Enzo Jannacci raccontato da un vero “jannacciano”: chi meglio di suo figlio? Nasce così la biografia del grande cantante Aspettando al semaforo. L’unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero, scritta proprio da suo figlio, Paolo. Un tipo un po’ “stralunato” come si ammette nella quarta di copertina del libro, che suona a Zelig, con la faccia proprio da Jannacci. Che racconta suo padre, senza pretese di oggettività asettica, ma attraverso uno sguardo sincero, vero, un dialogo, una personale narrazione. Chi meglio di lui poteva raccontare il grande Enzo, le emozioni e gli aneddoti di una vita e di una carriera (il Derby, Gaber, Milano e altre meravigliose nostalgie) ma anche un dialogo (tutto jannacciano) in cui Paolo va a braccetto con un Enzo “imprevedibile, surreale e splendidamente vero”, libero di raccontare per la prima volta in un libro “la propria geniale, spiazzante, originalissima visione del mondo, dell’esistenza, della società”. Gianni Mereghetti commenta per IlSussidiario.net questa biografia davvero originale di Enzo Jannacci.
Aspettando al semaforo si presenta come l’autentica biografia di Enzo Jannacci e lo è, grazie a Paolo Jannacci che per le edizioni Mondadori ha consegnato alla storia la genialità musicale e poetica del padre, la sua insuperabile capacità di raccontare l’umano da lui incontrato.
Aspettando al semaforo ripercorre in modo vivo e con grande intensità i tratti della personalità di Enzo Jannacci, entra nelle pieghe dei suoi interessi, mostra la sua sensibilità, verso chi soffre, chi è povero, chi è emarginato, e tutto con la certezza della dignità dell’uomo che si afferma in ogni condizione, vincendo su ogni bruttura.
Milano si staglia in tutta la sua bellezza dentro questa fotografia che fa emergere l’umano, una Milano fatta di storia, immersa dentro la lotta quotidiana per far vincere la vita nella sua semplicità, nella sua tenerezza, e con Milano ciò che la rende interessante, la tensione costruttiva che la percorre da Piazza Duomo ai quartieri della periferia. Emerge così un Jannacci oggi ancor di più in movimento, segnato dalle ferite della vita e dalla domanda inesausta di un abbraccio, un cantautore che è di più di un grande della musica italiana, un uomo che ha fatto e fa della vita un’occasione per cercarne il mistero, per attingere al suo senso.
Non è un Jannacci che appende le scarpe al chiodo, è invece un Jannacci vivo quello che ci viene raccontato sulle pagine di questo libro, che emerge dalle interviste che spaziano a largo raggio in un orizzonte che ad ogni passo si apre sempre più, un Jannacci che porta, dentro questo mondo in crisi, la certezza che c’è qualcosa che unisce gli uomini, il loro cuore che pulsa tendendo all’infinito. E’ un Enzo Jannacci che porta le sue ferite davanti a quel Nazareno di cui attende la carezza, ora!