Dopo il riuscito EMOTICONS-No project futuring Danilo Rea, suo terzo album, Luigi Masciari pubblica in questi giorni NOISE IN THE BOX (Toski Records TSK011). Napoletano (1977), docente di chitarra jazz ai conservatori di Roma e Reggio Calabria, ha dalla sua un notevole curriculum (ha studiato con J. Hall, J. Di Iorio, Scott Henderson, G. Cables, M. Miller, B. Golson oltre ad aver suonato fra gli altri con Paolo Damiani, Paul McCandless, Javier Girotto, Stefano Di Battista, Andy Gravish) si ripresenta con un’altra convincente prova.
Tutto quello che mi sento di dire su questo mio ultimo lavoro è che si tratta di una fotografia più o meno fedele del mio modo di vedere la musica, quindi di vedere la vita.
Quando riascolto questo disco è un po’ come aprire una scatola dei ricordi in cui è possibile scorgere gli echi di generi musicali apparentemente lontani, ricordi affettivi, incontri musicali che hanno segnato in maniera più o meno profonda il mio percorso..
Si potrebbe raccontare una storia per ogni brano : in Partial Parody, le armonie del jazz modale incontrano sonorità dichiaratamente rock senza interrompere il naturale scorrere della musica. Blue Noise invece ci parla di come una melodia in stile Jeff Beck avrebbe suonato su accordi alla Mingus. Il brano al quale sono più legato resta B.less : quando lo riascolto rimango sempre sorpreso di come una semplice e brevissima melodia possa portarmi così lontano con la mente…per diverso tempo ho cercato di trovare uno sviluppo a queste otto misure. Perdevo tempo era già tutto lì, davanti a me (Luigi Masciari)
NOISE IN THE BOX conferma Masciari brillante compositore. Si tratta di un lavoro per certi versi meno levigato del precedente ma non per questo meno interessante. Il riuscito utilizzo di elettronica (Emiliano di Meo) , sposta questo lavoro verso zone più sperimentali, riservando continue sorprese. In grande spolvero i compagni di viaggio, tutti musicisti di qualità dal batterista Alessandro Paternesi ad Enrico Zanisi che con il suo Fender Rhodes crea eleganti atmosfere anni ’70, contrapponendosi all’elettronica di Di Meo. Insieme al leader giganteggiano il sax di Cristiano Arcelli e Francesco Bearzatti special guest in quattro brani. La chitarra del leader , in possesso di un ampio vocabolario, si muove a suo agio sia nelle atmosfere più jazz sia in quelle più bluesy, come in Blue Noise dove sembra omaggiare i grandi dello strumento (Jeff Beck, Clapton ,Hendrix) , passando da fiammeggianti soli ad atmosfere più canoniche come in Tube Station. I geniali arrangiamenti che fondono elettronica con sonorità vintage , caratterizzano questo nuovo viaggio musicale che cita ed omaggia il passato. E’ un ulteriore conferma delle capacità di Luigi Masciari che dimostra di possedere le qualità del leader capace di percorrere un proficuo ed originale percorso musicale. Il brano che merita una particolare menzione è la stupenda B.Less che in qualche modo riporta ai climi di In a Silent Way di Davis . Masciari e Francesco Bearzatti si superano “ sfiorando” quasi le note, creando una atmosfera magica e sospesa. Gran bel lavoro, consigliato “vivamente”.
Danilo Zanchi esordisce a quasi trenta anni con LOOKING AHEAD (Alfa Projects AFPCD 137, distr. Egea) dopo aver studiato chitarra jazz con docenti del calibro di Umberto Fiorentino, Fabio Zeppetella, Maurizio Lazzaro ed aver frequentato seminari con Kurt Rosenwinkel, Barry Harrys, Joe Diorio, Garrison Fewell, Scott Henderson, Mike Stern, Peter Bernstein, Massimo Morriconi, Cinzia Spata, Stefano Micarelli, oltre al brasiliano Guinga. L’esordio avviene con la formazione in trio, sicuramente la più difficile per un chitarrista, una scelta ammirevole e per certi versi anche sorprendente. In questo LOOKING AHEAD (Alfa Projects AFPCD 137, distr. Egea) gli sono a fianco due musicisti del calibro di John B. Arnold alla batteria e il grande Ares Tavolazzi al contrabbasso. Oltre alla scelta del trio colpisce il percorso musicale estremamente rigoroso e riservato a palati fini.
Il mio amore per la chitarra jazz è esploso da adolescente quando ascoltai Bright Size Life di Pat Metheny. Fu così che iniziai a studiare chitarra jazz . Da allora non ho più smesso consapevole che la ricerca di un proprio stile passa attraverso in percorso costruito con umiltà e determinazione. Se dovessi scegliere un album da portare su di un isola deserta non avrei esitazione : Jim Hall & Pat Metheny . (Danilo Zanchi).
Zanchi oltre alla dichiarata passione per Metheny, sembra prediligere i percorsi musicali di Jim Hall, Mick Goodrick, Bill Frisell con qualche occhiata al jazz del nord Europa quello di Terje Rypdal, senza tralasciare il primissimo John McLaughlin. Le belle melodie e composizioni presenti in LOOKING AHEAD vengono proposte con estremo gusto, con atmosfere rarefatte nelle quali i musicisti oltre al feeling mostrano l’attenzione alla esecuzione, al tocco, alla ricerca della nota giusta senza rincorrere soluzioni accattivanti.
Il Titolo Looking Ahead mi e’ venuto in modo spontaneo, inteso principalmente in senso musicale come una separazione dal passato e dal Mainstream con cui mi sono formato, per dare spazio alle mie composizioni originali e quindi al Jazz piu moderno e di stampo anche europeo. La scelta di Tavolazzi e Arnold e’ dovuta alla loro apertura musicale, essendo due musicisti molto eclettici e che vengono da diversi percorsi musicali. Per questo li ho ritenuti adatti per le mie composizioni.(Danilo Zanchi)
Originale il sound di Zanchi che opta per una semiacustica (artigianale Comins “Reinassance” costruita dal liutaio americano Bill Comins) che la dice lunga sull’approccio di questo nome nuovo della chitarra italiana. All’altezza le composizioni che mostrano idee chiare e maturità stilistica. Apertura conPaunasia, brano basato su una struttura modale che vuole essere un omaggio a Wayne Shorter che lo ha ispirato. Assai belle le atmosfere delle ballad The First Light, My Farm e Your Presence (in ¾) brano questo che ci ha colpito maggiormente. Interessante la struttura di Strange Time, nel quale –come precisa lo stesso autore- si alternano di battuta in battuta diversi tempi composti . Evidenti le influenze della musica araba in Arabian Spring, composto da Zanchi pensando alla rivolta della Primavera Araba. Chiude il cd il brano Bop Dizy chiaramente dedicata al Be Bop (‘Dizy è invece il soprannome con il quale mi chiama un mio amico- precisa lo stesso Zanchi) . Eccellente qualità delle registrazioni avvenute negli studi Artesuono di Cavalicco (UD).
Doverosa la citazione per uno dei più grandi chitarristi italiani, noto agli appassionati di rock e non solo: Marco Zoccheddu. chitarra solista del gruppo prog della Nuova Idea, negli anni ’70 sembrava destinato a diventare la risposta italiana a John McLaughlin. Lasciata la Nuova Idea fondò gli Osage Tribe (Bob Callero al basso e Nunzio Favia detto Cucciolo alla batteria) . Il trio dopo un memorabile concerto al Piper di Roma pubblica ARROW HEAD (Bla Bla, BBL 10052) prodotto da Franco Battiato. Dopo qualche mese Zoccheddu viene sostituito da Red Canzian e fonda Duello Madre ( Bob Callero al basso, Pippo Trentin sax, Franco ‘Dede’ Lo Previte batteria) gruppo prodotto da Gian Piero Reverberi con il quale incide l’omonimo album per la Produttori Associati, (PA/LP 47); un lavoro di gran interesse nel quale si fondono matrice rock e jazz. Entrambi gli album di Osage Tribe e Duello Madre sono stati di recenti riproposti su cd dalla etichetta Vinyl Magic. Inizia per Marco un periodo fatto di lunghe assenze, l’ultimo atto ufficiale è rappresentato dalla partecipazione all’album RIMINI di Fabrizio De André che per le parti di chitarra richiede espressamente la sua presenza . Da qui un lungo silenzio dai palcoscenici che contano fino al ritorno in concerto con i Gleemen con i quali parteciperà alla seconda rassegna Prog Exhibition, tenutasi a Roma. Nello stesso anno e più precisamente il 21 ottobre del 2012, al Teatro Verdi di Genova partecipa alla Reunion della Nuova Idea, fortemente voluta dal batterista Paolo Siani che ben coadiuvato dal figlio Alessandro, è riuscito nell’intento di riunire sul palco la formazione originale arricchita da numerosi ospiti. In quella occasione Zoccheddu si è ripresentato in splendida forma lasciando intravedere i bagliori della sua sapienza chitarristica, duellando da par suo con Ricky Belloni dei New Trolls.
Ne è testimonianza il dvd NUOVA IDEA-Live Anthology feat. Paolo Siani. (BWR 166), uscito in questi giorni nel quale oltre a i concerti del Verdi e al Club Giardino, vengono recuperati, foto, articoli e filmati d’epoca. Tutto questo grazie al lavoro dell’etichetta genovese Black Widow, alla quale si devono ristampe di gruppi storici come gli High Tide, i Black Widow, pubblicazioni di gruppi prog rock italiani, reunion come per Nuova Idea e Latte e Miele, dvd sui Delirium o addirittura pubblicazione di album all’epoca inediti come nel caso degli Spettri. E’ una conclusione che da speranza a chi la musica la ama veramente “Passione, solo passione” dichiarano i titolari della Black Widow. La recentissima conferenza stampa di Luciano Vanni direttore di Jazz.It lancia una nuova formula per fare musica jazz: no contributi pubblici, musica ad impatto zero, una rete di club nazionali con sale messe gratuitamente a disposizioni per proporre jazz in location anche incredibili come nel caso di Matera oltre a Roma, Milano, Montefalco, Rovereto, Matera, Volla e un festival il Jazz Fest-Italian Jazz Expo la cui seconda edizione andrà in scena a fine giugno a Collescipoli (TR). Due esempi, due risposte concrete agli interrogativi posti in apertura di articolo per ricreare una scena musicale dove chi vale abbia la possibilità di farsi ascoltare, dove i giovani musicisti possano emergere, dove i soldi dello stato vengano utilizzati per sostenere le scuole di ogni ordine e grado e, diciamolo pure, non sperperati come molto spesso è avvenuto. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo rinascimento, di un cambiamento epocale dove la buona musica, quella sincera, possa tornare a farla da padrone e i nostri amici musicisti, chitarristi e non, possano vivere con maggiore serenità.