Suggeriamo a chi dovrà affrontare il prossimo esame di maturità di esercitarsi con una simulazione di saggio breve, ambito storico-politico, concepita nel modo seguente. Titolo: “Il mistero delle statue inscatolate”. Documenti forniti agli studenti.
1) Dalla legge 107/2015:
La Buona Scuola intende potenziare, tra le altre cose, “le competenze nella pratica e nella cultura musicali, nell’arte e nella storia dell’arte, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, anche mediante il coinvolgimento dei musei e degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori”.
2) La collezione sepolta del Museo di Arte contemporanea di Teheran (da Il Sole 24 Ore, 24 maggio 2015):
“Le centinaia di opere d’arte sono state collezionate negli anni Sessanta e Settanta. Erano gli anni in cui la Persia voleva esibire il suo spirito liberale e la sua apertura alle ultime tendenze artistiche occidentali… Una collezione “eretica” per la nuova classe politica islamica, un simbolo di una monarchia asservita politicamente e culturalmente all’Occidente, che aveva sperperato le ricchezze del paese per circondarsi di lusso. Bisognava quindi disfarsene. La dottrina sciita dell’Islam, al contrario di quella sunnita, è tollerante nei confronti della rappresentazione figurativa dell’essere umano, quindi lo sciita Khomeini e i suoi seguaci non ritennero necessario distruggere le opere. Solo il ritratto di Farah Diba eseguito da Andy Warhol fu distrutto durante la rivoluzione. Un nudo di Willem De Kooning fu venduto dalle autorità post-rivoluzionarie. Tutto il resto fu messo sotto chiave e la situazione non è cambiata, dopo 35 anni. Nel giardino del museo fanno ancora mostra di sé alcune sculture, come una “Sfera” di Arnaldo Pomodoro da poco restaurata in Italia. Ma le tele dei depositi solo occasionalmente e per brevi periodi sono esposte nel museo e raramente singole opere vengono prestate a musei all’estero. Lo “scandaloso” trittico di Francis Bacon “Two figures lying on a bed with attendants” è andato alla Tate Gallery nel 2003. Un Picasso, un de Kooning e un Max Ernst alle Scuderie del Quirinale di Roma, per una mostra sulla Metafisica nel 2004. Nel 2000, sotto la presidenza del riformatore Mohammad Khatami, non fece troppo scalpore l’esposizione al primo piano del museo dei quattro Mick Jagger di Andy Warhol. E nel 2005 l’allora direttore del museo, A.R. Sami Azar, riuscì ad esporre per alcune settimane ben 188 opere. Ma si era già passati agli anni oscuri del conservatore Mahmoud Ahmedinejad, appena insediatosi. E forse fu proprio quella mostra a costare il posto a Sami Azar. Tutti sono consapevoli, in Iran, del valore della collezione, che comprende un inestimabile “Brattata” di Roy Lichtenstein e una statua in bronzo di René Magritte, versione tridimensionale del famosissimo quadro metafisico “The Therapist”. Il personale del museo custodisce gelosamente il tesoro dei sotterranei, il cui valore stimato supera i cinque miliardi di dollari… Teheran siede letteralmente su una miniera d’oro, visionabile solo eccezionalmente da pochi ospiti eccellenti. Ma per qualcuno è arrivata l’ora di aprire la cassaforte”.
3) La collezione d’arte di Farah Diba a Roma. Siglato l’accordo con Teheran (da Corriere.it, 29 novembre 2015):
“Il Maxxi di Roma, il Museo nazionale di arte contemporanea, ospiterà una mostra con una selezione di opere del MoCa, il Museo d’arte contemporanea di Teheran, mostrando al pubblico capolavori che ancora non sono mai usciti dall’Iran e che forse in alcuni casi non sono mai usciti dai sotterranei del museo. Si tratta della straordinaria collezione voluta ai tempi della monarchia dall’ex imperatrice Farah Diba. È il risultato di uno dei quattro memorandum di intesa firmati domenica a Teheran nel corso del Forum Italia-Iran, che ha aperto la due giorni di missione imprenditoriale italiana nella capitale iraniana. A firmare l’intesa la presidente del Maxxi Giovanna Melandri. A curare la mostra, in programma nel gennaio 2017, Bartolomeo Pietromarchi, che proprio in questi giorni a Teheran comincerà la selezione delle opere, affiancando autori occidentali e iraniani…È la prima volta che un sostanzioso corpus di opere lascia Teheran per una capitale occidentale. Dice Giovanna Melandri, parlando da Teheran subito dopo la firma: “Sono estremamente felice per questo accordo. Abbiamo aperto un canale di cooperazione con Teheran estremamente interessante, e non da oggi. Questa è un’operazione molto importante e per molti versi assolutamente straordinaria. La collezione non è mai uscita dall’Iran dal 1979, cioè dai tempi della rivoluzione islamica. Saranno esposti capolavori dell’arte contemporanea occidentali insieme a capolavori dell’arte iraniana di eccellenti contemporanei. È il segno del riconoscimento di una cooperazione culturale molto stretta, in un clima rinnovato con l’Iran. Sono anche soddisfatta perché l’accordo è fortemente sostenuto dal nostro governo, dai ministri degli Esteri e dei Beni culturali Paolo Gentiloni e Dario Franceschini, dal sottosegretario allo Sviluppo economico Carlo Calenda che è qui a Teheran”.
4) Il sorriso del Presidente Rohani (da lastampa.it, 27 gennaio 2016):
Quando l’interprete finisce di tradurre la domanda fatta in italiano, un’opinione sul fatto che siano state velate le statue del Campidoglio, il presidente iraniano Hassan Rohuani accenna un sorriso. «La questione è giornalistica, interessa ai giornalisti, non ho niente da dire — sposta nuovamente sulla platea lo sguardo attento dietro agli occhiali senza montatura —. Non ci sono stati contatti, però so che gli italiani sono molto ospitali e mettono a loro agio gli ospiti, e per questo li ringrazio».
Spunti per lo svolgimento.
E se la colpa fosse della Buona Scuola che per potenziare le competenze e conoscenze artistiche dei giovani alunni italiani ha indotto il governo a stipulare l’accordo per il trasferimento al Maxxi di Roma dell’inestimabile deposito d’arte (nascosta) di Teheran? E se sotto il mistero delle statue capitoline inscatolate si nascondesse uno scambio di favori tra Iran e Italia: prendetevi la collezione scandalosa della ex sovrana, ma riconosceteci in qualche modo il favore? E se potessimo sapere anche quanto ci costerà l’esposizione? Certo, accorreremo in massa a visitare la mostra preannunciata, se non altro per i suoi famosi nudi artistici. Solo un dubbio: ai vari Degas e Bacon non saranno messi i mutandoni?