A vent’anni dall’avvio dell’autonomia ci si può chiedere quanto essa si sia veramente realizzata e quanto, invece, sia stata un’operazione di maquillage di una scuola antiquata.
Oggi più di ieri l’emergenza educativa affonda nel nostro modo di vivere, segnato dall’indebolimento dei legami, dallo sgretolamento delle comunità e dalla debolezza delle istituzioni in attesa di ulteriori grandi riforme o smontaggio delle stesse che possono ripresentare antichi steccati ideologici.
La grande sfida è educativa e riguarda principalmente gli adulti, in particolare gli insegnanti, gli educatori, i dirigenti scolastici, le associazioni e tutti i soggetti presenti nel territorio.
La legge 59/1997 sull’autonomia scolastica ci interpella sullo stato di salute delle scuole autonome: qual è stato il reale apporto dato all’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo? Cosa significa vivere l’autonomia nel mondo dell’istruzione? E’ stata attuata?
L’autonomia è il valore di azione del singolo. A livello etimologico il termine deriva dal greco antico autonomos (auto- è il sé, nomos è la capacità di decidere, di normare): il termine ha pertanto il significato di crescita della capacità del singolo di decidere, autoregolarsi e porsi responsabilmente dentro la storia.
Se la scuola di un tempo era trasmissiva, classista ed espulsiva, quella attuale si deve confrontare con numerose variabili in termini di responsabilità e conoscenze vive che vengono sempre più richieste ai singoli cittadini.
L’esperienza già in atto di scuole autonome e di qualità rappresenta una realtà in cui si sperimenta una soggettività didattica e culturale. Quest’ultima è talmente viva che si traduce in ricerca/azione, intrapresa e costruzione di scuole aperte alle comunità e patti educativi territoriali con enti locali, università, fondazioni e imprese.
Alla luce del principio di sussidiarietà verticale ed orizzontale è possibile, quindi, rileggere e documentare le esperienze delle scuole autonome. I curricula personalizzati documentano che è possibile investire di più sulla libertà organizzativa, didattica e metodologica.
Ripensare all’autonomia delle scuole senza aspettare riforme dall’alto significa riprendersi la responsabilità di fornire ai ragazzi gli strumenti conoscitivi necessari per potersi orientare nel mondo.
Per questo tornare all’autonomia scolastica significa allargare una rete di pratiche e di relazioni, in modo che il dialogo su questi temi possa promuovere una Costituente della scuola per il Paese.
Rilanciare la prospettiva dell’autonomia è un’occasione per ripensare in modo radicale agli snodi fondamentali dell’attività scolastica e rimettere al centro l’educazione e l’istruzione come diritti fondamentali della persona.
Nel contesto odierno il sistema educativo e di istruzione rappresenta “il fulcro dello sviluppo sia della persona che della comunità; il suo compito è quello di consentire a ciascuno di sviluppare pienamente il proprio talento e di realizzare le proprie potenzialità” (J. Delors, Nell’educazione un tesoro). Per questo la scuola è il luogo dove il diritto all’educazione e all’istruzione diventa dovere e responsabilità per la cittadinanza attiva. Laddove le istituzioni scolastiche perdano di vista le persone a vantaggio di un sistema burocratico e formale rischiano, infatti, di divenire “uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile” (Scuola di Barbiana, Lettera ad una professoressa).
Riproporre l’autonomia scolastica significa pertanto favorire un sistema pubblico di istruzione meno ingessato e quindi più libero riprendendo lo stesso Regolamento dell’autonomia scolastica (DPR 275/1999): all’art. 4 le scuole autonome sono descritte come istituzioni che “concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adattando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo”.
Oggi è il tempo della persona e di una sussidiarietà reale. Le istituzioni scolastiche non devono vivere di un’autonomia “autoreferenziale” o “vigilata”, ma di un essere in relazione continua con il territorio promuovendo “accordi di rete, convenzioni con università statali e private, istituzioni, enti, associazioni che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di progetti” (Art. 7 DPR 275/99 c. 8).
Al di fuori degli accordi di rete è prevista per le istituzioni scolastiche la possibilità “di promuovere e partecipare ad accordi e convenzioni su progetti determinati, di più scuole, enti, associazioni di volontariato e del privato sociale” (Art 7, c. 9).
E’ l’autonomia didattica il cuore pulsante dell’autonomia stessa che mira a ridefinire la scuola come centro culturale e civico di un quartiere o di un intero territorio stabilendo vincoli, creando identità, valorizzando spazi condivisi, mettendo in relazione persone e associazioni per aprire le scuole alle comunità.