C’è una scena, all’inizio del bellissimo film “Once”, in cui Glen Hansard, rimasto solo sul marciapiede di Grafton Street a Dublino, dopo aver cantato tutto il pomeriggio per i passanti, canta ancora una canzone. Non ha più un pubblico, se così si possono definire i passanti che ascoltano distrattamente un busker, un cantante da marciapiede, ed è ormai notte, la buia e fredda notte di Dublino. La canzone che segue è un urlo viscerale di dolore, nel vero senso del termine: Hansard si lascia andare a una interpretazione vocale straboccante, che fa tremare i polsi. A guardarlo c’è solo una ragazzina, la protagonista insieme a lui del film. Rimane così colpita che non può fare a meno di andare a conoscerlo e chiedergli il perché di tanta rabbia e dolore.
Così è la musica di questo fantastico ragazzone irlandese, giunto adesso al suo primo disco da solista (“Rhythm and Repose”) dopo le esperienze con i Frames prima e con gli Swell Season (lui e Markéta, la ragazza del film, con cui vinse anche un Oscar per la miglior canzone da film). È un’esperienza di intimità profonda, ascoltare le sue canzoni, come essere appunto a osservare un busker su un marciapiede scuro e abbandonato da tutti. Un’intimità che si mette a disposizione dell’ascoltatore per condividere il proprio cuore con il cuore di chi voglia farlo, o di chi sia ancora cosciente di averlo, un cuore. Poco importa comunque che sia un disco solista in realtà, perché Glen è sempre stato l’autore e l’interprete principe dei due gruppi.
In “Rhythm and Repose” Hansard continua a raccontare le sue storie di relazioni sentimentali difficoltose, di desideri grandi, troppo grandi da gestire con la nostra fragilità. Lo fa con la sua voce che ancora, a tratti, esplode in quell’urlo che lo ha reso interprete unico, lo fa affidandosi questa volta ad atmosfere particolarmente intime, che guardano come sempre ai suoi maestri musicali, Van Morrison, Leonard Cohen e Bob Dylan.
L’iniziale You Will Become, con quella chitarra acustica arpeggiata con urgenza potrebbe infatti uscire dal primo disco del poeta canadese, mentre Bird of Sorrow “spacca” come solo Van Morrison sa fare. Altrove Glen Hansard si permette interessanti sperimentazioni soniche con l’elettronica leggera della bellissima Philander (un brano scritto quando aveva solo 18 anni e lasciato nei cassetti). Con lui una pattuglia di ottimi musicisti: registrato a New York, il disco vede la presenza della stessa sezione fiati che sta accompagnando Bruce Springsteen nel suo tour europeo, David Mansfield, multistrumentista negli anni Settanta a fianco di Bob Dylan, di Javier Mas, chitarrista della live band di Leonard Cohen. Mica male.
C’è una parola poi che fa capolino spesso in questo disco, nei titoli e nei versi. È la parola speranza: High Hope e la conclusiva Song of Good Hope sono un invito ad affrontare la vita con fiducia, costi quel che costi. Glen Hansard da poco 42enne, è un uomo che ha vissuto profondamente, è nel music business da quando era un ragazzino, ha partecipato a film straordinari come “The Commitments” e “Once”, ha vinto un Oscar ed è amico di gente come Eddie Vedder con il quale anche questa estate è in giro in tournée. L’inquietudine esistenziale però rimane.
Parlando con lui pochi giorni fa, a un certo punto venne fuori proprio questo argomento: l’inquietudine che anima anche una relazione affettiva stabile, quel senso di inappagamento. “È la croce che si deve portare dietro un musicista” mi disse. “Se sei un musicista, hai essenzialmente un cuore da zingaro, un cuore vagabondo. Un cuore in grado di amare, e anche in modo puro. Ma è un cuore che vagabonda costantemente ed è molto difficile che si dia una sistemata, questo cuore. Credo che noi musicisti siamo così, per tutta la vita, con un cuore che vaga. Ma una volta che accetti la natura vagabonda della tua anima, puoi trovarvi pace”.
È una croce che ci dobbiamo portare tutti, in definitiva, perché è così che siamo fatti. A questa osservazione Glen ammise sorridendo che è per questo che ha scritto un brano come Song of Good Hope.
Le canzoni di Glen Hansard sono il viatico perfetto per sostenere questo cuore inquieto e vagabondo. In fondo, siamo tutti musicisti dentro. (Glen Hansard sarà in concerto accompagnato dai Frames per una sola data italiana il 18 luglio al Botanque festival di Bologna).