Caro direttore,
sono esterrefatto da come anche chi si ritiene libero dai condizionamenti culturali di questa società di fatto è vittima più di tanti della mentalità dominante e cade nei più banali luoghi comuni.
È quello che mi è accaduto di riscontrare casualmente trovando un articolo della Stampa che mi aveva colpito per il titolo. Leggere infatti che sono troppi i compiti delle vacanze attribuiti agli studenti mi aveva attirato, perché io sono d’accordo, per cui sono andato a leggere cosa dicesse questo pediatra, Italo Farnetani, che si scagliava contro i compiti delle vacanze. “L’estate – spiega lo specialista all’Adnkronos Salute – è un periodo di relax e tranquillità in cui il ragazzo non deve stare rinchiuso in casa a studiare, ma deve dare spazio alla sua fantasia, uscendo all’aria aperta e incontrandosi con gli amici”.
Stupendo! Lo trovo vero, l’estate è una occasione per gustare il rapporto con la realtà, per conoscere, per aprirsi ad orizzonti sempre più vasti, per nuove amicizie, per un contatto vivo con la natura. Quindi un’estate senza compiti per lanciarsi all’attacco della realtà, e anche un libro che un ragazzo o una ragazza sceglie di leggere fa parte di questa avventura che è l’estate.
Invece nulla di tutto questo, il pediatra Italo Farnetani chiarisce subito il suo pensiero che mi lascia esterrefatto. Agli studenti delle scuole superiori “può essere sufficiente accendere internet e ricercare le informazioni che più interessano: social network, forum, chat e blog sono infatti i nuovi strumenti per tenere il cervello attivo. Oggi, grazie agli smartphone – aggiunge l’esperto – i ragazzi hanno tutte le informazioni a portata di mano. I genitori dovrebbero infatti abituare i loro figli a cercare su internet la storia di un monumento, la vita di un personaggio che dà il nome ad una via o la storia del luogo in cui si va in vacanza. Un modo attuale e divertente per attualizzare la ricerca e, ripeto, per tenere la mente allenata”.
Io pensavo che il geniale pediatra volesse suggerire agli insegnanti e ai genitori di fare un passo indietro rispetto agli studenti e ai figli perché loro potessero fare esperienza di rapporto con la realtà, con la natura, con una città, con un libro. Niente di tutto questo, meno compiti per poter andare più su internet. Una bella scoperta, non c’è di che!
Non c’è di che! Io pensavo che il geniale pediatra volesse suggerire agli insegnanti e ai genitori di fare un passo indietro rispetto agli studenti e ai figli perché loro potessero fare esperienza di rapporto con la realtà, con la natura, con una città, con un libro. Niente di tutto questo, meno compiti per poter andare più su internet. Una bella scoperta, non c’è di che!
Prendiamo il consiglio di Farnetani per il positivo che ha, perché introduce un fattore che è decisivo per le vacanze, è la domanda di che valore abbia questo tempo. È un tempo che bisogna riempire? Per cui se è questo, fanno bene i professori a dare più compiti possibile e i genitori faranno da controllori perché siano svolti questi onerosi, sempre più onerosi compiti! Oppure altro è il valore delle vacanze? È un tempo di libertà? Libertà come possibilità di gustarsi la realtà, di salire su una montagna, di farsi una nuotata dentro un mare più limpido che mai, di avventurarsi in una città, di leggersi un libro, di conoscere nuovi amici? Questo è il valore del tempo delle vacanze, un tempo di libertà!