Sanremo non ha solo leggende musicali da vantare. La storia di questo festival è fatta di tanti volti, alcuni più noti altri meno, che qui hanno raccontato anche l’Italia. Una di queste leggende non musicali è sicuramente il giornalista Mario Luzzato Fegiz, a Sanremo sin dagli anni sessanta (era qui la notte che Luigi Tenco si uccise, per dirne una) e che in modo brillante, iconoclasta, a volte fuori delle righe, ci ha tenuto compagnia per tanti anni raccontando di questo festival e della nostra Italia. Attivo più che mai, Fegiz adesso è anche autore e interprete teatrale con un suo spettacolo che sta portando in giro per l’Italia, dal titolo molto indicativo, “Io odio i talent show” (sarà in scena a febbraio e a marzo al Teatro Arca di Milano e poi ancora a aprile, maggio e giugno). Lo raggiungiamo al telefono ovviamente sempre sul posto di lavoro, mentre sta finendo la conferenza stampa che ha fatto il consultivo della terza serata. “Non me la sento di parlare male di questa edizione” ci dice “in una Italia che va a rotoli perché Sanremo non dovrebbe esserne toccato in qualche modo?”. E a proposito dell’andamento della gara musicale, è lapidario come solo lui sa essere: “La gente che vota da casa con il televoto non compra i dischi e non capisce nulla di musica. Ma anche questo è Sanremo”.
I dati auditel indicano che per la terza sera consecutiva l’audience televisiva è in calo, come mai secondo lei?
Diciamo invece che è stato miracoloso l’ascolto dello scorso anno. Penso che piuttosto che stupirci dei dati di quest’anno, dovremmo stupirci di quelli dello scorso anno, quella era una audience drogata come si dice in gergo, cioè troppo alta, troppo eccessiva. La domanda vera da farsi è: puoi catturare la gente per cinque ore per cinque serate? Io dico di no.
Ecco: forse la formula di cinque serate consecutive sta mostrando la corda, è davvero troppo?
In realtà Sanremo è espressione di come sta il paese, non è più una gara come era negli anni 60 avulsa dal contesto. In un paese che non va bene non vedo perché Sanremo debba andare bene. La formula che negli anni scorsi sembrava vincente delle due canzoni adesso mostra la corda. E poi io lo dico da sempre: puoi tenere i telespettatori attaccati alla televisione per tre giorni e per tre ore o per due giorni ma non puoi tenerli per cinque giorni per cinque ore. Io lo seguo per lavoro, ma anche io alla fine sono a pezzi. Uno che ha una vita normale con tutti i suoi impegni, non vedo come può farcela a resistere cinque ore davanti al televisore.
Dal punto di vista artistico, cosa ne pensa delle canzoni? Ce n’è qualcuna che ha preferito rispetto alle altre?
Ci sono molte canzoni che mi piacciono ad esempio quella che adesso è ultima in classifica, Pedala di Frankie Hi-Nrg, anche per i contenuti. Renga primo in classifica è meritatissimo, quello di Gualazzi è un pezzo piacevolmente ballabile anche se forse lui non ha una comunicazione molto forte. Mi piace molto anche Rubino, mi piace il testo anche se sembra scritto da Marzullo ma poi convince. Molto brava Antonella Ruggiero.
Dunque una classifica parziale giusta?
Mah questo non lo so, diciamo che la gente che usa il televoto è gente che non compra i dischi e non capisce nulla di musica. Diceva Churchill che la guerra è troppo seria per farla fare ai generali, io dico che la musica è troppo seria per far votare i telespettatori.
Fazio ha insistito molto perché Sanremo e il Club Tenco si unissero, cosa ne pensa? Idea forse troppo ambiziosa?
E’ una idea spiazzante ma va benissimo. Sanremo e Club Tenco si sono guardati malissimo per tanto tempo, ma io trovo questa una idea bellissima che naturalmente come tutte le idee innovative ha anche qualcosa che non va.
Abbiamo avuto ospiti davvero eccellenti quest’anno, forse non di massa ma di culto, avere prima Cat Stevens, poi Rufus Wainwright e anche Damien Rice è un livello artistico altissimo.
Ma sì, sono d’accordo, io non me la sento di condannare questo festival ma non per piaggeria ma perché in un paese che va a rotoli perché Sanremo non dovrebbe pagarne lo sconto. Le racconto un episodio: ieri sera abbiamo ascoltato questo straordinario gruppo a-cappella che è stato una sorpresa, gli israeliani Shai Fishman and the Cappella All Stars. Be’, la Rai non sapeva come fare perché non aveva 35 microfoni a disposizione, visto che loro erano in 35. Rendiamoci conto di queste cose, questa è la realtà.
E dei conduttori, Fazio e Littizzetto, che giudizio diamo?
C’è un po’ di stanca da parte loro indubbiamente, come si legge nell’Iliade, “la mente umana è capace di conservare l’equilibrio quando il vento soffia”, ma adesso stanno traballando. Lo dimostra la tempistica alla Pippo Baudo che hanno intrapreso: questo dimostra che anche per loro è tempo di passare la mano a qualcun altro.
(Paolo Vites)