E’ già passato agli annali dei miti del rock, il concerto con cui Bruce Springsteen ha dato l’addio all’Italia dopo altre tre memorabili esibizioni, ieri sera a Roma. Ognuno di essi sembrava insuperabile rispetto al precedente, e così è stato anche ieri, dove un Bruce Springsteen che evidentemente prova piacere a stupire ogni volta il suo pubblico ha superato se stesso. Ci sono rimasti male tutti quelli che ieri non sono corsi a Roma (c’erano 35mila spettatori all’Ippodromo delle Capannelle) ma ormai la lezione l’hanno imparata: ogni concerto del Boss è diverso dal precedente e bisognerebbe vederseli tutti. Ieri sera oltre a proporre diverse rarità come Kitty’s Back o Incident on 57th street, dal suo disco di quarant’anni fa esatti “The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle” ha tirato fuori, sempre da quel disco, una autentica perla, un brano mai eseguito prima in Italia ma neanche in Europa. Una delle sue canzoni più struggenti dedicate alla sua New York, il pezzo New York City Serenade. E per farlo si è preparato alla grande ospitando sul palco la sezione archi della orchestra Roma Sinfonietta. Pubblico ovviamente impazzito e oggi tutti a commentare: perché non sono andato a Roma?
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