Quella polemica che pareva sopita sotto la cenere – o meglio la gelida coltre stagionale – dell’attesa per il cast di quest’anno, attendeva solo un giusto pretesto per esplodere. In realtà le ostilità erano già ampiamente oggetto di accurata e sollecita coltura nel sottobosco del social network dove in questi mesi hanno campeggiato notizie, voci e indiscrezioni in merito alle selezioni degli 8 giovani da portare sul palco dorato della cittadina floreale.
Ai due candidati – “Bidiel” e “Io Ho Sempre Voglia” (per agevolare la non facile comprensione, si tratta del nome di un gruppo esordiente) scelti dopo varie e oculate (?!?) sessioni tenute dalla giuria selezionatrice di Sanremo Giovani, si sono aggiunti da questo weekend i 6 giovani emersi quali vincitori della selezione operata dal pubblico tramite votazione su Facebook. Ecco dunque le altre 6 nuove proposte destinate all’agone del 14-18 febbraio prossimi: Giulia Anania, Dana Angi, Alessandro Casillo, Celeste Gaia, Marco Guazzone ed Erica Mou.
E nello stesso weekend vengono alfine svelati i nomi dei prescelti tra i big di quest’anno. Eccoli: Nina Zilli, Samuele Bersani, Dolcenera, Pierdavide Carone e Lucio Dalla, Irene Fornaciari, Emma, Matia Bazar, Noemi, Francesco Renga, Arisa, Chiara Civello, Gigi D’Alessio e Loredana Bertè, Eugenio Finardi e Marlene Kuntz.
Ed eccoci tutti riuniti nella fremente attesa di quelle che sono le celebrazioni della più grande festa patronale nostrana i cui riti prendono corpo a fuoco dapprima lento e poi progressivamente più incandescente con il passare dei giorni e delle settimane, per una maratona più dolce e rassicurante del più classico dei lungometraggi natalizi, e al contempo più frenetica, estesa e interminabile delle più diluite cerimonie nuziali gitane.
Sanremo è per certi versi il vero patrono d’Italia, il santo più anelato del belpaese, amato di un amore che si trasfigura nell’odio come espressione privilegiata, è l’icona religiosa della grande sarabanda dello spettacolo di cui neppure i suoi detrattori possono fare a meno tanto tradiscono la loro inesorabile dipendenza dall’evento proprio nel non poter fare a meno di rovesciare tutto il loro viscerale risentimento verso il detestato carrozzone della musica o, quantomeno, nell’esibire una noia e indifferenza talmente sbandierata da rappresentare nient’altro che uno stretto parente, una sorta di fratellastro dello stesso livore anti-festivaliero.
Sanremo è il gioco di società in scatola che si gioca in tempo reale con chi lo gioca sul campo, in cui la scatola è il web, il social network che si percepisce e agisce in combutta, in una sorta di morbosa collusione con il cosiddetto establishment, la grande leva dell’amato/odiato circo della musica e della canzone italiana.
Senza bisogno di alcuna mediazione burocratica chiunque può sentirsi, ritenersi, entrare come parte del gioco, può prendere le parti dei maestri di cerimonie o dei guastatori dell’ordine musicale costituito, può sentirsi in sintonia con la olimpica irremovibilità della direzione artistica oppure con l’ultimo grido della recente moda degli indignados che nel mese in corso presenta il suo nuovo e urlante travestimento festivaliero.
Le due ricorrenti, fiere e astute facce della stessa medaglia si rimaterializzano come d’incanto in questi giorni a rompere le monotonie e le fatiche esistenziali della penisola ai tempi della crisi. Da una parte Morandi, dall’altra Jacchetti, i duellanti, che probabilmente sono sempre andati d’amore e d’accordo, oggi giocano a odiarsi, e magari un domani – a prudente distanza di tempo e lontani dall’attenzione vorace dei media – si sorrideranno, si stringeranno mani e lanceranno sguardi di ammirata intesa su piccoli palchi di amene località estive via dalle nevrosi metropolitane e dai veleni della dura legge della stagione televisiva.
È notizia dell’altro giorno che Enzo Jacchetti, nella sua periodica veste di critico del sistema, si sia scagliato contro il patron Morandi per lamentate irregolarità nel conteggio dei voti per la candidatura dei 6 giovani da scegliersi via Facebook. A suo dire sarebbero stati scelti tra i sei giovani, nominativi che in realtà hanno preso meno voti di altri che avrebbero dovuto al contrario essere loro ad entrare nel novero dei candidati alle serate festivaliere.
È il vecchio, ormai collaudato e in fin dei conti un po’ consunto deathmatch del potere e del contropotere che simulano la zuffa, magari ci credono pure ma che con la coda dell’occhio vedono bene e accettano di nutrirsi vicendevolmente.
Per chi vorrà vedere in tutto questo l’ennesima chiamata alle armi del giusto contro il sovversivo, o del bene contro il male, o del leale contro l’imboscato, la sfida Morandi-Jacchetti rappresenterà probabilmente l’ennesima occasione per combattere una battaglia epocale con il pretesto decisivo di una questione morale che non può essere rimandata.
In mezzo ci saranno quelli che, come detto, ostenteranno indifferenza con malcelato disprezzo.
In un terzo, ai più invisibile, ma reale spazio ci sarà chi vorrà semplicemente andare alla scoperta di tutto quanto non viene portato dal comodo mezzo televisivo alla poltrona presidenziale del salotto su un piatto d’argento che viene spesso e volentieri accolto con lo sguardo stanco e annoiato di chi riceve una cosa risaputa e in fondo scontata.
Questi forse saranno quelli che magari non seguiranno il rito del festival non per snobismo ma semplicemente perché curiosi e aperti a tutto quanto la musica può offrire a ogni livello e latitudine da non avere il tempo materiale di chiudersi nella scatola di una manifestazione che prende il tempo di una intera settimana e che costringe la fruizione musicale in mezzo ad altre e spesso prolungate forme di intrattenimento e varietà.
Così se da un lato appare pienamente legittimo manifestare segni di preoccupazione per un cast che, ad una prima occhiata, appare più debole che in altri anni sia sotto il profilo dei cosiddetti grandi nomi che degli esordienti, dall’altro lato non appare sensato dismettere la possibilità di una sana ricerca di quanto di buono possa venire sia in termini di scrittura, di arrangiamento e interpretazioni dagli artisti presenti sul palco e dalla ben più ampia maggioranza esclusa dall’avvenimento.
Scorrendo la lista elementi di interesse e di concreta speranza possono essere trovati in una realtà crescente e talentuosa come Nina Zilli o nel consueto filone delle atmosfere jazz che quest’anno propone una Chiara Civello segnalata con interesse da più parti o nella indubbia abilità di scrittura e di interpretazione di Dolcenera.
Ci si può augurare, per quanto non facile, che voci come Irene Fornaciari, Arisa e Noemi possano trovare un principio di vero repertorio che le possa elevare da ruolo di mere figuranti e infine in un colpo di coda di grandi come Lucio Dalla, o di pur bravi autori dalle numerose fasi alterne come Finardi e Bersani. Più difficile – date le premesse poste in anni più recenti – appare il ritorno agli antichi sentieri di creatività e impeto espressivo dei Matia Bazar, oggi perlopiù confinati al ruolo di tiepidi mestieranti di melodie graziose ma controllate.
Decisamente più preoccupante appare la situazione emergente dalle proposte dei giovani dove – tra fatiscenti realtà prefabbricate tra lamenti adolescenziali, romanticismo dolciastro-svagato e giovanilismi di ritorno, sembra emergere per ironia, fascino e freschezza – almeno a livello potenziale – la sola Erica Mou per quanto con una proposta che al momento pare soffrire di “copincollismo”.
La sfida si situa proprio a questo livello e consiste nell’alzarsi dalla poltrona, magari riporre il vetusto piatto d’argento e andare personalmente alla scoperta di realtà vive e stmolanti, fuori da imboscamenti e scorciatoie come le già segnalate ottime Amelie e Chiara Ragnini o altre altrettanto degne di attenzione come l’ironica e pungente Angelica Lubian o la riflessiva e malinconica Patrizia Cirulli, e ancora l’eccellente Chiara Canzian di cui si è pure parlato su queste pagine. Tra loro le prime tre non hanno passato le selezioni, la quarta non vi ha neppure preso parte, l’ultima è stata in gara a Sanremo del 2009 quando ancora perlopiù acerba.
O ancora può consistere nello scovare in embrione le polveri preziose di futuri possibili talenti nel gruppo di FB “iBIG di Sanremo Social, Sanremo Emerging – Competition 2012” che a partire dal 22 gennaio prossimo (grazie all’inziativa del giornalista musicale e suo curatore Alex Simone) riproporrà in gara 24 artisti scelti fra i migliori esclusi di Sanremo Social.
Buona ricerca a tutti!
(Alessandro Berni)