Dopo 40 anni di carcere, invece di esprimere il suo rimorso per i crimini commessi, Charles Manson attacca il presidente Obama definendolo «un idiota» e si dice preoccupato per il riscaldamento globale.
«VIVO ALL’INFERNO» – In una serie di interviste farneticanti dalla sua cella in California, l’uomo che riuscì a compiere il lavaggio del cervello ai membri della sua comune conosciuta come «La Famiglia» fino a convincerli a sgozzare otto persone nel corso di due notti successive nell’agosto 1969, ha descritto se stesso come «un uomo molto cattivo». Tra le persone accoltellate nell’orgia omicida c’era la moglie del regista Roman Polanski, Sharon Tate, che all’epoca era all’ottavo mese di gravidanza. E riferendosi ai suoi crimini, Manson ha aggiunto: «Vivo all’inferno, sono un uomo molto meschino e molto cattivo». Ma poi ha aggiunto: «Sono un martire, sono anch’io una vittima e un attore. Sono tutto e sono niente».
«SONO DIO E IL DIAVOLO» – Nel corso di un’intervista all’edizione spagnola di Vanity Fair, Manson ha dichiarato: «Devi accettare te stesso come Dio. Devi comprendere che sei il diavolo tanto quanto Dio, che sei tutto e che sei niente». E, pur essendo al centro di una revisione della pena sulla quale i giudici si dovranno esprimere l’anno prossimo, Manson si è rifiutato di discutere se ritiene di rappresentare ancora un pericolo per la società. Ma ha tuttavia ammonito sui rischi di un «pericolo più grave», cioè il riscaldamento globale.
«OBAMA E’ UN IDIOTA» – «Tutti sono Dio e se non ci svegliamo non ci sarà più il clima, perché le calotte polari si stanno sciogliendo a causa delle cose cattive che stiamo facendo all’atmosfera. Le automobili e i combustibili fossili stanno distruggendo l’atmosfera e non ci resterà più aria per respirare. Se non cambieremo tutto questo con la stessa velocità con cui ti sto parlando, se non facciamo ritornare il verde sul pianeta e rimettiamo gli alberi dove li abbiamo tagliati, se non dichiariamo guerra al problema…», e qui Manson non ha voluto concludere la frase. Ha ripreso quindi il discorso descrivendo il presidente Usa come «uno schiavo di Wall Street». «Penso che Obama deve essere un idiota per il fatto di fare quello che sta facendo. Stanno giocando con lui», ha dichiarato nella sua prima intervista dalla fine degli anni ’80.
DONNE SGOZZATE – Durante il processo nel 1971 il tribunale era venuto a sapere che Manson aveva creato una comune nel deserto dove dimostrava un controllo ipnotico sui suoi devoti, la maggior parte dei quali giovani donne vulnerabili, alimentate da droga e sesso. E ha ordinato ai suoi seguaci di commettere gli omicidi nella distorta convinzione che avrebbe provocato una guerra razziale apocalittica, che lui chiamava «Helter Skelter» in seguito alla canzone dei Beatles che aveva interpretato come una profezia in codice di tale conflitto. Un razzista indurito, che è apparso in tribunale con una svastica crudelmente incisa sulla sua fronte, Manson credeva che lui e i suoi seguaci avrebbero guidato i sopravvissuti della guerra che ne sarebbe seguita.
L’UCCISIONE DI SHARON TATE – Cinque membri della famiglia, di cui quattro donne, sono stati trovati colpevoli per gli omicidi. Mentre Manson, che non era presente alla scena del crimine, è stato condannato per essere stato il capobanda. Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten sono state tutte condannate a morte per il loro ruolo nel massacro che ha stroncato la vita dell’attrice Sharon Tate, la moglie in gravidanza avanzata del regista Roman Polanski, e ad altre sei persone a Los Angeles nella notte dell’8 e del 9 agosto 1969. Le condanne sono state trasformate in ergastoli. Atkins ha inizialmente ammesso di avere accoltellato Tate 16 volte. E ha quindi scarabocchiato «maiale» sul luogo del delitto con il sangue della donna.
DEVOTE CONDANNATE A VITA – A sua volta membro della Famiglia, in seguito ha sempre affermato di non avere mai accoltellato l’attrice. E’ morta in prigione nel settembre 2009, e all’epoca era la donna rimasta in carcere più a lungo nel sistema penale californiano. In seguito alla sua morte, il record spetta ora a Krenwinkel. Un’altra devota della setta di Manson, Lynette «Squeacky» Fromme, che non è stata implicata nelle uccisioni del 1969, ma è stata incarcerata nel 1975 dopo avere puntato una pistola carica contro il presidente Gerald Ford da due piedi di distanza, è stata rilasciata per buona condotta nel 2009.
(Pietro Vernizzi)