I Doors in realtà non esistono più da quando Jim Morrison è morto nel 1971, anche se non sono mancate le reunion dei membri superstiti a cui però non ha mai preso parte il batterista. Un paio di anni fa poi è morto anche il tastierista Ray Manzarek, ma esiste la società editrice che ne cura i diritti di autore. La quale, insieme ad altri grandi nomi del rock come Neil Young, ha fatto causa a Spotify, l’applicazione musicale che ha preso ormai da tempo il posto di iTunes nell’ascolto della musica in streaming con successo portentoso. Gli utenti attivi infatti sarebbero 140 milioni in tutto il mondo di cui gli abbonati oltre 60 milioni. A portare avanti l’azione legale la società di diritti musicali ed editrice la Wixen Music, che ha chiesto un miliardo e mezzo di dollari di danni per mancato pagamento dei diritti di autore. In realtà Spotify non è la prima volta che si trova in questo tipo di situazioni.
Tempo fa era stato trovato un accordo con altre società di diritti d’autore e Spotify aveva proposto un indennizzo forfettario di 43 milioni di dollari, ma la Wixen ha giudicato la proposta non sufficiente: «Riteniamo che i nostri clienti valgano tra l’1% e il 5% della musica distribuita attraverso questi servizi» hanno dichiarato i legali. Spotify infatti sempre secondo i legali non disporrebbe delle corrette licenze di utilizzo musicale e questo sarebbe il vero problema: non un uso non autorizzato, ma un uso scorretto. Tale utilizzo scorretto, sempre secondo la Wixen, sarebbe in uso sul 21% dei 30 milioni di canzoni che si possono ascoltare su Spotify. Viene da chiedersi ovviamente chi sono gli altri artisti che hanno invece il privilegio di aver ottenuto dei contratti regolari e perché. E’ risaputo che molti musicisti boicottano il sito musicale, ad esempio i Radiohead, perché paga cifre irrisorie, permettendo di guadagnare solo ai grandi nomi, mentre i piccoli artisti ricevono pochi spiccioli. Tutto questo mentre Spotify sta per fare il suo ingresso in Borsa.