, chi era costui? Sarà più o meno questo l’interrogativo che si sono posti alcuni dei 500mila studenti che stamattina hanno letto le tracce della prima prova della maturità scelte dal Ministero. Al contrario delle solite previsioni, e dei rumor che anche nelle ultime ore davanoo come autore del brano da analizzare per la traccia tipologia A Luigi Pirandello, il protagonista del tema è Magris, scrittore triestino ancora in vita e senatore della XII legislatura.
E il fatto piuttosto inedito che si uscito un autore che non è un “classico” del ‘900, alla Eugenio Montale o alla Gabriele D’Annunzio, per intenderci, è reso ancora più particolare dal fatto che il brano di Magris da analizzare è la prefazione al recentissimo “L’infinito viaggiare”, dato alle stampe appena otto anni fa. L’opera è una raccolta di scritti di viaggio, appunti e pensieri scritti tra il 1981 e il 2004, annotati in giro per il mondo, dalla Spa¬gna alla Cina e dalla Ger¬ma¬nia al Medio-Oriente. e nell’introduzione, l’autore riflette rifles¬sione sul signi¬fi¬cato stesso del viag¬gio inteso come con-di¬zione esi¬sten¬ziale dell’uomo, in modo sia fisico e concreto, che spirituale e intellettuale. Una tematica non certo originale, ma che Magris affronta lucidamente attraverso la letteratura e il dialogo con le opere di grandi scrittori che prima di lui si sono cimenta con questo argomento che Omero fu uno dei primi a mettere a fuoco con la celeberrima Odissea.
“Il viaggio sempre ricomincia, ha sempre da ricominciare, come l’esistenza, e ogni sua annotazione è un prologo”, scrive nel prologo del suo libro Magris. “Solo con la morte, ricorda Karl Rahner, grande teologo in cammino, cessa lo status viatoris dell’uomo, la sua condizione esistenziale di viaggiatore. Viaggiare dunque ha a che fare con la morte, come ben sapevano Baudelaire o Gadda, ma è anche un differire la morte; riman-dare il più possibile l’arrivo, l’incontro con l’essenziale, come la prefazione differisce la vera e propria lettura, il momento del bilancio definitivo e del giudizio. Viaggiare non per arrivare ma per viaggiare, per arrivare più tardi possibile, per non arrivare possibilmente mai”, si legge in un altro passo dell’introduzione.Per quanto riguarda la vita e la carriera di Claudio Magris, nato a Trieste nel 1939, è necessario sottolineare che la sua sia una figura chiave nella critica novecentesca per quanto riguarda lo studio della letteratura tedesca – che Magris ha insegnato per decenni all’Università di Torino e di Trieste – di quella austriaca – cui giovanissimo, nel ’63, dedicò la tesi di aurea dal titolo “Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna”. Assai nota è la sua opera “Danubio”, vincitore del Premio Bagutta nel 1986, un romanzo che narra un viaggio dell’autore nella Mitteleuropea, nei luoghi in cui sono nati, vissuti o passati personaggi storici e culturali legati proprio al fiume Danubio. Importante anche il romanzo “Microcosmi”, insignito del Premio Strega nel 1997. Magris al suo lavoro di scrittore e professore ha affiancato da tempo l’impegno nella politica: ardente repubblicano, è stato senatore dal 1994 al 1996, eletto nella “lista Magris”, collegata alla coalizione dei Progressisti. Da anni collabroa con il “Corriere della Sera”, dove scrive di cultura e letteratura.