E così uno dei più grandi poeti del tango nonché ispiratore di movimenti che hanno cambiato radicalmente questo genere musicale, Horacio Ferrer ci ha lasciati in una calda domenica portegna, e le sue ceneri sono sparse in quel Rio De La Plata sulla cui costa uruguaiana, nella città di Montevide , nacque nel 1933.
Ma senza ombra di dubbio la sua figura si può definire Rioplatense perché, sebbene avesse nel cuore anche la sua città natale, nutriva un amore grandissimo per Buenos Aires, tanto da stabilircisi nel 1967. Ferrer fu protagonista di due momenti importanti nella storia del tango che hanno avuto come teatro le due grandi città che si affacciano sull’immenso fiume culla di un ballo che ha superato le movenze di una danza per trasformarsi in una filosofia di vita a loro comune.
Perché quando negli anni 50, poco più che ventenne, inizia a farsi conoscere nel mondo del tango attraverso la realizzazione di trasmissioni radiofoniche, Ferrer già scriveva poesie esternando una passione trasmessagli dalla madre e dal nonno che erano stati amici tra l’altro di Garcia Lorca, Ruben Dario y Amado Nervo. Ma la sua passione per il tango, ritmo già imperante su entrambe le sponde del grande fiume, lo spinse a fondare il gruppo del Club della Guardia Nueva per diffondere ancor di più le nuove tendenze che stavano prendendo piede in quegli anni e che facevano capo a grandi musicisti come il bandeonista Anibal Troillo, il pianista Horacio Salgan e uno sconosciuto Astor Piazzolla, già leader di un gruppo chiamato Ottetto di Buenos Aires.
Da questa fucina, creata da Horacio, il tango inizia la sua prima rivoluzione che consiste nella sua evoluzione da musica legata al ballo in genere da ascolto che si va pian piano liberando dagli schemi che lo avevano portato a nascere agli inizi nel 900 dall’unione di componenti musicali europee e africane.
Sul finire degli anni cinquanta Ferrer inizia a pubblicare libri sempre dedicati , tra i quali una prima storia del tango e una biografia dedicata al compositore Discepolin: ma è nel 1967 , con l’apparizione del suo testo poetico “Romancero canyengue”, da cui trassero ispirazione vari musicisti, che Horacio decide di attraversare il fiume per stabilirsi definitivamente a Buenos Aires dove inizia la sua straordinaria collaborazione con Astor Piazzoll , un bandeonista di origini pugliesi che sta attuando una seconda rivoluzion , per i puristi del tango ancora più indigesta della prima. Perché con Astor questa musica entrerà negli ambiti di quella definita colta o classica, con incursioni addirittura nella dodecafonia, tanto da essere definito agli inizi con il termine di “chanta” (millantatore). Agli inizi il problema consiste nel trovare un paroliere che si adatti a ciò: ci prova con molti, incluso Borges, ma quando si incontra con Ferrer, al ritorno da una tournée francese, Piazzolla capisce di aver risolto la questione al punto che i due diventano indivisibili autori di successi che varcano i confini Rioplatensi e danno alla coppia una fama internazionale.
Ambedue sostengono che i versi non sono per essere letti ma ascoltati, come la musica: difatti proprio in quegli anni debutta la prima opera dedicata al tango , scritta da Ferrer e musicata da Piazzolla: “Maria de Buenos Aires “ la storia di una donna legata alla capitale Argentina, che non solo ottenne un grandissimo successo ma influenzò profondamente generi apparentemente lontani dalla filosofia tanguera come il rock.
“ Bailada por un loco “ , “Chiquilin de Bacin” , “Bailada para mi muerte” , “ La ultima grela”, “Juanito Laguna ayuda a su madre” sono solo alcuni dei successi partoriti da questa geniale coppia.
La morte di Piazzolla , avvenuta nel 1992 , ha segnato profondamente Ferree, la cui attività principale , fino ad oggi , è stata quella divulgativa, scrivendo una Enciclopedia del tango e fondando la sua Accademia, della quale era Presidente onorario.
Ma un’altra ineguagliabile caratteristica della sua persona risiedeva nella sua signorilità, davvero ineguagliabile per chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna di poterlo conoscere: sempre accompagnato da Lulù Micheli, la pittrice con la quale si è sposato nel 1982, Ferrer si è distinto per suo gusto davvero originale nel vestire e nella sua filosofia del bon vivant che non si è lasciato perdere nulla: alloggiava in un appartamento di proprietà in un lussuoso hotel del quartiere Recoleta, uno dei più esclusivi della capitale portegna a cui lo legavano ricordi dell’infanzia e che lui amava , come tutta Buenos Aires. Si può ben dire che ci troviamo di fronte ad un poeta che nei suoi versi interpretava pienamente l’amore per una città che rimane una delle più belle e culturalmente vive del mondo. Peccato che la notizia del suo decesso, dovuto ad una crisi cardiaca, sia apparsa sui principali quotidiani ma sia stata incredibilmente ignorata dalle televisioni. Ma tant’è, d’altronde il caro Horacio ha volato con la sua fantasia creando immagini che sono ben lontane dalla crudezza sconcertante e spesso bugiarda del piccolo schermo. Chau maestro, que descanses en paz en tu Rio!!!!!