Oggi al Meeting di Rimini va in scena l’educazione. Educare il cuore dell’uomo, è questo il tema dell’incontro su cui si confronteranno Franco Moscone, Preposito Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi e Carlo Wolfsgruber, Rettore della Fondazione V. Grossman di Milano. E’ un tema di grande attualità che entra nel merito di una delle emergenze più significative del tempo di crisi in cui viviamo, è con l’educazione che si può rispondere al grido che oggi si sente più forte, il grido di un significato della vita. L’educazione è il tema centrale del Meeting: infatti se la natura dell’uomo è rapporto con l’infinito e lo è nel senso in cui lo ha detto Benedetto XVI nel suo messaggio, come capacità di “riconoscersi creatura, dipendente da Dio”, la strada per vivere questa natura, per esservi all’altezza è l’educazione, è l’incontro con uno sguardo in cui potersi riscoprire uomo. Non quindi delle tecniche pedagogiche, nemmeno con delle regole che possono fare da spartiacque nel cammino, non è questa l’educazione, bensì è incontrare uomini che sfidano a riconoscere la propria natura, che si rivolgono alla libertà e la sollecitano ad un cammino, il cammino del rapporto con l’essere.
Il tema dell’educazione è decisivo rispetto alla proposta del Meeting, è con l’educazione che si va al cuore del rapporto con l’infinito, è perchè l’uomo porta dentro di sè questo grido insopprimibile a Dio che l’educazione ha senso, che l’educazione ha un valore primario. Se l’uomo fosse riducibile ai suoi fattori materiali, fosse spiegabile con ciò di cui è costituito il suo corpo e la sua psiche non ci sarebbe bisogno di educazione, basterebbe l’apprendimento e non ci sarebbe libertà, invece proprio questa tensione all’infinito, a cercare l’Altro in cui potersi compiere da’ valore e dignità all’avventura educativa, la pone come il gesto più significativo dell’umano.
Al Meeting di Rimini vi è una mostra che mette a tema l’educazione, è la mostra che racconta di San Girolamo Emiliani e che raccontando di questo santo del Cinquecento documenta l’incontro tra il carisma di san Girolamo e quello di don Luigi Giussani, un incontro che è avvenuto proprio sull’educazione. Significativa in questa direzione è la scoperta di una sintonia profonda sul tema dell’educazione: nella vita di san Girolamo educa l’amore, l’amore che lui ha incontrato nel carcere di Quero e che lo ha liberato dalla prigionia, l’amore con cui lui guarda ognuno dei suoi orfani, l’amore di Cristo che restituisce ai suoi orfani la dignità di essere uomini; nella vita di don Luigi Giussani è il “rischio educativo” ad essere il fattore determinante di una avventura in cui, come dice quella sua espressione stupenda, accade “uno sguardo che dà forma allo sguardo”. L’amore di san Girolamo, lo sguardo di don Luigi Giussani, mettono al centro l’educazione come avvenimento, come l’accadere di un incontro che apre l’uomo al riconoscimento della sua natura di rapporto con l’infinito. In questo sta il fascino dell’educazione, in questo accadere di un abbraccio in cui l’uomo comincia a percepire di essere creatura, di essere fatto per la felicità.
Oggi mettere a tema l’educazione significa aprire ad ogni uomo la speranza che quell’anelito di cui sente vibrare il suo cuore può trovare la strada per compiersi, che quel desiderio di vita piena può camminare verso il suo destino. L’educazione è infatti il cammino del cuore, che risvegliato da un incontro trova in chi lo ha risvegliato non l’orizzonte del suo cammino, ma la sfida a guardare a quella presenza che sola risponde al bisogno dell’uomo. Educare è così, come si vede in molte raffigurazioni di san Girolamo con i suoi orfani, guardare verso l’infinito; non come dice tanta pedagogia moderna, il maestro che si piega ad analizzare l’allievo e l’allievo che imita il maestro, ma guardare alla presenza di Cristo per cui solo è fatto il cuore dell’uomo e da cui solo il cuore è educato a rimanere fedele alla sua tensione infinita. La sfida dell’educazione è così la sfida a stare all’altezza della natura dell’uomo, a riconoscere e a vivere il fatto di essere creature finite che portano dentro il cuore il bisogno dell’infinito. E’ per questo che l’educazione è solo educazione del cuore, è l’esperienza che ridesta il cuore in tutte le esigenze ultime che lo costituiscono. Si educa solo rivolgendosi al cuore, sollecitando l’uomo a riconoscersi bisognoso dell’infinito, non come processo, ma come presenza che abbraccia l’umano e lo realizza pienamente.