Negli ultimi mesi di quest’anno scolastico gli studenti dell’Isis di Acireale hanno riscoperto e valorizzato chiesette sconosciute sul territorio con depliant storici e proposte di percorsi turistici. Questa collaborazione tra la diocesi e la scuola è stata fatta in una zona dalle quale ancora si emigra per cercare lavoro. Lì invece qualcuno accettato la sfida della grande questione sociale del passaggio dei giovani al mondo del lavoro.
1. E’ una questione che, per essere capita, deve fare i conti con dati impressionanti:
– dispersione scolastica: certo c’è stata una sensibile diminuzione (nel 2004 eravamo al 22,3%) ma resta ancora al 17,6%, più alta nell’istruzione professionale, dove anche la selezione è otto volte quella dei licei (fonte Miur). In Germania siamo invece al 9,7%;
– disoccupazione giovanile dal 38% nostrano dell’agosto 2013 al 40,5% di fine 2017 (dati Isfol). In Germania siamo al 3%;
– i Neet cioè i giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano né lavorano hanno raggiunto (dati Istat 2017) quasi il 20% di questa fascia con punte del 30% nel Mezzogiorno.
Qualcuno ha scritto che il nostro Paese tratta male i suoi giovani: canali di accesso al lavoro pesantemente incerti, formazione debole e male organizzata, addirittura in forte calo come accade nell’istruzione professionale a causa dell’infausta liceizzazione del sistema di istruzione. Persino la formazione professionale è atrofizzata, troppo fragile e limitata di fatto a quattro regioni.
2. Questa crisi della formazione al lavoro non costituisce solo un problema per l’economia del Paese, ma soprattutto di tenuta del nostro sistema sociale e quindi della democrazia conquistata con enormi sacrifici dai nostri padri. Per questo l’introduzione obbligatoria nella scuola secondaria superiore dell’alternanza scuola-lavoro (Asl), al di là della modalità con la quale talvolta è avvenuta, è una grande occasione, certo, per il sistema di istruzione, ma soprattutto per i nostri giovani, perché se vogliamo valutarla attentamente, la dobbiamo valutare solo in funzione loro.
L’Asl, introdotta nel 2015, a regime riguarderà circa 1,5 milioni di studenti ogni anno. Una rivoluzione didattica, organizzativa, culturale che, proprio per questo, non può e non deve limitarsi a un’incombenza di specialisti: tutta la comunità scolastica e tutto il consiglio di classe dev’essere impegnato nel dialogare con l’esperienza, traendo dall’incontro con le realtà esterne stimoli per il miglioramento dell’attività scolastica, e viceversa.
Nonostante i servizi de Il Sole 24 Ore, c’è in Italia ancora una lontananza culturale dell’impresa dalla formazione, una debolezza verso il ruolo sociale che l’impresa deve assumere. Risulta difficile infatti assistere in Italia ad una Fiat o Unicredit che investono nella formazione gli 8,5 milioni di euro che la Ksb (pompe idrauliche a Frankenthal) ha investito in un anno nel proprio Land in Germania.
Laddove da noi l’attività è ben impostata, l’esperienza vissuta dagli studenti, pur limitata nel tempo, è stata un’occasione non solo per verificare e approfondire conoscenze nuove, ma anche per ritrovare motivazioni allo studio perse o in crisi. Oppure è stata momento di verifica del proprio orientamento professionale, di lavoro e di formazione universitaria.
Certo: la riuscita è avvenuta laddove insegnamento e attività di lavoro, scuola e territorio, hanno collaborato per far vivere ai giovani esperienze attive, dove gli studenti potessero essere protagonisti. Proprio per questo anche molte diocesi e parrocchie della Chiesa cattolica hanno accettato di mettersi in discussione di fronte all’avvio dell’Asl, vivendola come opportunità.
3. La documentazione, abbondante, di questa vasta attività emerge da una ricerca che ha coinvolto tutte le diocesi italiane ed è stata promossa dall’Ufficio scuola della Conferenza episcopale italiana, pubblicata in un quaderno digitale.
La ricerca ha potuto verificare una grande adesione: dopo appena un anno dal varo della riforma ben 16 diocesi su 20 avevano stipulato intese o protocolli di collaborazione con gli Uffici scolastici regionali sull’Asl. Dai progetti si vede con chiarezza come già fin dall’avvio della riforma nel 2015 si era intuito il valore e l’opportunità in gioco con l’Asl, attivandosi nello stimolare le parrocchie a valorizzare il patrimonio educativo, culturale, sociale e assistenziale delle proprie opere.
Ne è scaturita una miriade di progetti la cui proposta è stata molto gradita dalle scuole. Il patrimonio culturale e formativo della Chiesa cattolica ha così scoperto di poter offrire una grande occasione formativa per la messa a disposizione di ambiti di lavoro e di occasioni dove i giovani potessero incontrare testimonianze umane di impegno, di valori e motivazioni ideali, così vitali per l’esperienza educativa.
Dallo studio dei documenti dell’anagrafe del Regno lombardo-veneto tra il 1815 e il 1865, al sostegno scolastico per ragazzi in difficoltà; dalla preparazione di una mostra sui bisogni del proprio territorio alla collaborazione nelle mense sociali. Il tutto senza dimenticare il vasto campo dell’animazione e formazione negli oratori.
La fotografia scattata sull’attuale impegno del mondo cattolico in campo di Asl presenta un panorama variegato. A Brescia 27 studenti del liceo Arnaldo hanno lavorato presso l’archivio storico diocesano riordinando e inventariando documenti storici del 1800. Nella diocesi di Albenga-Imperia sono stati attivati ben due progetti con il liceo Banfi per collaborare con l’archivio diocesano in un progetto di digitalizzazione dei documenti cartacei e in una mostra sui bisogni del territorio, in particolare sul fronte della povertà e degli ultimi. A Casoria gli studenti del liceo Gandhi hanno svolto un’attività di ricerca delle piccole bellezze della città campana, con la realizzazione finale di un documentario e di una audioguida. Sono solo alcune delle esperienze realizzate sino allo scorso anno e l’impegno prosegue anche in questo anno scolastico.
Gli enti coinvolti nei progetti possono essere ricondotti a quattro grandi gruppi: enti ecclesiastici (ad esempio parrocchie, curia, archivi diocesani); istituzioni culturali e artistiche (facoltà teologiche, musei, settimanali diocesani); istituzioni educative e del tempo libero (scuole di ogni ordine e grado, oratori e centri giovanili); di volontariato e servizio alla persona (Caritas, migranti, servizi per famiglie e per il lavoro).
Il tutto documenta una valenza formativa e orientativa al lavoro che tenta di trasformare un’utopia in realtà.