Le pagelle della terza serata e dell’omaggio alla 60° Edizione del Festival di Sanremo “Quando la Musica diventa leggenda” con Fiorella Mannoia, Elisa, Massimo Ranieri, Carmen Consoli e tanti altri…Nella terza serata il Festival celebra se stesso e la musica diventa veramente protagonista. Dopo la riproposta, in versione duetti, delle cinque canzoni dei big che si giocano il ripescaggio con il televoto, arrivano i superospiti che ripercorrono la storia di Sanremo attraverso alcuni grandi successi o canzoni che da quel palcoscenico hanno spiccano il volo per rimanere nel dna della Canzone italiana.
Sergio Endrigo, nel ’68, vince con Canzone per te che Elisa propone in una versione molto vicina all’originale riuscendo, comunque, a farla propria dando nuova vita al brano. La cantante di Monfalcone è alla sua prima uscita in pubblico dopo la nascita della sua prima figlia, Emma Cecile.
A rendere omaggio alla “Leggenda di Sanremo” è ora Fiorella Mannoia, splendida in un semplicissimo tubino nero, spalle scoperte. Interpreta magistralmente, in un arrangiamento assai raffinato E se domani, grandissimo successo di Mina, cui segue un’intensa Estate dei Negramaro.
Miguel Bosè dichiara di volersi prendere una “rivincita”, da uomo maturo, cantando Non ho l’età con cui vinSe, nel ’64, Gigliola Cinguetti. Questo smagliante cinquantenne dice “no” a una giovane innamorata e lo fa in modo scanzonato e maliziosamente ironico. Si diverte e fa divertire.
Edoardo Bennato, per la prima volta sul palcoscenico dell’Ariston, rende omaggio a Luigi Tenco del quale offre la versione rock, e non poteva essere che così, di Ciao, amore ciao.
Appena reduce del trionfo all’Olimpia di Parigi, Massimo Ranieri travolge tutti con Io che non vivo senza te, grande canzone che porta la firma di Pallavicini-Domnaggio (1965), e ancora con Perdere l’amore, con la quale vinse nell’88. È potente e appassionato come allora.
Carmen Consoli, concentrato di femminilità in un look datato anni Cinquanta, svela che Sanremo le ha fato venire i capelli bianchi per l’emozione e lo stress quando, nel ’96, vi debutta con Amore di plastica. La musicista siciliana rende omaggio alla storia del Festival interpretando Grazie dei fiori, la primissima canzone a conquistare la Palma del Festival. La Consoli, con sapiente semplicità, rende questo brano assolutamente moderno.
A questo punto ecco la Regina per antonomasia della Canzone italiana: Nilla Pizzi. Con tanto di maxi strascico, come si conviene a una “sovrana”, guadagna il palco e intona quasi perfettamente, nonostante le moltissime primavere, Vola colomba, il suo secondo successo consecutivo al Festival (1952).
È poi la volta di Riccardo Cocciante nella versione minimal di Nel blu dipinto di blu e di Francesco Renga che esprime al meglio la sua potenza e tecnica vocale in due canzoni-capolavoro: La voce del silenzio e L’immensità, due grandissimi successi rispettivamente di Mina e Don Bachy.
L’omaggio alla storia del Festival, che ricorda un’altra stella di prima grandezza della nostra canzone, Mia Martini, si conclude con l’esecuzione da brivido di Fiorella Mannoia ed Elisa di Almeno tu nell’universo.
Alla serata non manca un colpo di scena: quando inizia la gara della seconda cinquina della Nuova generazione, Antonella Clerici annuncia che Jessica Brando non può esibirsi dal vivo: il regolamento prevede che una minorenne non possa andare in onda oltre la mezzanotte che è già passata.. Con i suoi quindici anni, la Brando è la cantante più giovane in assoluto dei 60 anni del Festival. Viene così trasmessa la registrazione della sua prova.
Nicolas Bonazzi: voto 5. Grande passione, ma siamo nell’ovvio. La sua voce, anche se a tratti trova sfumature interessanti, non si distingue.
Jessica Brando: voto 9. Peccato non averla potuta sentire con l’emozione della gara dal vivo. Bella voce, calda e potente, dal bel colore. Accattivante la canzone, sentimentalmente non banale.
La Fame di Camilla: voto 5. Buon ritmo, ma di questo gruppo non si capisce lo stile. La canzone già sentita, molte volte. Niente di nuovo sotto il loro sole.
Tony Maiello: voto 8. Bella faccia e bella voce, tradita dell’emozione, ma dal timbro riconoscibile. La canzone ha forse sacrificato le sue potenzialità, ma lui ha saputo compensare con la personalità.
Romeus: voto 7. Interessante la costruzione del brano, interpretato con convinzione, in cui si sente, e capita raramente, la voce dei sax per un tocco retrò che dà personalità al tutto.