassionati del genere. Leggendo le note e sfogliando l’elegante confezione del cd ecco le foto di Ricky Belloni e Giorgio Usai, accanto a quelle di Roberto Tiranti, Mauro Pagani della PFM, il grande Joe Vescovi dei Trip e tanti altri musicisti di quell’area.
L’album è una chicca per gli appassionati del genere e contiene una grande sorpresa: fra i crediti appare il nome del leggendario chitarrista Marco Zoccheddu, all’epoca considerato il John McLaughlin italiano. Zoccheddu nel cd ricopre un ruolo importante nella gran parte dei brani esibendosi sia alla chitarra sia al piano.
Il ritorno di Paolo Siani e Nuova Idea conferma la nuova primavera che il progressive sta vivendo nel nostro paese grazie a un autentico esercito di appassionati cultori. Concerti, ristampe, rassegne che richiamano fan da ogni parte del mondo; è il giusto riconoscimento a tanti eccellenti musicisti che negli anni Settanta calcarono la scena rock italiana regalando grande musica a non finire. Questo movimento che ha avuto come progenitori i New Trolls, è stato soffocato dai tre gruppi più famosi: Le Orme, il Banco e soprattutto la Pfm (a mio avviso il più sopravvalutato gruppo della musica rock italiana). Scesi in campo coadiuvati da major, produttori agguerritissimi, in breve tempo queste band hanno fatto il vuoto lasciando sul campo di battaglia una miriade di formazioni.
È il 1970 quando dalle ceneri dei J.Plep (già Plep) nasce “Nuova Idea” formata da Marco Zoccheddu e Claudio Ghiglino alla chitarra, Giorgio Usai alle tastiere, Enrico Casagni al basso e Paolo Siani alla batteria.
La band inizia a esibirsi nei principali locali italiani e nel 1970 partecipa a “Un disco per l’estate” con il brano Pitea, un uomo contro l’infinito.
Gli appassionati incominciano a seguirli con attenzione anche per merito delle coinvolgenti esibizioni live. I due elementi catalizzatori sono l’organista Giorgio Usai, all’epoca emulo di Jimmy Smith e il chitarrista Marco Zoccheddu, scatenato front man della band.
Il loro è un rock che riprende la lezione dei New Trolls, con uno sguardo alla tradizione rock, grandi voci, falsetti, impasti vocali, coraggiose incursioni nel jazz, quasi inaspettate per una band dell’epoca. La loro bravura non passa inosservata quando nel 1971 Nuova Idea, a Viareggio, partecipa I° Festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze con la suite “Come, Come, Come”. Sono loro, con i Trip, i vincitori morali del Festival che premia fra un mare di polemiche la PFM e Mia Martini.
Si parla di giuria addomesticata, lo scandalo si allarga e la rassegna in un paio di anni perde di credibilità. Sembra un buon momento, ma la pubblicazione di “In the Beginning” (Ariston AR/LP 12061), avvenuta a insaputa della band suscita molti malumori (proprio la suite “Come, Come, Come” brano cardine del disco è un semplice provino registrato in fretta e furia in uno studio di Genova).
Emergono delle tensioni all’interno del gruppo fino a determinare l’abbandono di Marco Zoccheddu che fonderà gli Osage Tribe (Bob Callero al basso e Nunzio Favia, detto “Cucciolo” alla batteria). Il trio dopo un memorabile concerto al Piper di Roma pubblica “Arrow Head” (Bla Bla, BBL 10052) prodotto da Franco Battiato.
Dopo qualche mese Zoccheddu viene sostituito da Red Canzian e fonda la sua ultima band Duello Madre, gruppo prodotto da Gian Piero Reverberi con il quale incide l’omonimo album per la Produttori Associati (PA/LP 47).
Inizia per Marco un periodo fatto di lunghe assenze, l’ultimo atto ufficiale è rappresentato dalla partecipazione all’album “Rimini” di Fabrizio De André che per le parti di chitarra richiede espressamente la sua presenza. Da qui un lungo silenzio.
A sostituirlo nella Nuova Idea viene chiamato Antonello Gabelli con il quale la band pubblica, nel giugno del 1972, il secondo album “Mr. E. Jones” (Ariston AR/LP 12075), concept incentrato sul racconto della vita di un impiegato. Interamente composto da Claudio Ghiglino ed Enrico Casagni e sempre prodotto da Gian Franco Reverberi, “Mr. E. Jones”, testimonia la costante crescita della band che sembra reagire alla perdita di Zoccheddu.
I suoni sono maggiormente curati, Usai con le sue tastiere (mellotron e moog incluso) sembra in grado di compensare, anche dal vivo, la perdita di Zoccheddu. Nonostante il buon sostegno promozionale, la successiva partecipazione a Roma al II Festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze, i riscontri di vendita non ripagano l’attesa dei discografici. Il nucleo originario serra le fila decidendo di privilegiare l’anima progressive e rock della Nuova Idea.
Viene ingaggiato il milanese Arturo (Ricky) Belloni. La scelta si rivela vincente. Belloni, fior di chitarrista, fra i più bravi in Italia, caratterizza con la sua voce alla Roger Chapman (Family) le parti vocali di “Clowns” (Ariston AR/LP 12100) uscito a maggio del 1973.
È l’album della definitiva consacrazione artistica, richiami al rock inglese, prestazioni strumentali di altissimo livello, cura nei suoni, sembrerebbe il preludio di una lunga e appassionante avventura musicale che purtroppo sta per interrompersi.
Siani abbandona sostituito da Flaviano Cuffari, eccellente session man milanese. Ancora pochi mesi e la Nuova Idea chiuderà definitivamente i battenti, lasciando con l’amaro in bocca i tantissimi fan.
Il loro lavoro non andrà perduto e, seppure indirettamente, riceverà numerose consensi. Dopo circa cento concerti con Fabrizio De André, negli anni a seguire Ricky Belloni e Giorgio Usai entreranno a far parte dei New Trolls, con i quali condivideranno i loro maggiori successi. La major Sony/BMG decide di pubblicare in cd “In The Beginnig” e “Clowns” (2011), editi con l’originale cartonato dell’album.
La serata al Verdi si presentava complicata, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello musicale, ma Paolo Siani ha fatto le cose per bene. Buona produzione, band compatta, immagini di repertorio della Nuova idea alternate a filmati hanno contribuito a creare la giusta atmosfera.
Preceduti dai Sad Minstrel, alle 22,15 il sipario si apre con l’introduzione e gli electronics di Alessandro Siani. La band entra sul palco: Paolo Siani con il suo doppia cassa vintage Ludwig, al basso Giorgio Piazza (ex Pfm) doppiato da Franco Malgioglio, alle chitarre Pino Montalbano e Gigi Colombo,alle tastiere Giorgio Darmanin, alla voce Roberto Tiranti, Alessandro Graziano al violino elettrico, ai cori Ottavia Bruno e Alberto Buttarelli.
La ”potenza di fuoco” messa in campo è impressionante, clima King Crimson, High Tide, nei due brani di apertura Wizard Intro e Madre Africa tratti dal nuovo album. A brano iniziato entra in scena Marco Zoccheddu, è una grossa emozione vederlo di nuovo sul palco, la mano è calda, dal primo solo mostra di essere in gran serata.
La band va che è un piacere, i brani nuovi sono di gran impatto come The Game con Ricky Belloni alla chitarra. Grande voce quella di Roberto Tiranti, al quale sono demandate le parti soliste.
Qualche minuto di pausa con il palco lasciato ai lavoratori Fincantieri, in sciopero, ai quali i presenti esprimono solidarietà. Teatro gremito, numerosi musicisti, presente anche Irene Fornaciari e alcuni dei New Trolls.
Il concerto come l’album fa parte del progetto a favore del reparto pediatrico del Gaslini di Genova. Fioccano gli applausi all’apparire di Giorgio Usai, il mitico Asterix, è in gran forma la voce vola sicura come le sue mani sulla tastiera. È il momento del vecchio repertorio della Nuova Idea con La Mia scelta tratto dal primo LP, clima rock, le voci di Usai e Zoccheddu si fondono come ai vecchi tempi. Marco suona una parte dell’assolo all’unisono con la voce, così come faceva moltissimi anni prima.
È la volta di Mr.E.Jones, seguita da Clessidra tratta da Clowns. Clima progressive, richiami classici, Belloni suona il tema doppiato dalle tastiere di Usai, è forse il brano più complesso fra quelli in repertorio. Tutto fila liscio grazie anche al supporto della band diretta da Paolo Siani che in alcuni brani lascia la batteria a Flaviano Cuffari.
Con Sarà Così il teatro si infiamma, le chitarre di Belloni e Zoccheddu si inseguono in lungo a solo; vicinissimi, uno di fronte a l’altro, sembrano duellare quasi, è la prima volta che i due “incrociano” le loro chitarre. È il momento di Paolo Siani con un bell’a solo di batteria missato su una parte di Come Come Come.
Si va verso il finale con Illusione da Poco dall’album “Mr.E. Jones” introdotto da un filmato d’epoca dal programma televisivo Senza Rete quando la Nuova Idea si esibì dal vivo con l’orchestra Rai diretta da Pino Calvi.
Chiusura con Cluster Bombs e This open Show anch’essi tratti dal nuovo album “Castles, Wings, Stories & Dreams”. Gran finale con All You Need Is Love. Tutti i componenti de la Nuova Idea si ritrovano sul palco inclusi Claudio Ghiglino ed Enrico Casagni ai cori.
Trattandosi di una data zero l’inizio è più che promettente. Gran bella serata, poca nostalgia, gran voglia di suonare e fare musica e soprattutto molta professionalità. Il tutto ha poco a che vedere con certe sgangherate esibizioni di vecchi gruppi prog italiani e inglesi.
Si parla di altri concerti, diverse le richieste di riportare la band on the road nelle rassegne progressive. La ristampa dei vecchi album su cd ha infatti avuto buoni riscontri anche in paesi lontani come il Giappone; ci sono quindi tutti i presupposti per fare bene, scegliendo e centellinando le esibizioni come è giusto che sia.
La serata è stata registrata e, vista la qualità del concerto, è quasi certa la pubblicazione di un cd/dvd live.