Quante canzoni servono per fare un grande album? Ne bastano una o due? O ne servono di più? Nell’ultimo lavoro della band americana dei The Pines, Above The Prairie, le canzoni meritevoli sono almeno cinque o sei e, se consideriamo che i pezzi totali sono solo dieci al netto dei due strumentali e di un reading del poeta e attivista John Trudell, il risultato complessivo è davvero apprezzabile.
Above the Praire potrebbe essere il disco della svolta sebbene il genere folk, rock, roots che presentano sia già parecchio affollato di proposte interessanti. I rimandi diretti sono ai Great Lake Swimmers su tutti, ma anche ai Trampled by Turtles e non solo per prossimità territoriale con la vicina Minneapolis. Il Midwest, la terra che li ospita e che li ha visti crescere, è la loro fonte primaria d’ispirazione. Gli Stati Uniti medio occidentali (questa è la terribile traduzione del termine) è una vasta area conosciuta oltre che per essere la “Casa” del Mississippi, anche perché è il “Cuore” d’America per il ruolo primario nel campo industriale e dell’agricoltura. Caratterizzato da ampi spazi e da paesaggi incantevoli, i cittadini sono noti per avere i “piedi ben piantatati” e per essere senza troppi fronzoli. In questo ambito, profondamente legati e ispirati dalla loro terra, i The Pines, senza voler fare spot ambientalisti, hanno sviluppato la loro proposta musicale.
Quello appena pubblicato è il quinto lavoro, in realtà già il precedente album Dark so Gold del 2012 era assolutamente meritevole di attenzione. Finora i The Pines sono stati nell’ombra, poco conosciuti sia in Europa che in patria. Del resto per ritagliare uno spazio nel mondo della musica bisogna avere, oltre che la giusta determinazione, una buona dose di fortuna e forse anche la disponibilità a scendere a compromessi. Per quanto da un punto di vista commerciale per fare grande la musica dei The Pines la strada sia ancora lunga, non si può certo dire che scarseggi il talento e l’originalità.
Ho avuto l’occasione di intervistare David Huckfelt che insieme a Benson Ramsey, con cui condivide la leadership nella scrittura, alla voce e alla chitarra, e al fratello Alex Ramsey da sempre costituiscono il trio portante dei The Pines.
Credi che Above the Praire possa essere il disco della svolta della vostra carriera? Avete notato qualcosa di differente nell’aria (richieste di booking, download ecc.)?
Preferisco non valutare il nostro cammino in termini di punti di svolta. Penso piuttosto che la nostra strada si dipani tra valli e montagne del mondo della musica e che questo nostro percorso sia piuttosto solitario. Above the Praire è l’istantanea, di un posto e di un tempo, di un insieme di canzoni che sono cresciute in uno stesso terreno. Spero solo che questo album sia uno dei tanti di una lunga serie…
Dall’Iowa vi siete spostati tutti in Minnesota. Vi siete trasferiti per seguire il “Music Dream” o per altre ragioni?
Siamo nati tutti in Iowa. L’Iowa e il Midwest in generale sono la nostra casa in tutti i sensi… ho vissuto ovunque nel Paese… Montana, Denver, Los Angeles, Chicago, ma Benson ed io in realtà ci siamo incontrati a Tucson mentre stavamo vivendo lì e siamo poi tornati insieme nel Midwest per fare il nostro primo album… Non saprei dirti se stavamo rincorrendo un sogno, ma sicuramente stavamo seguendo un filo e scrivendo la nostra storia…
Che peso hanno le terre del Midwest nella vostra musica? La Duluth di Bob Dylan non è lontana da Minneapolis… chi ha avuto un’influenza sulla vostra musica?
I paesaggi, le praterie, le pianure e le città del Midwest hanno un peso in ogni cosa che facciamo ed è quello che sentiamo di più caro… rappresenta il nostro pilastro, il punto focale, il mistero, un conforto e un posto da lasciare ma che poi abbiamo la necessità di ritrovare. Questa regione è per la nostra musica una fonte costante di ispirazione: Greg Brown, Spider John Koerner, Dave Moore, Bo Ramsey ovvero il padre di Benson e Alex, Joe Price, Dave Zollo, Pieta Brown, Charlie Parr, ecc.
Nei giorni scorsi si è tristemente parlato molto di Minneapolis per la morte di Prince. Qual è stata la reazione della città?
Non ho mai visto una città come quella o di un’altra dimensione così accomunata nel dolore e nel contempo così grata per quanto Prince abbia saputo dare. È stato davvero un gigante.
Come ti alterni con Benson Ramsey nella scrittura dei testi, alla voce e nelle parti di chitarra?
Semplicemente facciamo in modo che questo avvenga molto naturalmente da quando la canzone nasce fino a dove la si deve accompagnare.
Nei vostri testi parlate molto del fascino della vostra terra. Vi siete mai domandati per cosa sia tutta questa bellezza e cosa ci sia oltre le stelle?
Certo, ti direi che ci pensiamo sempre sia il giorno che la notte. Qualche volta ci dimentichiamo di mangiare o di dormire ma non puoi fare a meno di imparare ad amare le domande che emergono.
Avete dichiarato di avere sempre suonato la musica che amate senza necessariamente perseguire un successo mirato. Vi è mai stata proposta una via alternativa più semplice per ottenere il successo?
Non so se ci sia una strada più semplice per raggiungere l’apice nel mondo della musica… sarebbe comunque come cavalcare un’onda solo per alcuni momenti… le opportunità vanno e vengono e probabilmente abbiamo rifiutato alcune di esse che ci avrebbero potuto aiutare, ma sono convinto che l’avere rinunciato ad alcune condizioni favorevoli, che nel mondo della musica solitamente vengono considerate come necessarie, a distanza di mesi o di anni finiscano per essere del tutto irrilevanti. Se stai facendo della musica per qualsiasi cosa che non sia riconducibile all’amore e alla passione, probabilmente lo stai facendo per la ragione sbagliata…
Molti musicisti hanno collaborato con voi contribuendo all’ottima riuscita di Above the Praire. Ryan David Young, il violinista dei Trampled by Turtles, è uno di loro. Come siete riusciti a chiamare tutti a raccolta?
Essenzialmente ci piace molto suonare con gli amici e con le persone che stimiamo, che rispettiamo da un punto di vista personale e che sentiamo siano in grado di capire lo spirito dei The Pines. Minneapolis, e il Midwest in generale, è un’area particolarmente prolifica di talenti e di sensibilità e cerchiamo di collaborare con musicisti che siano in grado di cogliere quello che la canzone stessa sia in grado di offrire… siamo davvero fortunati a conoscere così tanti musicisti di talento in questa zona. Per la realizzazione dell’album la band al completo ha incluso J.T. Bates alla batteria, James Buckley al basso, Michael Rossetto al banjo e Jacob Hanson alla chitarra elettrica.
In che modo John Trudell, scomparso il dicembre scorso, ha avuto una influenza su di voi nel modo di vedere le cose? Cosa dovrebbe imparare il mondo occidentale dai nativi d’America?
Chiunque può studiare la storia e le parole di vita di John e questi ti colpiscono come un sasso. Il suo messaggio non è esclusivo anzi è rivolto a tutti coloro che sono disposti a rimuovere i paraocchi e a liberarsi del peso di alcuni condizionamenti particolari… la democrazia in America, nella sua bellezza, è stata costruita sulla falsa premessa che tutte le persone sono importanti e su questo John ha tessuto la sua narrativa dal passato al presente. Con potenza e grazia la sua voce riecheggia nel nostro modo di agire, nella nostra spiritualità e il suo amore è vivo e sentito ancora ovunque.
Avete avuto l’opportunità di andare in tour con Emmylou Harris, Arcade Fire, Mavis Staples, Bon Iver. Non male vero?
Ci sono dei bei ricordi legati a questi artisti così come ci sono molti altri momenti che porto con me nella memoria. Quando hai la possibilità di incontrare delle persone che donano così tanto di se stesse, come Emmylou o Mavis, non puoi che sentire una gratitudine pazzesca. Ci può essere amarezza e disillusione nel mondo della musica ma quando hai a che fare con questi artisti non puoi che constatare un amore incredibile per quello che la musica può dare alle persone. È come se negli anni avessero voluto lasciar scorrere liberamente in loro il fiume della musica senza interessarsi necessariamente di cosa ci scorresse dentro… gli artisti più giovani devono sperare che questo corso non si prosciughi perché la creatività di queste persone è una fonte di ispirazione importante.
Siete mai venuti in Tour in Europa? Verrete in Italia presto?
Siamo andati oltreoceano a suonare solo una volta in Inghilterra, Scozia e in Olanda…vorremmo davvero tornare e stiamo verificando alcune opportunità di concerti e festival in Italia proprio in questi giorni. Penso che l’Italia sia in cima tra i posti al mondo dove vorrei portare la nostra musica e spero che questo possa avvenire presto…
Grazie alle melodie accattivanti “da colonna sonora” la musica dei The Pines, per alcuni considerata mistica e riflessiva, invita l’ascoltatore ad osservare, riconoscere e a contemplare la bellezza dei paesaggi e della natura. Ora la sfida è di alzare gli occhi e di guardare lassù nella speranza di trovare un cielo stellato bello come quello della cover di Above the Praire, fatto apposta per sostenere il nostro sguardo e per accogliere i nostri interrogativi.