La locomotiva, il celebra brano di Francesco Guccini, al centro della polemica. Canzone scritta negli anni settanta per celebrare le gesta di un anarchico dei primi del novecento che cercò di scagliarsi con la sua locomotiva contro un treno di “ricchi”, è da sempre il simbolo di certa sinistra italiana. Ai suoi concerti infatti quando il cantautore la esegue il pubblico si alza in piedi facendo il pugno chiuso ancora oggi. Adesso la beffa: alcuni sostenitori della Repubblica di Salò, appartenenti all’area del neo fascismo di destra, hanno fatto attaccare dei grandi manifesti a Roma in occasione della prossima festività del 25 aprile con un verso della canzone stessa. “Gli eroi son tutti giovani e belli. Ai ragazzi di Salò” dice il verso rubato alla canzone di Guccini. Nella foto si vedono dei militari dell’antica Repubblica di salò, fondata da Mussolini dopo essere stato cacciato dalla guida dell’Italia nel 1943. Guccini ovviamente è furioso per questo: in una intervista con Repubblica ha dichiarato che “spesso la destra si appropria indebitamente delle mie canzoni, ma stavolta è troppo: i partigiani lottarono per la libertà, i fascisti stavano con i nazisti”. La sua canzone, dice, non solo non è stata compresa, ma maltrattata. Inoltre dice Guccini che quella frase in particolare aveva un significato ironico da non prendersi in maniera letterale a prescindere dalla posizione politica. A proposito della Repubblica di Salò, nel corso dell’intervista, Guccini dice che certamente tra chi la sosteneva c’era anche gente in buona fede ma che sicuramente stavano dalla parte sbagliata. “Nella Resistenza c’è chi ci ha lottato per la libertà a costo della vita, dall’altra parte si parteggiava con i nazisti e con la tortura. Salò è stato il colpo di coda disperato del regime fascista, di chi aveva ormai l’acqua alla gola e sapeva di averla”. Dice ancora il cantautore emiliano di essere contrario al revisionismo, di chi boicotta il 25 aprile festa della liberazione e da sempre celebrata come festa dei partigiani. Il 25 aprile per Guccini è una data altamente simbolica perché significa l’inizio della repubblica liberata dopo vent’anni di fascismo e violenze. Si ricordano le feste partigiane, le sofferenze di tanta gente.
“Per questo è giusto ancora chiamarla Festa della liberazione. Vede, io sono contrario a certi recenti revisionismi, a chi boicotta il 25 aprile anche tra chi si è trovato a rappresentare le istituzioni repubblicane nel nostro recente passato” conclude l’arrabbiato cantautore. I manifesti rimarranno attaccati sui muri di Roma? Staremo a vedere.