Fra gli appuntamenti più attesi dal pubblico romano, il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra giunge alla sua dodicesima edizione e come ormai di consueto si svolgerà nelle suggestiva cornice delle principali basiliche romane (San Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Pietro, Santa Maria sopra Minerva e Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio) cui si aggiunge per questa edizione l’Oratorio del Caravita. Promosso dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, il Festival sarà quest’anno dedicato a Papa Francesco e, con nove appuntamenti in programma, ospiterà orchestre, direttori e solisti di tutto il mondo – tra i Paesi ospiti Giappone, Russia, Argentina, Australia, Austria, Germania, Italia – impegnati in un repertorio che spazia dalla musica rinascimentale a quella del Novecento, senza tralasciare i titoli da sempre amati dal grande pubblico.
Accanto all’attività del Festival, la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra prosegue il suo impegno a favore dell’arte sacra. Fra le varie attività di restauro, la Fondazione ha rinnovato il suo sostegno all’opera di risanamento del perimetro esterno della Basilica Vaticana. Dopo aver ultimato i lavori al prospetto meridionale, infatti, è stata avviata la non meno impegnativa opera di restauro del prospetto ovest, che si concluderà entro il 2014.
L’inaugurazione del Festival assume i toni argentini: martedì 29 ottobre alle ore 21 a Sant’Ignazio di Loyola la Misa a Buenos Aires (Misatango) del compositore argentino Martín Palmeri, eseguita dal Coro del Duomo di Colonia e dalla Gürzenich-Orchester Köln diretti da Eberhard Metternich, solista il mezzosoprano Bernarda Fink. Composta tra il 1995 e il ‘96, la Misa rispecchia le due importanti esperienze artistiche di Palmeri, ossia la scrittura di molti brani di tango e la direzione corale. Il festival prosegue sabato 2 novembre ore 21 a San Giovanni in Laterano con un programma dedicato alle pagine di musica sacra di Antonio Vivaldi (Credo per coro a 4 voci miste, archi e basso continuo RV 591; Magnificat per soli, 2 cori a 4 voci miste e due orchestre RV610; Gloria per soli, coro a 4 voci miste e orchestra RV 589) eseguite dal Coroe Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Roberto Gabbiani,rinnovando così la felice collaborazione con il teatro capitolino.
Le antiche origini della musica sacra russa e della polifonia della scuola romana si troveranno, invece, riunite nel concerto di domenica 3 novembre alle ore 21 nella Basilica di Santa Maria Maggiore con protagonisti il Coro Sinodale del Patriarcato di Mosca, una delle più antiche e prestigiose formazioni corali russe, diretto da Alexsej Puzakov, e quello della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” diretto da Massimo Palombella. In occasione della Santa Messa celebrata dal cardinale Angelo Comastri lunedì 4 novembre a San Pietro alle ore 17, sarà ancora il Coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” ad accompagnare il rito, questa volta impegnato nella Prima Missa Pontificalis di Lorenzo Perosi.
In serata alle ore 21, alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva, la rara esecuzione di Mysterium, oratorio per quattro voci soliste, coro, coro di voci bianche e orchestra di Nino Rota, affidata all’Orchestra e Coro del Teatro San Carlo di Napoli diretti da Giuseppe Grazioli, per la prima volta ospiti del Festival. Solisti di questa impegnativa partitura sono il soprano Rocìo Ignacio, il mezzosoprano Marianna Pizzolato, il tenore Alessandro Liberatore e il basso Gianluca Buratto. «Mentre la musica occidentale si disperdeva in mille rivoli alla ricerca di un modo di comporre asettico e spersonalizzato, Rota scriveva musica dove la sua impronta era immediatamente riconoscibile», questo il pensiero del direttore Giuseppe Grazioli, che dal 2011 ha iniziato a registrare l’integrale delle opere sinfoniche di Rota. Indimenticato compositore di colonne sonore, artefice di una vasta memoria musicale del cinema d’autore, Rota viene ricordato dal Teatro San Carlo attraverso l’oratorio Mysterium, commissionato nel 1962 dalla Pro Civitate Christiana di Assisi, dove ebbe luogo la sua prima esecuzione il 29 agosto di quell’anno.
Elaborato dallo stesso autore con il suo amico Vinci Verginelli, a partire da testi biblici, evangelici e dall’Apocalisse, l’Oratorio si concentra sul tema dell’universalità della fede religiosa ed è strutturato in sette sezioni che sostengono una visione teologica di monumentale proporzione, ma allo stesso tempo è anche un’intima e riflessiva meditazione pensata come una “teologia musicale”, nel senso che avvicina con la musica il mistero più profondo di Dio e il suo rapporto con l’umano.
Tornano a Roma i Wiener Philharmoniker, orchestra in residence fin dalla prima edizione del festival, che a San Paolo fuori le mura martedì 5 novembre alle ore 21 eseguiranno il Requiem e il Motetto Ave verum corpus di Mozart con il Wiener Singverein, la direzione di Leopold Hager – già ospite del Festival nel 2006 nella Basilica di San Pietro sempre per dirigere musiche di Mozart – e un cast di voci internazionali: il soprano Ruth Ziesak, il mezzosoprano Michaela Selinger, il basso Mika Kares e il tenore Steve Davislim.
Il festival prosegue il giorno successivo, mercoledì 6 novembre ore 21, con il Coro australiano della University of New Castle, diretto da Philip Matthias, impegnato nella Basilica di Sant’Ignazio di Loyola in un concerto di polifonia sacra che spazia fra autori italiani, russi (la Messa di Stravinskij), inglesi, americani e australiani dalla musica antica ai giorni nostri.
In occasione del restauro dell’organo dell’oratorio del Caravita, sostenuto dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, giovedì 7 novembre ore 21 in programma il concerto di Francesco Filidei all’organo e Lina Uinskyte al violino. Curioso e originale il programma impaginato dai due artisti: la Messa della Madonna di Girolamo Frescobaldi
Gran finale domenica 10 novembre alle ore 21 a San Paolo fuori le Mura con laNona Sinfonia di Beethoven affidata alla IlluminArt Philharmonic Orchestra e all’IlluminArt Chorus diretti da Tomomi Nishimoto, complessi provenienti dal Giappone – in particolare per alcuni musicisti dalle zone terremotate vicino Fukushima – e al loro debutto in Italia. Si tratta di una presenza dall’estremo Oriente che nasce dall’idea di fare della musica lo strumento per il dialogo interreligioso e per sostenere rapporti di amicizia tra i popoli. Nata nel 2012, la IlluminArt Philharmonic Orchestra è formata da talentuosi e giovanissimi solisti vincitori di premi internazionali. Un nuovo tipo di orchestra che non ha confini nazionali ed è sorretta da tre principi, che contraddistinguono tutta la sua attività artistica: creare insieme al pubblico, diffondere programmi educativi, sostenere attività globali. Tomomi Nishimoto, Gleb Nikitin e Hiroyuki Tsuji ne sono i direttori principali. Proprio per la giovane età dei musicisti, e seguendo l’esortazione di Papa Francesco, questo concerto conclusivo del Festival sarà all’insegna della Solidarietà per i più poveri ed emarginati. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Sofia Onlus, verranno raccolti fondi per il progetto “Ninos Abandonados nelle baraccopoli di Caracas” per dare strumenti scolastici e assicurare cure mediche ai bambini del barrio di Catia a Caracas (Venezuela), un immenso ammasso di baracche in cui risiedono circa un milione di persone senza servizi di base, e dove si vive un’infanzia all’insegna della povertà, abbandono e violenza.