Per molti il brano Betty contenuto nell’ultimo disco dei Baustelle, era già il pezzo migliore di L’amore e la violenza. Esce oggi il videoclip ufficiale, che farà discutere a lungo, di cui sono registi Fabio Capalbo e lo stesso cantante del gruppo, Francesco Bianconi. Così lo stesso Bianconi aveva spiegato il brano: “Sono amico di Betty, usciamo insieme. Andiamo agli aperitivi e ai concerti, incontriamo persone per strada, nei bar e nelle camere da letto. Abbiamo profili memorabili e foto che non riusciamo a stampare. Vorremmo sedurre il mondo. A lei piace una musica, a me un’altra. Spesso facciamo le cose che non vorremmo fare. Quando non stiamo insieme la spio. Come lei, senza un motivo a volte rido e a volte piango. Sono arrivato a una conclusione: Betty siamo noi”. Se siamo noi, o almeno la generazione di Bianconi, il ritratto che se ne ottiene dal video (ma anche dal testo) è quello di una disperazione totale, in realtà non così distante dalla realtà dei 30/40enni di oggi. Mancati eroi di una realtà vuota, fatta di happy tour, solitudine, amicizie fittizie, nullità esistenziale, social network abbaglianti, la Betty del video sempre ripresa in primissimo piano è una ragazza fortemente depressa, che ingoia pillole, cammina da sola mentre alle spalle spuntano personaggi inquietanti (uno di loro lo stesso Bianconi) che la lasciano andare alla sua deriva. Fino a quando la giovane si ferma sul ponte che collega la stazione Garibaldi di Milano e il quartiere Isola, guarda dabbasso e sembra lanciarsi di sotto, momento in cui il video si chiude con il buio. Disperante il ritornello della canzone: “Betty è bravissima a giocare Con l’amore e la violenza Si fa prendere e lasciare Che cos’è la vita senza Una dose di qualcosa Una dipendenza”, come disperante è il verso conclusivo: “Betty ha sognato di morire Sulla circonvallazione Prima ancora di soffrire Era già in putrefazione Un bellissimo mattino Senza alcun dolore”. Chi salverà la generazione di Bianconi e Betty? Forse è già troppo tardi.