Il 60° Festival della Canzone Italiana è iniziato all’insegna dell’”ecumenismo” messo in campo da Rai e Mediaset che sono ormai una sola rete. L’apertura della serata non è stata, infatti, della padrona di casa ufficiale, ma di Paolo Bonolis e Luca Laurenti che, va detto, sono stati bravissimi con le loro carambole lessicali che ci avevano fatto sperare in un ritmo incalzante. Poi tutto si è afflosciato, proprio come un soufflé venuto male, la citazione culinaria è d’obbligo dato il passato in “cucina” della Clerici.
Il palcoscenico dell’Ariston è veramente una brutta bestia e non bastano i lustrini per poterlo dominare. E non bastano neanche i beniamini degli stadi: in certi momenti i dialoghi tra la Clerici è Antonio Cassano hanno rasentato il surreale. E come era prevedibile, le matricole provenienti dai talent show, hanno scalzato vecchie glorie e i prodotti commerciali e troppo furbi, e insopportabilmente retorici, confezionati a tavolino (vedi il Trio del Principe).
Le pagelle del Festival di Sanremo 2010 – Prima Puntata:
Arisa: voto 6. La sua canzone non è accattivante come la precedente “Sincerità” così come il suo look sta diventando veramente esagerato; gli occhiali, poi, veramente brutti. Da personaggio rischia di diventare caricatura.
Malica Ayane: voto 8.Riconoscibile la sua voce con la quale sa giocare molto bene e il pezzo è ben costruito. Certo dovrebbe farsi consigliare meglio nella scelta degli abiti: quello indossato proprio non le donava. E gli stivaletti hanno dato un colpo mortale alle gambe.
Simone Cristicchi: voto 7. Certo era difficile bissare l’incanto e il pathos che ci ha regalato tre anni fa con “Ti regalerò una rosa”. Ma riesce sempre ad essere intelligente e divertente graffiando con garbo.
Toto Cutugno: voto 4. Sempre uguale a se stesso. E la voce non era al massimo.
Nino D’Angelo: voto 5. Il dialetto non è un valore assoluto. Meno male che a dargli una mano c’è Maria Nazionale. E poi anche lui, quanta retorica.
Irene Grandi: voto 6. La grande Irene ci ha proprio delusi. Forse le converrebbe ritrovare il numero di telefono di Vasco.
Fabrizio Moro: voto 5. Si presenta in scena sempre alla grande. Ma, sì, la sua non è (proprio) una (bella) canzone. Con quella faccia ci può dare di più.
Irene Fornaciari: voto 9.Buon sangue non mente. Un brano centrato il suo con il valore (assoluto) aggiunto dei Nomadi. Anche lei una voce non comune che sa usare.
Marco Mengoni: voto 9. Grande voce, grande tecnica e presenza scenica. Che si vuole di più? Interessante la scelta del bianco e nero a metà.
Noemi: voto 8. L’emozione un po’ l’ha tradita, ma poi è riuscita a darci il graffio della sua bellissima voce. Bello l’arrangiamento del brano e bello anche il vestito, tutto misurato con garbo.
Povia: voto 3. Non basta cavalcare l’onda delle polemiche, è un gioco scoperto ormai. Qualcuno dovrebbe dirgli che per cantare ci vuole la voce, almeno un po’.
Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici: voto 0. No comment.
Enrico Ruggeri: voto 6. Il leone non ha ruggito questa volta. Donne, farfalle, che noia!
Valerio Scanu: voto 5.Sarà anche giovanissimo, avrà anche vinto “Amici” a furor di popolo, ma di strada ne deve fare, e tanta. La canzone non è un po’ “vecchia”?
Sonohra: voto 8.Un bel pop-rock il loro, grintosi quanto basta. Scaleranno le classifiche, lo sappiamo.