Danila Comastri Montanari, bolognese, con Saxa Rubra (Mondadori 2015) ci offre l’ultima avventura di Publio Aurelio Stazio. Affascinata dalla storia, e autrice di gialli storici ambientati nell’età della Restaurazione (La campana dell’arciprete), di una utilissima guida su come scrivere un giallo scorso, nonché di racconti gialli irriverenti (Istigazione a delinquere) o aventi come fil rouge l’ambientazione lungo la via Emilia nei secoli (Una strada giallo sangue), Danila Comastri Montanari è soprattutto nota per avere ideato la serie delle indagini di Publio Aurelio, investigatore vissuto nella Roma degli anni Quaranta e Cinquanta del I secolo d.C., sotto il regno dell’imperatore Claudio, che del protagonista è stato insegnante di etrusco prima di assurgere al trono.
Publio Aurelio è un senatore colto, ricchissimo, fascinoso e regolarmente affascinato dall’universo femminile. Nelle sue indagini si avvale dell’aiuto di Pomponia, matrona esuberante e al corrente dei pettegolezzi più succosi di tutta Roma, e di Castore, segretario truffaldino, originario di Alessandria, il quale riveste il ruolo che nella palliata sarebbe del servus callidus. Avidissimo, astuto, maestro nello spillar soldi ai gonzi nelle tabernae con i suoi inseparabili dadi truccati, Castore è tuttavia affezionato al suo ricchissimo e indulgente padrone, che segue ovunque, visto che, negli anni, il duo si è trovato in trasferta in Gallia (Gallia est), ad Alessandria d’Egitto (Tabula rasa), alle Olimpiadi (Olympia), a Pompei, a Baia, e così via.
In Saxa Rubra Publio Aurelio si trova di fronte a una serie di delitti aventi per vittime donne che hanno una singolare caratteristica comune: tutte hanno avuto, tempo prima, una relazione con il senatore. E, a cominciare dalla prima della serie, una matrona molto chiacchierata, che aveva l’abitudine di richiedere ricchi doni, nelle mani di ciascuna vittima viene ritrovato un bigliettino con una citazione omerica, allusiva di un aspetto della relazione che la donna aveva intrattenuto con Publio Aurelio. E mentre il senatore segue il filo dei ricordi, e nella Curia il numero dei suoi nemici cresce vertiginosamente, alla matrona amante dei ricchi doni si aggiunge una poetessa, che, con il suo nuovo compagno animava un cenacolo di adepti delle Muse, e poi una ex schiava che Publio Aurelio aveva salvato da una ben tetra sorte insieme con i due figlioletti…
Come tutti i romanzi di Danila Comastri Montanari, anche Saxa Rubra possiede una solida intelaiatura storica: per esempio, la pervasività del mito nella vita quotidiana degli antichi è ben resa con una serie di citazioni e raffronti fra le vicende degli dèi e degli eroi e la situazione vissuta dai personaggi, spesso con un taglio ironico, quando non buffonesco e umoristico; mentre grande cura è data alla ricostruzione dell’ambiente, di quella Roma che, a differenza delle altre città nate come colonie da castra militari, non poteva contare su un’ordinata struttura urbanistica, ma era cresciuta turbinosamente, e disordinatamente, diventando una metropoli che tutto e tutti sapeva assimilare.
Per il resto il romanzo ci presenta, come sempre, il consueto fuoco di fila di invenzioni e di battute nei dialoghi, sempre vivacissimi e nei quali l’autrice sa attualizzare il passato, ma anche “passatizzare” il presente, se così si può dire: non è infatti raro che sulle labbra di Publio Aurelio o di qualche altro personaggio compaiano battute, come la celeberrima “Francamente me ne infischio” resa immortale da Rhett Butler, o la constatazione di don Milani secondo cui “L’obbedienza non è più una virtù”; oppure, Publio Aurelio si ritrova ad Olimpia a compiere una prodezza simile a quella di Ben Hur nella corsa delle bighe. Ancora, troviamo, adeguati e calati in un contesto antico, fatti e personaggi con cui abbiamo familiarità ai giorni nostri: per esempio, in Saxa Rubra lo scaltro segretario sperimenta sulla sua pelle, grazie a un travestimento, come le fanciulle siano davvero use a perdere la testa per i baldi pompieri; per non parlare della sequenza in cui Castore crea il panico spacciandosi per un impiegato di “Equiroma” (!) per raccogliere informazioni utili alle indagini.
In Saxa Rubra, addirittura, Publio Aurelio rischia di perdere tutto quel che possiede, e viene addirittura bandito dal Senato. Ma, con la sua intelligenza acutissima, riuscirà a cavarsi d’impiccio e a scoprire anche più di quello che avrebbe mai potuto anche solo immaginare, arrivando ad aiutare il suo ex maestro di etrusco Claudio a sventare un contrabbando che avrebbe di molto impoverito le casse imperiali.
Insomma, per tutti gli amanti del genere il romanzo rappresenta una felice conferma delle doti di un’autrice solida e che rappresenta una garanzia per il lettore; per chi non avesse invece ancora letto nessun volume della serie di Publio Aurelio, un’avvertenza: attenzione, può generare dipendenza.