Si è concluso con il verdetto di omicidio colposo il processo a carico del medico personale di Michael Jackson. Il dottor Murray è stato dunque ritenuto colpevole della morte della pop star e potrebbe essere condannato a quattro anni di detenzione e alla sospensione dal pubblico esercizio della sua attività medica, cosa che non sembrava del tutto scontata nonostante l’enorme pressione mediatica e quella dei fan che avevano già stabilito in qualche modo la sentenza finale. L’iniezione dunque del potentissimo sonnifero Propofol (si usa in sala operatoria per anestetizzare i pazienti) ci fu e fu responsabilità del medico, quel 29 giugno 2009 quando Michael Jackson morì. Nella sua difesa Murray aveva cercato di sostenere che il cantante si fosse iniettato da solo la sostanza approfittando della sua assenza momentanea. L’accusa ha invece sostenuto sempre che Murray è stato colpevole di grave negligenza per aver somministrato un farmaco così potente in ambiente domestico senza le dovute precauzioni, non ha saputo rendersi conto di cosa stava succedendo al suo paziente e ha chiamato in ritardo i soccorsi. Le reazioni: la difesa definisce deludente il verdetto e ha già detto che ricorrerà in appello. Il pubblico presente in aula e per la strada ha invece accolto il verdetto con grida festose. Murray è rimasto sempre impassibile. Per ottenere la sentenza la giuria ha impiegato nove ore, il processo in tutto è durato sei settimane. Murray, dopo la lettura della sentenza, è stato trasferito direttamente in carcere, in attesa di sapere a cosa sarà condannato. Sentenza che verrà pronunciata il prossimo 29 novembre. Il processo ha rivelato testimonianze e documenti molto forti, come le foto del cadavere di Michael Jackson all’obitorio, mostrate per sottolineare lo stato di salute fisica del cantante al momento della sua morte. Durante il processo è stato fatta ascoltare anche una registrazione della sua voce negli ultimi giorni di vita, da cui si deduce lo stato di prostramento fisico e mentale in cui era ridotta la star: Da tempo infatti Murray lo sedava con il potentissimo farmaco.
In aula è stato ascoltato anche un farmacista che ha detto di aver venduto il Propofol al medico di Michael Jackson. In aula erano presenti anche i genitori di Michael Jackson, ma non hanno rilasciato alcun commento sul verdetto.