Vita spericolata, bocciata da Sanremo ma promossa dal pubblico
Ci vuole un gran coraggio per presentarsi a un festival come quello di Sanremo con una canzone come questa. Qualcuno dirà anche, ma che bisogno aveva Vasco Rossi di andare a Sanremo? Lo stesso che ebbe Zucchero con la sua Donne classificatasi ultima: farsi conoscere anche venendo bocciati dalle giurie perveniste di Sanremo. Perché è così che funziona. Il flop che subì anche il brano di Vasco Rossi classificatosi penultimo che già aveva provato questa carta, lasciò comunque il segno, perché una canzone come questa, il suo manifesto, non poteva comunque non passare inosservata. Era il 1983 e di lì a poco sarebbe uscito l’album “Bollicine” che avrebbe fatto di Vasco una star. Scritta insieme al collaboratore di allora Tullio Ferro, è diventata un classico della canzone italiana, incisa anche da personaggi insospettabili come Francesco De Gregori e Massimo Ranieri. Sembra che Vasco avesse in mente la musica del brano da tempo poi un giorno a Cagliari mentre aspettava di salire sul palco per un concerto, chiuso nel suo camper, mise giù il testo. Il Roxy Bar a cui fa riferimento Vasco non è il locale di Bologna come molti pensano, ma un omaggio a Fred Buscaglione che lo cita nel brano Che notte. Ovviamente è diventato anche il titolo del noto programma televisivo dell’amico Red Ronnie. Canzone dedicata a tutti i perdenti, quelli “che se ne fregano”, “quelli che non dormono mai”, è una ironica dichiarazione di “vita sballata” come la presero i critici di allora, accusandolo di essere solo un alcolizzato drogato. In realtà il brano esprime il disagio di chi non riesce ad adattarsi alla società che lo circonda, di chi fa grandi sogni che si riducono in polvere, di chi vuole una vita più grande della vita stessa:
Voglio una vita maleducata / Di quelle vite fatte, fatte così / Voglio una vita che se ne frega / Che se ne frega di tutto, sì / Voglio una vita che non è mai tardi / Di quelle che non dormo mai / Voglio una vita di quelle che non si sa mai
Il ritornello è il momento climax del pezzo, il locale che esiste in ogni periferia o cittadina di provincia, dove ognuno a modo suo si sente una star, ma in realtà, come canta Vasco, “non ci incontreremo mai” perché siamo tutti troppo impegnati a pensare a noi stessi:
E poi ci troveremo come le star / A bere del whisky al Roxy bar / O forse non ci incontreremo mai / Ognuno a rincorrere i suoi guai / Ognuno col suo viaggio / Ognuno diverso / E ognuno in fondo perso / Dentro i fatti suoi
Naturalmente il cantante calca sul personaggio “maledetto”, quello che lui in quel periodo fu davvero, quando venne fermato dalla polizia con a bordo della macchina della cocaina, ma come detto la “vita esagerata” è il desiderio di andare oltre i limiti che la vita stessa ci impone:
Voglio una vita spericolata / Voglio una vita come quelle dei film / Voglio una vita esagerata / Voglio una vita come Steve McQueen / Voglio una vita che non è mai tardi / Di quelle che non dormi mai / Voglio una vita, la voglio piena di guai
Il riferimento è quello all’attore Steve McQueen, una sorta di James Dean, un duro e un bello, più che altro un playboy impenitente uno che sembrava fare una vita spericolata, morto invece di tumore solo tre anni prima a 50 anni di età. Steve McQueen oltre che come attore viene ricordato per la sua passione per le auto da corsa con cui gareggiava anche in gare ufficiali, e fu questa “passione spericolata” probabilmente a ispirare Vasco Rossi a includerlo nella canzone.