Dopo mesi di polemiche, anche insulti da parte di molti che l’han giudicato un maleducato, Bob Dylan andrà a ritirare il premio Nobel per la letteratura che l’Accademia di Stoccolma gli ha concesso lo scorso dicembre. Il cantautore americano, il primo autore di canzoni a ricevere una tale onorificenza, si era reso intracciabile a lungo, non rispondendo alle telefonate dell’Accademia. Poi una lettera in cui ringraziava ma diceva che causa “precedenti impegni” non poteva recarsi a ritirare il premio. Nessuno ha mai saputo cosa fossero quegli impegni, ma si sa che Dylan odia apparire in pubblico a meno che non si tratti di un concerto, non sopporta i media e le attenzioni del mondo intellettuale ed è uno che raramente si fa vedere in giro, se non coperto da un cappuccio della felpa in testa evitando accuratamente chiunque. Tale comportamento è stato definito schizzinoso e snob, ma lui è così, prendere o lasciare. D’altro canto è l’uomo di spettacolo più scrutato, sezionato, indagato, giudicato (male) dell’ultimo secolo. Adesso Dylan sarà a Stoccolma per due concerti questo weekend e secondo il segretario dell’Accademia, Sara Danius, si recherà a ritirare l’onorificenza. Sarà da solo e ha chiesto che l’incontro si svolga “a porte chiuse”, senza la presenza di estranei e soprattutto di telecamere e di giornalisti. L’incontro infatti si terrà nei camerini della sala dove Dylan si esibirà, saranno presenti alcuni membri dell’Accademia che gli consegneranno la medaglia e il diploma commemorativo. Insomma, se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto…
Resta un mistero: i vincitori dei premi Nobel ricevono una cifra pari a circa 900mila dollari, ma è richiesto che tengano un discorso pubblico entro sei mesi dalla premiazione, che è stata lo scorso 10 dicembre. Questo weekend, visto quanto annunciato, non ci sarà alcun discorso pubblico. La deadline scade il prossimo 10 di giugno. Difficile che Dylan torni appositamente entro quella data a Stoccolma a fare il suo discorso. Rinuncerà alla grossa cifra? Certo Dylan non ha bisogno di soldi, con una carriera di oltre 50 anni e milioni di dischi venduti e centinaia di canzoni incise da altri artisti, oltre alle migliaia di concerti. Ma i membri dell’Accademia non si arrendono: è infatti possibile mandare un discorso video registrato, l’ultima volta è successo nel 2013 con la scrittrice Alice Munor, solitamente per motivi di salute o di anzianità. Manderà una discorso video registrato pur di avere i soldi? Noi non crediamo.
“Non ho mai avuto tempo di chiedermi se le mie canzoni fossero letteratura” scrisse Dylan all’Accademia lo scorso dicembre “ringrazio l’Accademia per aver avuto il desiderio di prendere in considerazione questa mia domanda e in ultima analisi, aver dato una risposta così meravigliosa”.
C’è davvero bisogno che tenga ancora un discorso dopo queste affermazioni? E’ tutto in quelle parole, si tengano pure i soldi, magari possono darli in beneficenza. Ancora una volta Bob Dylan ha dimostrato che certe cose non si comprano con iil denaro. Uomo libero, ha riconfermato la libertà dell’arte dalle pastoie degli accademici, dei premi pagati in soldi, dall’invasione dei media pettegoli. In fondo, questo è rock’n’roll nella sua accezione migliore: libertà. Come disse una volta lo scrittore Bill Flanagan, “se mai le generazioni future avranno memoria di un rocker, questi sarà Bob Dylan”.