Marco Beghi, docente di Fisica della Materia al Politecnico di Milano parla con ilSussidiario.net dell’ipotesi di coprire la centrale nucleare di Fukushima con un sarcofago di cemento.
Sale l’allarme per l’impianto nucleare di Fukushima. L’Agenzia internazionale per l’energia nucleare, ha portato il livello di gravità da 4 a 5. La scala internazionale che misura la pericolosità di un episodio radiologico va da 1 a 7 ed ogni grado presenta una pericolosità dieci volte maggiore rispetto alla precedente. All’incidente di Chernobyl, nell’86, fu assegnato livello 7, mentre a quello di Three Miles Island 5. Scoppi, incendi, fuga di materiale radioattivo: da venerdì, quando il terremoto di magnitudo 9 ha provocato lo tsunami che ha investito il Giappone, nella centrale continuano a susseguirsi danni di questo tipo. L’impianto idroelettrico ha cessato di funzionare e con esso il sistema di raffreddamento del combustibile atomico e i tecnici, di conseguenza, tentano di pompare acqua direttamente nei reattori. Per oggi, le operazioni di raffreddamento sono completate. A quanto riferisce il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun, il generale Shigeru Iwasaki, capo di stato maggiore delle Forze di autodifesa aeree, ha annunciato: «Abbiamo concluso». Intanto, con l’aumentare dell’allarme si fa largo l’ipotesi di chiudere i reattori in un sarcofago di cemento armato.
Interpellato da Il Sussidiario.net, Marco Beghi, professore associato di Fisica della Materia al Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, spiega: «Fondamentalmente si tratta di una colata di cemento sui reattori. L’idea è quella di rinchiudere il reattore o quello che ne rimane in un contenitore ermetico, rinunciando a smantellarlo e in questo modo proteggere l’ambiente».
Nel dettaglio, il procedimento è il seguente: «In questo caso, come in altri, è probabile che, anzitutto, venga gettata una colata di cemento dagli elicotteri. Un primo strato, contenente anche piombo, che assorba una parte significativa di radiazioni. A quel punto ci si può avvicinare e costruire il resto». Dopo questa prima operazione, «si costruiscono dei muri attorno alla centrale, per poi chiudere il tutto con un coperchio». Per Chernobyl, il «reattore era completamente scoperto e non c’era altra possibilità», per Fukushima, difficile dire se e quando si farà. Quel che è certo, è che «si tratterà dell’extrema ratio. Se non si riuscirà a raffreddare il reattore e a portar via il combustibile rimasto, e se il rischio di fusione del nocciolo sarà sempre più incombente – in parte pare sia già fuso – non ci sarà alternativa».