È uscito ieri il suo quinto album di inediti, che stavolta la vede completamente coinvolta, in veste di produttrice, ma anche anche autrice e ovviamente voce solista. E sempre ieri, a Milano, sono partiti i suoi instore che proseguiranno nelle città di Roma, Caserta e Bari al momento. A settembre, invece, tornerà il suo tour nei Palazzetti e alcune delle date pare stiano già sfiorando il sold out. Lei è Emma Marrone, e questo è quello che ci ha raccontato in round table qualche giorno fa…
Ti abbiamo lasciata con Schiena e ti ritroviamo con Adesso. Sono passati due anni e mezzo. Chi è la Emma di oggi?
Sono effettivamente una persona diversa, sono cambiata moltissimo anche perchè posso dire che ogni giorno io scopra una Emma diversa. D’altronde credo la vita sia una continua evoluzione, e ne ringrazio il cielo altrimenti probabilmente mi annoierei moltissimo, di me stessa in primis. Anche Adesso è perciò un disco diverso, più pensato, vissuto, con tantissime contaminazioni cantautorali, e tanta elettronica, ma anche grunge, rock e suoni che ottengono il loro reale valore solo se messi in relazione a quanto tempo mi abbia effettivamente preso questo progetto. È stato un lavoro di anni, fatto con tanto amore, coerenza e senza presunzione. Un periodo, questo, che mi è servito davvero per ritrovare la vera me, per capire il senso di ciò che stessi facendo e per far sì che tutte le cose – anche grazie al produttore Luca Mattioni – fossero al loro posto. Posso definire Adesso un disco “all’antica”, di quelli un po’ alla vecchia, nato per strada e fatto di rapporti reali con persone vere. Ho ricevuto più di 400 pezzi, da case discografiche, case editrici e anche da fan i quali volevano propormi brani loro. Ho ascoltato tutto e ho risposto a tutti, ed ecco cosa alla fin fine ne è venuto fuori. Sono molto soddisfatta, volevo tornare a quello che realmente è “fare la musica” senza pensare a logiche troppo commerciali e penso di esserci riuscita.
Uno dei tuoi brani, Per Questo Paese, parla d’Italia e di giovani intraprendenti. Il testo è di Amara, tu ci hai aggiunto una strofa. Come mai questa canzone?
Non è la prima volta che metto la faccia per parlare di situazioni “italiane”. Ho anche vinto un Sanremo con un brano quale “Non è l’inferno”. Non è poi un segreto quanto io ami partecipare alle manifestazioni di “Se Non Ora Quando” e non nascondo la mia amicizia con Concita De Gregorio. Mi sento rappresentante dei giovani in quanto tale. Di quei giovani, però, che si rimboccano le maniche e che fanno tanto, senza che nessuno li elogi. Amara, Erika, mi ha mandato il brano dicendomi che a suo dire avrei potuto cantarlo solo io. Mancava un po’ di pragmatica però, di cose concrete come piacciono a me. Ho messo mano al testo scrivendo tutta la strofa sull’omofobia e l’ho richiamata dicendole che così il suo pezzo l’avrei messo nel disco. Voglio infatti si pensi in positivo anche a tutti quei bravi ragazzi che nel loro piccolo ce l’hanno fatta. Credo fermamente l’Italia sia quella degli studenti che lavorano per pagarsi gli studi senza che nessuno ne parli. E poi, nonostante tutto, noi questo Paese lo amiamo perchè questo Paese ci ha dato tantissimo. In questo momento così esterofilo penso che di un pezzo come questo ce ne sia il bisogno.
Questo disco non nasce quindi di getto – come Schiena per il quale avevi detto di aver “vomitato” le parole tutte in una volta – ma bensì col tempo di amarlo, odiarlo e capirlo?
Sì esattamente. Basti pensare che fino a pochi mesi fa alcune canzoni ero certissima nel disco non le avrei mai messe. Mi sono allora concessa due anni e mezzo (e poco più) proprio per questo: per poter entrare nei brani, e per farlo in maniera totalmente rilassata, serena, con la lucidità e la concentrazione capaci di esprimere certe emozioni, certi messaggi, in maniera meno impulsiva, più elegante e azzeccata.
Due sono i brani – per altro firmati dai medesimi autori (N. Verrienti e C. Verrienti) che più mi hanno colpito: In Viaggio e Poco Prima Di Partire. Perciò ti chiedo: quale credi potrebbe essere l’aggettivo più rappresentativo del tuo viaggio? E per te, ad oggi, qaul è il senso di ciò che vivi ogni giorno?
L’aggettivo più vero per descrivermi sarebbe sicuramente uno soltanto: coraggio. A 31 anni posso dire di essere stata molto coraggiosa in passato, e di esserlo tutt’ora. I miei viaggi, da quelli mentali a quelli artistici, sono sempre stati molto coraggiosi, e hanno sempre avuto successo anche grazie all’aiuto di persone bravissime e all’altezza, capaci di coadiuvarmi e di starmi accanto in ogni momento. Anche la coerenza non mi è mai mancata, cosa importantissima in questo lavoro. Il senso, invece, lo sto ancora cercando. Il problema sai qual è? Il problema è che il senso cambia ogni giorno, ad ogni risveglio. Ma per fortuna, perchè in altro caso avrei già cambiato mestiere da un pezzo.
In Occhi Profondi fai riferimento ad una esperienza in cui hai messo tutta te stessa, e dici “un sogno non si può rifare”. Ti è mai capitato di pensare, invece, che nonostante tutto quell’esperienza la ripeteresti?
In certi casi sì. Soprattutto in amicizia. Io per un amico divento passione, fuoco, energia. Ad un amico sincero dò tutta me stessa e forse molto di più. Però quando poi capisco che dall’altra parte il sentimento non è tanto contraccambiato inizio a soffrire, vengo ferita mortalmente e ammetto io non perdoni sempre. Quando una cosa si è rotta – e si è rotta male – non credo la si possa riparare.
Torniamo al disco. In Adesso i suoni sembrano davvero molto curati, variegati. Non ci si annoia proprio mai!
Anche per questo consiglio sempre di ascoltare questo disco con un buonissimo impianto stereo. Per altro l’80% dell’elettronica è totalmente analogica e di questo devo ringraziare soprattutto Luca Mattioni, per la pazienza in primis. Mi ha sopportato nei momenti più stressanti in assoluto, quelli in studio quando tutto è quasi pronto ma non ancora perfetto. Più e più volte abbiamo fatto le 4 di notte con otto braccia concentrate sul mug per ore. E poi il vero tocco d’autore credo sia dovuto alla straordinaria professionalità di Matt Howe, vero genio dei suoni e vincitore di un grammy per l’album “The miseducation of Laruyn Hill”. Ci chiamava da Londra entusiasta ed io non ci potevo credere. Arrivato in Italia ha lavorato sodo, e si è complimentato con me dicendo che non gli sembrava fosse un album italiano il mio. Un gran complimento per i miei gusti! Lavorare con lui è stato incredibilmente surreale e magnifico. Ogni pomeriggio, alle cinque in punto, smetteva di fare tutto ciò che lo stava impegnando e preparava il the per me e per tutto il mio staff. Non potevo crederci. Qui incontri personaggi che non sono nessuno e si credono i più potenti del mondo, e lui, Matt Howe in persona, con un Grammy sul comodino, preparava ogni pomeriggio il the a me Emma Marrone!
Hai definito Argento Adesso l’outsider del gruppo. Come mai?
Anzitutto perchè non presenta una reale costruzione standard di una canzone. È caratterizzata da suoni un po’ drake e in radio non andrà mai un brano del genere. E poi outsider anche perchè per la prima volta parlo di sessualità al femminile. D’altronde anche noi donne abbiamo le stesse esigenze degli uomini e per altro ammetto mi sia sentita molto sensuale a parlare di sesso da donna.
Poco Prima Di Dormire, hai magari pensato di metterla a fine concerto?
Sì, è esattamente ciò che vorrei. Sarà sicuramente la traccia che chiuderà ogni concerto anche perchè mi sembra quasi fatta apposta. D’altronde chiude anche il disco. Gli archi e le voci, gli applausi e le grida che sentite in quel brano, son tutte cose vere, prese dal mio 3.0. Sono le urla dei miei fan, niente campioni da internet quindi.
(Claudia Cabrini)