Non dev’essere stato semplice, per Cristiano De André, essere il figlio di Fabrizio De André, cantautore geniale e unico nel suo genere. Ma nemmeno lo è stato essere il figlio di Enrica Rignon, da ciò che emerge dall’intervista rilasciata a Vanity Fair dal cantante genovese, che così definisce sua madre:”Una presenza costante e anche inquietante, per via del suo bisogno di prendere amore più che di darlo. Mi madre era una vittimista cronica. All’inizio per problemi al cuore: soffriva di pericardite. Poi, perché non riusciva ad accettare la fine del matrimonio. Era un senso di colpa vagante, una nuvola di disperazione. Tentò il suicidio due volte. Avevo 11, 12 anni quando successe”. Ma non c’è stato soltanto quest’episodio a segnare il rapporto tra Cristiano e la mamma. Enrica Rignon, infatti, si innamorò proprio del migliore amico di Cristiano:”Era più grande di me di una decina di anni. A un certo punto cominciai a trovarmelo sempre per casa. Finché, un giorno, mia madre disse: ‘Marco e io stiamo insieme’. Sono esploso. Proprio con il mio migliore amico doveva mettersi? Comunque, col tempo, ho perdonato”.
L’intervista concessa da Cristiano De André a Vanity Fair è l’occasione per conoscere il punto di vista di un cantante che, in qualità di erede del grande Fabrizio De André, non è mai riuscito a togliersi l’etichetta ingombrante di “figlio di”. Ma qual era il rapporto che legava Cristiano a papà Fabrizio? Tra i due i contrasti erano all’ordine del giorno:”Gli facevo scherzi che lo facevano incazzare. E non sopportava che a Risiko! vincessi sempre. Si imbestialiva, spaccava le bottiglie di birra, urlava: ‘Ti ammazzo’. È arrivato persino a rubare i carrarmatini. Mio padre non accettava di perdere, in generale”. A complicare i piani anche il fatto che l’autore de Il pescatore e La canzone di Marinella, avesse in mente un altro futuro per il proprio figlio:”Avrebbe voluto che studiassi veterinaria. Aveva aperto un’azienda agricola in Sardegna e gli serviva qualcuno che facesse partorire le vacche”. Ma furono questi contrasti a far decidere a Fabrizio De André di non vedere Cristiano durante la malattia che poi lo portò alla morte? Non secondo suo figlio:”Da genitore non voleva mostrarsi debole. Nelle canzoni scriveva della sua fragilità ma, nella vita, non accettava di farla vedere. Faceva parte di quella generazione che non riusciva a dire ti voglio bene. In faccia non me l’ha mai detto. Solo dopo ho scoperto che l’affetto che provava per me lo raccontava ai suoi amici”.