Sono passati quasi dieci anni da quel piccolo capolavoro di pop sbarazzino che era (e rimane) “Squeerez”, album d’esordio dei Lunapop di cui Cesare Cremonini è stato fondatore, mente e leader indiscusso. Un album che ha scosso gli equilibri musicali dell’italian pop di quell’epoca (1999), imponendosi grazie a canzoni da bere tutte d’un fiato come 50 Special, Un giorno migliore, Qualcosa di grande.
Dopo quel successo i Lunapop sono evaporati in breve tempo, mentre Cremonini ha intrapreso un percorso fatto di canzoni meno leggere, frutto di una maturazione umana prima che musicale. A Cesare va riconosciuto il merito di non avere mai abusato del successo ottenuto col primo lavoro dei Lunapop, tant’è vero che i suoi album si sono sempre susseguiti in maniera misurata, quasi a segnare le tappe di una crescita artistica che seguisse in qualche modo quella umana, senza scorciatoie, passando talvolta per le strade più difficili. «Confesso di aver scritto sempre per me stesso, e mai pensando a chi mi avrebbe… comprato..» ha più volte ribadito, e in effetti il suo percorso musicale è andato sempre oltre quello che probabilmente il pubblico, il suo “primo” pubblico, avrebbe voluto da lui. E se è vero che il successo fa piacere a tutti, è altrettanto vero che chi intende la musica come qualcosa che ha a che fare con l’arte non può assolutamente limitarsi ai calcoli commerciali.
La sua evoluzione ci ha così portato nel corso degli anni “Bagus”, “Maggese”, il live “1+8+24” e infine il recente “Il primo bacio sulla luna”. Un disco che conferma Cesare Cremonini come un’artista in grado di stupire e sorprendere, grazie alla sua capacità di cambiare rotta e direzione musicale, lasciando filtrare nelle sue canzoni echi di suoni dall’ampio orizzonte.
Pur mantenendosi sempre allineato al filone del pop, nelle sue canzoni si ritrovano suggestioni che mescolano il suo amore per i Beatles alla passione per Dylan, l’energia degli Oasis con i riferimenti alla canzone d’autore italiana, il modern rock inglese dei Radiohead con il pop italiano di Venuti e Caputo fino a qualche richiamo alla musica classica.
Un disco che, a differenza degli esordi con i Lunapop, appare un po’ meno immediato ma decisamente più sostanzioso, senza tuttavia abbandonare la veste frizzante del pop. L’album si apre con un inusuale brano strumentale al piano (vecchio amore di Cremonini) per aprire poi la serie delle canzoni cantate, a partire dalla title track, Il primo bacio sulla luna, sei minuti e diciotto mediamente retrò, con un chitarrone old style in bella evidenza e un testo che racconta di brividi e nostalgia.
Segue “Dev’essere così”, primo singolo del disco qui presente in versione unplugged, che accosta la dolcezza della musica a parole come: «sì, dev’essere così, che tutto quel che accade ha un senso».
Il disco prosegue poi miscelando suoni latini (Figlio di un re) a riferimenti anglosassoni, come la conclusiva Louise, che rimanda direttamente al rock dei fratelli Gallagher. Ottimo è pure il secondo singolo estratto dal disco, Le sei e ventisei.
In definitiva un bell’album, pop italiano di qualità, che promuove il giovane cantante bolognese (28 anni) e lo inserisce nel novero degli autori capaci di vendere senza svendersi, per i quali la musica è lo strumento per poter esprimere parole nate per comunicare, col linguaggio dei giorni nostri, il desiderio di capire, e, perché no, di accompagnare i cuori del nostro tempo.
(Ricky Barone)