Per i duecento anni dalla nascita di Richard Wagner, il Teatro di San Carlo mette scena l’opera del compositore tedesco Der fliegende Holländer (L’Olandese Volante). Stefan Anton Reck dirige Orchestra e Coro stabili, quest’ultimo preparato da Salvatore Caputo. Il San Carlo propone il moderno e visionario allestimento di Yannis Kokkos, prodotto dalla Fondazione Teatro Comunale di Bologna, dove ha debuttato nel 2000 ed è stato ripreso lo scorso marzo. Kokkos firma scene, costumi e regia (ripresa da Stephan Groegler), ispirandosi alla natura fredda e “spettrale” dei paesaggi nordici. Con le proiezioni di Eric Duranteau e le luci di Guido Levi, in una scena con giochi di specchi e pochi elementi, l’artista offre una lettura del titolo in chiave metafisica, tesa ad esaltare la dimensione di solitudine e tormento del protagonista, un “navigatore maledetto” costretto a vagare per i mari in eterno fino all’incontro con l’amore puro. Al San Carlo di Napoli, cast di cantanti di grande livello con Juha Uusitalo (19,21,24) e Yalun Zhang (26,28) nei panni dell’Olandese, Stanislav Shvetz (Daland), Elisabete Matos e Jennifer Wilson (Senta), Enzo Peroni (Steuermann), Will Hartmann (Erik) ed Elena Zilio (Mary).
L’argomento di fondo de Der fliegende Holländer (strutturata come un’opera romantica tedesca tradizionale, con arie, duetti, terzetti, cori ed anche una ballata che occupa buona parte della seconda scena o atto) è il sacrificio per redimersi dopo il peccato più grave (la bestemmia). Wagner intendeva che le scene (o i tre atti), venissero rappresentati senza soluzione di continuità, ma è invalsa la prassi di metterli in scena con due intervalli Der Fliegende Holländer è, tra le opere di Richard Wagner, quella più rappresentata in Italia; se ne contano oltre 85 allestimenti di cui 20 nel periodo 1877 (prima italiana di Lohengrin, primo lavoro di Wagner rappresentato in Italia ) ed il 1949 e circa 65 dopo il 1950. Nell’anno “par excellence” delle celebrazioni verdiane – la stagione 2000-2001- se ne videro ed ascoltarono, quasi a mò di legge del contrappasso, addirittura tre allestimenti in otto dei maggiori teatri lirici italiani. Questa stagione l’apologo del comandante blasfemo che trova il vero amore per redimersi è in scena in quattro fondazioni liriche (Torino, Milano, Bologna e Napoli). A Torino ed a Milano hanno lasciato perplessi regie di intonazione tra il post-marxista ed il populista, molto differenti da quella di Kokkos.
Un’altra doppia edizione ha iniziato a viaggiare il 15 dicembre a Como ed, entro metà maggio, andrà a Bolzano, Bologna, Cremona, Milano, Monza, Reggio Emilia, Roma, Varese e un’altra dozzina di città, nonché in tournèe in Francia e Germania a Rouen e Magdeburg. È un progetto europeo per avvicinare a Wagner i bambini (dai 3 ai 13 anni) e i ragazzi. Sono stati già prenotati circa 100 mila biglietti, ma c’è ancora posto (www.operaeducation.org).
La versione per i bambini, intitolata Il Vascello Incantato, riduce in 40 minuti le due ore e mezza della partitura: con la regia e la drammaturgia di Alessandra Premoli e l’adattamento musicale di Federica Falasconi, trasforma l’opera in una fiaba per apprezzare chi, come Senta, non bada alle apparenze e crede nei sentimenti . La versione per ragazzi e adulti, intitolata l’Olandese Volante, con la regia di Luca Simon e l’adattamento musicale di Samuel Sené, riduce leggermente la partitura e la arrangia per un organico più piccolo ma mantiene inalterata la struttura del musikdrama wagnariano. Si cimentano bene i giovani cantanti dell’As.Li.Co., pluriennale ente lombardo di formazione per la lirica. Le ragioni sono molteplici : è relativamente breve (due ore e mezza di musica), ha un impianto weberiano “a numeri chiusi” (otto principali, suddivisi in un totale di 22, intermezzi compresi) su una struttura abbastanza simile a quella dei melodrammi italiani, non richiede una messa in scena complessa.
Per il vostro chroniqueur, Holländer ha un significato particolare: è il primo spettacolo lirico a cui assisté, poco più che bambino, nel 1954, quando si usava ancora intitolarlo “Il Vascello Fantasma”, seguendo la prassi francese. Dirigeva il mitico Karl Böm, cantavano Leonie Rysanek e Hans Hopf: l’allestimento (di Camillo Parravicini), in tre atti, era tanto tradizionale (con fiordi e navi di cartapesta, tempeste ed apoteosi finale) da restare indelebile nella memoria di un dodicenne. Naturalmente, Holländer è molto di più di quanto non paia nella vulgata popolare : ha in nuce tutto il Wagner del futuro – dal flusso orchestrale ininterrotto all’afflato cosmico, all’estraneità dei protagonisti dal mondo circostante, al percorso davvero satanico, ove non fragorosamente osceno, per giungere a quell’”Erlösung” (“Redenzione”) con cui il Maestro chiuderà l’ultima nota di “Parsifal”. Il personaggio Holländer è l’archetipo di Tannhauser, Lohengrin, Siegfried, Franz von Stolzing, Tristan e Parsifal , ossia un po’ di tutti coloro che sono o si sentono “differenti” rispetto al mondo circostante (visti con le lenti quadrate indossate dal Wagner iconografico di gran parte dei ritratti) e che trovano nella Fede la soluzione ai propri problemi.