Il Miur con un comunicato stampa ha reso giustizia ai giovani che si sono cimentati in quest’ultimo mese con i test del TFA, sempre che la commissione istituita dal ministero sappia lavorare con il senso di giustizia che la nota ministeriale indica. Bisogna comunque dare atto al ministro Profumo di una grande sensibilità e di una correttezza che gli rende onore. Ha messo in atto dei meccanismi per correggere gli errori fatti da chi ha preparato i test e questo può restituire il mal tolto a tanti giovani che aspirano all’abilitazione. Questo è un segno importante, non è di molti riconoscere gli errori fatti e correggerli. I giovani insegnanti possono sperare che a penalizzarli non saranno gli errori fatti dal ministero, anzi laddove è stato il ministero a commettere errori si vedranno restituiti i punti! Questo è quanto ad oggi si può sperare, vedremo al lavoro la commissione e potremo valutare se quanto promesso ai giovani verrà mantenuto.
Se al ministro Profumo si deve riconoscere una sensibilità di fondo e una significativa volontà di giustizia, questo però non basta per restituire ai giovani quanto si deve. È l’impostazione di questi test ad essere sbagliata, non si trova chi sa insegnare con test di matrice puramente nozionistica o che chiedono cose che non vengono insegnate né che verranno mai insegnate. Se si vuol trovare chi è capace di insegnare è un’altra la modalità da mettere in atto, bisogna andare sul campo, ovvero verificare in azione chi sa insegnare e chi non lo sa.
Questi test sono di per sé un errore, sarebbero sbagliati anche se fossero perfetti, e l’errore sta nel fatto che non è un test a snidare chi è capace di insegnare. Per questo il ministro Profumo non dovrebbe fermarsi a riconoscere gli errori fatti dalle sue commissioni, ma dovrebbe andare fino in fondo e finalmente ammettere che sono i test in sé a essere un errore. Bisogna trovare un altro sistema per dare a chi la merita l’abilitazione all’insegnamento, e senza le restrizioni di questa assurda tornata di test.
Chi sa insegnare deve vedersi riconosciute le sue capacità,poi se le giocherà per trovare lavoro. L’abilitazione all’insegnamento deve essere riconosciuta a chi sa e sa comunicare, ma ottenere il posto è un’altra cosa e anche su questo urge una riforma così che in cattedra ci vadano insegnanti preparati e validi.