C’è qualcosa di nuovo e importante a Bari (e in Puglia) in questo periodo. Sono proprio le prime serate del festival Bari in Jazz (dal 28 giugno al 2 luglio) a sancire il definitivo lancio dell'”Apulian Jazz Network”, ultima, in ordine di tempo, trovata dell’ormai famoso “Puglia Sounds”, il programma della Regione Puglia per lo sviluppo del sistema musicale regionale che ultimamente è riuscito a portare in casa “Italia Wave Festival” e il “Mei”, il meeting di etichette indipendenti.
Una delle ultime trovate, curiose, insolite, originali, è stato infatti quello di unire alcune realtà regionali già attive in ambito jazz: “Bari in Jazz”, “Locus festival”, “Experimenta” e “Locomotive Jazz Festival”. “Crediamo che i tempi siano maturi, vogliamo proporre una struttura importante grazie alla quale far circuitare liberamente le proposte artistiche nazionali e internazionali assicurando loro visibilità e continuità. Una sorta di “artist in residence regionale”, racconta Roberto Ottaviano, gran musicista e direttore artistico di Bari in Jazz, che di questo network è sostenitore e promotore.
Ottaviano, prima di parlare del suo festival, ci vuole raccontare l’esperienza del network?
Qualche anno fa avevo provato un’esperienza simile, coinvolgendo altre realtà, come il festival di Barletta per esempio, ora invece c’è gran fermento in Puglia, mi sembra il momento giusto per un’iniziativa del genere.
Quali sono le modalità di intervento di Puglia Sounds?
Interviene in due modi diversi. Attraverso bandi europei riesce a garantire l’ospitalità, gli spazi per le prove di alcuni progetti particolari. In altri casi si pone proprio come produttore. Nel nostro caso, a Bari, produce insieme al festival due appuntamenti: l’Apulian Jazz Orchestra, che coinvolge alcuni tra i più interessanti musicisti locali tra cui anche il sottoscritto, con ospite il trombettista Ralph Alessi in un progetto-omaggio a Miles Davis.
In particolare il periodo elettrico che va dalle incisioni di “Filles de Kilimanjaro” a “Tutu”. L’altro è Mauro Gargano con il pianista Bojan Z in uno spettacolo originale dedicato al rapporto di Miles con il pugilato, suo sport preferito. Perché sai bene che la settima edizione di Bari in Jazz celebra i venti anni dalla scomparsa dell’amato trombettista.
A proposito del festival, tante novità, in particolare l’anteprima del concerto della Cosmic Band di Gianluca Petrella, che anticipa l’imminente uscita del nuovo lavoro…
Siamo contenti che Gianluca sarà dei nostri, in fondo pur se vive a Torino, ha radici in Puglia. Inoltre ci saranno molti altri concerti, da Tomasz Stanko al trio composto da Michael Blake, Ben Allison e Hamid Drake, dal James Taylor Quartet a Raffaele Casarano. Inoltre grazie all’intervento della Regione e di qualche sponsor privato come Birra Peroni, offriamo concerti in diverse location, e molti attività collaterali che coinvolgono il conservatorio e le scuole di musica. Infine sono molto orgoglioso di confermare la presenza, fuori festival, del concerto di Wayne Shorter il 13 ottobre.
Un progetto mancato?
Un paio in realtà. Avrei voluto il trombettista Palle Mikkelborg con un’orchestra locale reinterpretare “Aura” di Miles, e Lee Konitz che rileggesse “The Birth of the Cool”. Il primo è saltato a causa di problemi di forza maggiore, il secondo perché Konitz ha preso le distanze da quella musica che realizzò con Miles alla fine degli anni quaranta.
A proposito del network, progetti futuri?
A seguire si svolgeranno tutti gli altri festival della rete. Dopo l’estate certamente ci concentreremo sulla proposta di una produzione originale che cercheremo di esportare. Ma è ancora presto per parlarne.
(Federico Scoppio)