Vedere che il colosso tedesco Volkswagen vola sul mercato, sapendo che può contare su tre marchi italiani è un’amara consolazione per il nostro Paese, che mai come in questo periodo sta soffrendo la crisi economica. Certo è che le parole di elogio usate da Rupert Stadler, Ceo di Audi, per la creatività e il design di casa nostra fanno comunque un certo effetto. I numeri presentati in occasione dell’Annual Report 2012 a Ingolstadt parlano chiaro e vedono il colosso tedesco proiettato alla conquista dei mercati. Audi è da 16 anni in crescita, nel 2012 ha venduto nel mondo 1,45 milioni di auto che equivale a 48,8 miliardi di ricavi, realizzando un utile di 5,4 miliardi. Cifre che farebbero invidia a chiunque. Ma i dirigenti guardano già al futuro pronti a investire su personale e fabbriche: fino al 2015 sul piatto già 11 miliardi (i nuovi assunti saranno 1500). Da segnalare che nel 2012 ai dipendenti è stato riconosciuto un bonus medio di 8mila euro. E in questo quadro idilliaco, il vecchio pallino di Volkswagen di acquisire Alfa Romeo torna alla ribalta. ilsussidiario.net ha chiesto il parere del professor Aldo Enrietti, docente di Economia Industriale presso la Facoltà di Scienze Politiche di Torino.
Volkswagen potrebbe acquisire il marchio Alfa Romeo. Se ne parla da tempo… Cosa c’è di vero?
Se ne parla almeno da un anno. Ci sono stati in passato scontri verbali piuttosto accesi tra Marchionne e il presidente di Volkswagen con il primo a dire: “Non ve la venderò mai”. Non si tratta di una una novità. Il discorso dell’Alfa Romeo può essere interessante se si considera che Volkswagen ha una grande capacità di gestire marchi di alta gamma e credo che potrebbe far crescere, sviluppare e rilanciare Alfa, marchio conosciuto in tutto il mondo. Impresa che finora non è riuscita a Fiat.
Nonostante la crisi Volkswagen continua a investire: è perché forse le auto di lusso non soffrono così tanto della congiuntura economica?
Volkswagen è un grande conglomerato con una miriade di marchi, tra cui Lamborghini e Bentley. Non c’è dubbio che l’Audi è la punta di diamante del gruppo, anche perché la maggior parte della produzione la esporta in paesi non più emergenti ma oramai emersi: Cina, Russia e India. È vero anche che Volkswagen ha marchi diversificati che tutto sommato hanno tenuto bene in questa congiuntura di mercato (la Germania ha senza dubbio dati migliori rispetto all’Italia). Non dimentichiamo poi il progetto di lungo periodo, ovvero quello di voler diventare il primo produttore mondiale nell’arco di qualche anno. Ovviamente tutto questo ha generato risorse che gli hanno permesso di investire.
econdo lei, la cessione di Alfa Romeo è una possibilità realistica?
Non lo so. Questa cosa va avanti da un anno e dubito che possa avere effetti, tanto più adesso che Marchionne ha dichiarato di voler investire sul marchio Alfa e portarlo negli Stati Uniti. O aspettiamo qualche anno e vediamo se questo ennesimo rilancio del marchio Alfa funziona o se non dovesse essere così magari potrebbe avere senso venderlo a qualcuno. Però in questo momento mi sembra assolutamente improbabile che questo accada visto che tutta la ridefinizione della politica Fiat ruota attorno alle auto alte di gamma e cedere ora sarebbe come darsi la zappa sui piedi.
Fiat ha sempre avuto il monopolio sugli stabilimenti in Italia. Cosa succederebbe se venisse ceduto il marchio Alfa Romeo?
È difficile rispondere tenendo conto che la produzione Alfa non è localizzata in un solo stabilimento. Bisognerebbe capire se si tratta della vendita del marchio o anche degli stabilimenti. Le vetture Alfa sono prodotte in stabilimenti dove si producono anche auto Fiat mi sembra prematuro potersi esprimere.
Tutta l’economia, anche il mercato dell’auto, sta soffrendo in Italia: quali potrebbero essere le strategie per ridare ossigeno al settore?
Se il Pil scende oramai da un po’ di anni e continuerà a farlo anche nel 2013 e i consumatori sono stati dissanguati da una politica di austerità non si vede come il mercato dell’auto possa riprendersi a breve. C’è un problema macroeconomico grosso come una casa dietro all’andamento del mercato dell’auto.
(Elena Pescucci)