Penso sempre che se dovesse succedermi qualcosa di nefasto, vorrei che a indagare sul mio caso fosse una detective per la quale il lavoro non è solo routine; una persona almeno un pochino somigliante a Petra Delicado, la poliziotta barcellonese protagonista dei romanzi di Alicia Giménez-Bartlett. Nell’ultimo di questi, Mio caro serial killer (Sellerio, 2017), Petra dà il meglio di sé, dimostrando quel carattere (o caratteraccio?) pieno di passione e di naturale senso della giustizia che le conosciamo. Come dice lei stessa: “L’umanità va avanti mossa dalla passione, e se qualcuno dice il contrario vuol dire che non l’ha mai provata, quindi per me può fare a meno di parlare”.
Petra e il suo vice Fermín Garzón devono indagare questa volta su un caso che sarebbe il sogno d’ogni poliziotto assetato di carriera: un serial killer che uccide donne sole, lasciando sui loro corpi un biglietto degno d’un amante tradito e deluso. Per qualcuno sarebbe una ghiotta occasione di guadagnarsi una promozione; per Petra, il cui animo ospita una strana miscela di cinismo e umanità, l’indagine diventa un viaggio nella solitudine sperimentabile in una metropoli: in particolare, nella solitudine delle donne. Noi le vediamo frequentare in gruppi garruli e ciarlieri cinema, teatri e mostre: ma, come spiega con affilato realismo la datrice di lavoro d’una vittima, “Noi donne di età matura che viviamo sole facciamo gruppo con altre donne sole. Ma non sempre questo significa che siamo veramente amiche. Ci vediamo, usciamo, facciamo vita sociale, ma il più delle volte non ci sopportiamo così tanto (…) Sono rapporti di mutuo soccorso più che vere amicizie”. Gli uomini, loro, non sanno stare da soli: un divorziato, o un vedovo, molto più spesso delle donne loro coetanee, tendono a trovare prima una compagna, a risposarsi, e nemmeno tendono a uscire in gruppo: male che vada, si infilano in un bar, a ubriacarsi e a scambiare chiacchiere sulla vita e sul campionato di calcio con il barista.
I due protagonisti, Petra e Fermín, coppia letteraria ormai affiatata, rappresentano i due volti della Spagna: Petra, ex avvocato, pluridivorziata risposata con un affascinante architetto a sua volta pluridivorziato con tre figli (due gemelli in piena pre-adolescenza e la piccola e deliziosa Marina) è la modernità. A incarnare, in tutti i sensi, la tradizione, è invece il corpulento Fermín, prossimo alla pensione, vedovo risposato con la simpatica, e ricchissima, Beatriz, un’attempata signorina conosciuta nel corso dell’indagine di Serpenti in paradiso (2002), che gli ha aperto prospettive mondane (cene eleganti, crociere, frequentazioni esclusive) nei confronti delle quali l’atteggiamento del viceispettore è ambivalente: da un lato, apprezza gli indubbi vantaggi date dalla possibilità di concedersi certi lussi (come per esempio i vini pregiati della cantina casalinga); d’altro canto, però, spesso, da uomo schietto e amante dei semplici piaceri della vita qual è, Fermín critica l’atteggiamento snob degli amici della moglie.
Al duo s’aggiunge per questa indagine il giovane Roberto Fraile, membro dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana: all’inizio pare un odioso carrierista, un primetto della classe, drogato di lavoro, ma poi rivelerà la pena segreta che gli avvelena la vita: la giovane moglie, affetta di disturbi mentali, è ricoverata in una comunità terapeutica. L’esistenza di Roberto si trascina così stancamente, fra nottate passate alla scrivania al commissariato e veloci pasti con un hamburger ingollato davanti al pc, e le visite, nel fine settimana, alla consorte, sempre più spenta e apatica.
Dai primi accertamenti emerge che tutte le donne assassinate erano per un breve periodo uscite con un tipo distinto e di mezza età, con un po’ di pancetta, elegante nei vestiti e nei modi, con la smania per la segretezza, che non dava a nessuna il suo numero di cellulare; e tutte le donne, dopo avere sognato i fiori d’arancio, erano state bruscamente abbandonate.
I tre investigatori entreranno così a contatto con il mondo dei frequentatori di agenzie matrimoniali: con grande sorpresa di Petra, anche e soprattutto oggi, in cui sembra che il web ci abbia messo il mondo a portata di clic, esse proliferano, e vi si rivolgono le più impensabili tipologie di cuori solitari. Ma in luogo del “caro serial killer”, evocato più volte con sarcarmo da Petra, la vicenda si rivelerà più complessa e più terribile: si scoperchieranno “i miasmi di un imbroglio mostruoso e miserabile”, dove anche chi non ha le mani sporche di sangue non è tuttavia esente da colpe.