Il periodo tra Natale e l’Epifania è dedicato, in tutto il mondo, ai concerti di musica sacra, facendo spesso ricorso a quell’enorme (e in gran parte non esplorato) scrigno che è la musica barocca. Quasi sempre si tratta di concerti eseguiti in Chiese, sovente gratuiti o a biglietti d’ingresso a prezzi nominali. Roma è una delle sedi naturali per serie di concerti di questo tipo data la vastità del patrimonio barocco. Una caratteristica che spesso notano i cronisti di tali concerti è la grande presenza di pubblico giovane, anche di quello che di solito non frequenta le Chiese. E’ un fenomeno non solo romano e non solo italiano. Lo si riscontra ad esempio al Festival estivo di Salisburgo che da due anni inizia con una “introduzione spirituale” dedicata in gran misura alla musica barocca. Non è un caso, poi, che nella prima parte del Festival estivo di Salisburgo, la Collegiata barocca dell’Università sia dedicata alla contemporaneità più avanzata e a numerose prime mondiali.
Tralasciando intraprese principalmente turistico-commercial-popolari (come il Christmas Festival in Rome), è interessante notare come un fenomeno analogo si verifichi a Roma, considerata coma una delle capitali europee della musica contemporanea. Barocco e contemporaneità hanno molti punti in comune: l’improvvisazione, l’interpolazione a secondo degli artisti di cui si dispone, l’essere eseguita non solamente in luoghi pubblici (teatri, Chiese) ma anche e soprattutto in ambienti privati (come i saloni dei Palazzi aristocratici), stili liberi (come la sonata ed il capriccio), il senso del ritmo, la voce umana spinta agli estremi.
L’Accademia Filarmonica Romana, nata circa 200 anni fa per iniziativa di giovani musicisti appassionati di quella che era allora la musica contemporanea, è stata per decenni un elemento propulsivo della modernizzazione a Roma. Lo è naturalmente ancora: ad esempio, nel 2013, la stagione chiude in maggio con la prima mondiale di un dittico operistico sulla condizione femminile. La stagione in corso è organizzata in vari percorsi: uno di essi è dedicato al barocco (cinque concerti dal 6 dicembre all’11 aprile) anche per riscoprire artisti e opere che stanno emergendo dell’oblio.
Un esempio eloquente è il concerto eseguito (due volte lo stesso giorno, il 13 dicembre) a Palazzo Doria Pamphilj (ora sede dell’Ambasciata del Brasile) nella magnifica “sala per la musica”. Il programma, imperniato su Corelli e sul giovane Händel del periodo romano, aveva tutte la caratteristiche di contemporaneità in quanto costruito in gran misura su “prime mondiali” di lavori riscoperti , che probabilmente in epoca barocca hanno avuto solo una o due esecuzioni in serate private in Palazzi principeschi. Eseguiva “Le Nuove Risonanze”, il complesso specializzato creato nel 1995 da Fabio Bonizzoni (e ormai noto in tutto il mondo) su strumenti rigorosamente d’epoca.
Unici pezzi noti: la breve modernissima sonata di Corelli “Le Follie” e l’aria di Händel per castrato (la ha cantata il contralto Elena Biscuola) Notte Placida e Cheta . Il resto era in gran musica la scoperta di musica di Corella non concepita per la voce (sonate) ma trasformate da Antonio Tonelli, violoncellista e compositore in antifone mariane. In breve un “Corelli trasformato”, tutto da scoprire e da gustare. Come abbiamo fatto a Palazzo Panphili in attesa che Bonizzoni e il suo complesso ne traggano un cd.