Segni particolari: caschetto biondo, sguardo affascinante e soprattutto voce interessantissima. Si chiama Cassandra Raffaele, autoproduce e da sola arrangia la sua musica. Chagall, il suo ultimo progetto discografico, è uscito il 30 ottobre e presenta una composizione attenta di suoni differenti, musiche, colori ed atmosfere. Chagall, appunto, è allora il titolo di un album brillante che la porterà anche in giro per l’Italia a calcare i palchi più importanti, a partire da venerdì 20 novembre dal Prima Classe di Ragusa.
Hai autoprodotto e arrangiato personalmente tutto il tuo disco. Ti definiscono infatti la “Cantora” indipendente. Quanto è stato difficile lavorar “per te”? Solitamente infatti si è sempre un po’ più autocritici e magari rigidi quando il prodotto finale è totalmente pensato per se stessi. Sbaglio?
Lavorare per se stessi è appagante. Vivi la bellezza di un lavoro autonomo e indipendente ma è anche una fatica. Per natura poi, io sono molto esigente, tendo a curare tutto nei minimi particolari. Da una parte questo è un bene, ma dall’altra ti sfianca, perché non riesci a staccare completamente da quello che fai. Insomma, è proprio difficile prendersi una vacanza da se stessi!
Il titolo dell’album è “Chagall”, di cui nell’omonima traccia dici di avere i quadri nella testa. Una canzone a mio parere molto interessante, con uno schema diverso dalla classica canzone e un testo pensato. Perché proprio questo il pezzo prescelto per dar titolo al disco?
Chagall è una delle tracce più rappresentative dell’album, sia per le sonorità che per la scrittura. É un overture che ti conduce nel mio mondo, fatto di leggerezza e colori. Ma è anche un omaggio a quanto di più bello c’è nel mondo visionario e surreale del grande pittore Marc Jacob Chagall, che dipinse l’amore fluttuante, fatto di capre che suonano il violoncello e amanti sospesi. Ed io quando faccio musica mi sento così: sospesa, leggera.
Una collaborazione molto interessante quella con Dario Brunori dei Brunori Sas, che io adoro. Avete infatto duettato ne “La Sirena e il Marinaio”. Come nasce l’idea di duellare proprio con lui? E dentro di te, davvero, ti senti più Sirena o più Marinaio?
Ho avuto l’occasione di conoscere Dario Brunori personalmente lo scorso anno, durante l’Indiegeno Fest al Teatro greco di Tindari. Tra una chiacchiera e l’altra, l’ho scoperto anche umanamente. Adoro la sua ironia, quanto basta per non annoiarsi nella vita, e il suo grande carisma sul palco. Dopo qualche mese scrissi “La sirena e il marinaio”, immaginandomi un Dario “marinaio”. Così gli scrissi e lo raggiunsi con un tragicomico trenino elettrico a casa sua a San Fili. Fu un’avventura quasi fantozziana. Gli feci ascoltare il pezzo a casa sua. A lui piacque a patto però di interpretare il ruolo della “sirena”. Per quel che mi riguarda, a volte faccio la sirena, ma il più delle volte “navigo a vista” come un marinaio.
Un’artista completa e molto intraprendente. Sei a tutti gli effetti la dimostrazione che le donne non valgano assolutamente meno a prescindere, anzi. Ti è capitato negli anni che qualcuno ti sottovalutasse – nell’industria musicale – solo perché donna?
In modo diretto non mi ha mai sottovalutata nessuno, per quello che faccio e ho fatto nella musica solo per il fatto di essere donna. Ma non posso comunque negare l’assenza di pregiudizi da parte dell’industria musicale nei confronti delle donne, alle quali rispetto agli uomini non sono concesse le stesse opportunità e gli stessi privilegi. Poi se hai anche fatto X Factor, non ne parliamo…
In “Meditazione” invece oltre a te sentiamo la voce di Elio. Anche in questo caso, come mai proprio Elio? Hai dapprima pensato di voler collaborare con lui pensando a quale brano cantare insieme successivamente, o viceversa?
Quando ho scritto Meditazione ho riso tanto. È stato il brano stesso ad ispirarmi. Immaginavo già la scena, con Elio e la sua voce inconfondibile, nei panni del guru strampalato. Per me lui è un perfetto ambasciatore di ironia, leggerezza e disincantata irriverenza. C’eravamo incontrati tra l’altro, in occasione di un suo concerto dove ho avuto il piacere di fare da opening act . Eravamo in contatto. Così l’ho chiamato e raggiunto a Roma per fargli sentire la pre-produzione. Il brano l’ha conquistato subito. È stata davvero una bella esperienza.
Sempre in “Meditazione” canti “Svegliati bambina, è il momento di scappare dalle notti di una vita artificiale fatta solo di abbondanze. Svegliati e respira”! Un testo molto bello ed… ispiratore. Ma tu, quanto spesso mediti?
Mi piace meditare sorseggiando un bel bicchiere di cerasuolo.
Chi è “Valentina”?
È tutto quello che ti ferisce ma non ti distrugge. È amore e odio, che non conosce sesso, come la morte e l’abbandono.
Dici che “Cane che abbaia morde”. Anche tu mordi ogni tanto?
Si l’ammetto, mordo. Ma spesso per difendermi.
Di questo brano, per altro, anche versione Ukulele. In slang si suol dire “once Ukulele, always Ukulele”. Chi inizia a suonarla non riesce più a separarsene. È così anche per te?
Si! E non poteva mancare un arrangiamento per ukulele del mio “Cane che abbaia morde“. Da 5 anni fedelmente e felicemente “addicted“. Suono molti strumenti, ma l’ukulele è sempre l’ukulele.
Il tuo disco è uscito il 30 Ottobre e sta già riscuotendo parecchio successo. Il 20 Novembre inizia ufficialmente il tuo tour. Ospiti con te potrebbero esserci Elio, Brunori Sas e Nico and The Red Shoes?
Il tour parte dalla Sicilia il 20 Novembre da Ragusa (Prima Classe) e girerà tutta l’Italia. Il 21 novembre sarò a VILLA SAN GIOVANNI – RC (CSC Nuvola Rossa), il 27 novembre a ROMA (Monk Club), il 28 novembre a FIRENZE (Combo Firenze), il 10 dicembre a MILANO (Arci Ohibò), l’11 dicembre a TORINO (TBA), il 16 dicembre a VARESE (Twiggy Varese), il 15 gennaio a SALERNO (Modo Ristorante) e il 21 gennaio a PALERMO (Studio 22). Il calendario è naturalmente in aggiornamento sui miei canali sociali. Ospiti? Perché no! Chissà.