Mac DeMarco, giovanissimo artista di Montreal, Canada, reduce dal successo del suo primo full lenght, ‘2’, arriva in Italia per una data milanese il 30 novembre al Circolo Magnolia (ingresso 15 euro più tessera Arci. inizio concerti ore 21), per per presentare il secondo album Salad Days, ,uscito per Captured Tracks/Goodfellas ad inizio 2014, e conferma definitiva del suo talento.
“As I’m getting older, chip up on my shoulder…” sono queste le note con cui si inaugura il secondo lavoro sulla lunga distanza di Mac DeMarco, ideale seguito a quel ‘Mac DeMarco 2’, che tanto era piaciuto alla stampa più trendy. ‘Salad Days’ – temiamo non ci sia alcun riferimento ai Minor Threat…- è così l’atto di commiato definitivo dalla fase post-adolescenziale. Ferme restando le doti di morbido crooner del nostro e quelle chitarrine così liquide, la sensazione è quella di un parto più maturo, completo. Nonostante i suoi 23 anni DeMarco appare sufficientemente disincantato, assolutamente cosciente dei risvolti positivi quanto negativi della vita odierna. Scritto durante una serrata serie di apparizioni internazionali, il disco offre un’attendibile versione del DeMarco uomo e compositore, tra momenti di assoluto stupore e qualche slancio di carezzevole follia. Un punto di vista molto personale su quella che appare una carriera in crescita.
Eppure siamo di fronte ad un lavoro disteso, conciso, paradossalmente spensierato. Alcuni dettagli importanti: il gelido sintetizzatore di ‘Chamber of Reflection’, assomiglia ad una delle più attendibili riletture del soul bianco da parte del nostro, qualcosa che potrebbe vagamente somigliare al Daryl Hall prodotto da Robert Fripp. Un esempio affatto trascurabile di quello che è oggi DeMarco, quasi si fosse scrollato di dosso definitivamente gli ingombranti fantasmi indie che albergavano nelle sue prime prove soliste. Spesso si assapora un’atmosfera vicina al John Lennon solista e nonostante i parchi arrangiamenti, si potrebbe ipotizzare una miniaturizzazione delle visioni spectoriane. ‘Brother’ ad esempio si iscrive al ruolo di classico istantaneo, una bizzarria pop che abbiamo imparato ad apprezzare unicamente dalla sua penna.
E ancora le fenomenali melodie di ‘Treat Her Better’, frutto comunque di uno studio sulla materia che manca a tanti fenomeni da baraccone. La sincerità prima di tutto, ma anche la tecnica, che certo non manca da queste parti. La carriera di Marc sembra avviata a grandissime cose, la sua etica lavorativa non conosce pause, ed il frutto di questa rincorsa sul tempo si concretizza in un parto importante come ’Salad Days’. Un disco che ci ricongiunge logicamente alla canzone d’autore, diretta ma mai scontata, astuta al limite. Un futuro radioso, per un altro ragazzo prodigio che ci investe con un manufatto di solenne austerità.
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