In un approfondito articolo pubblicato oggi su Avvenire si parla di quello che all’apparenza sembra un normale test dei tanti che si fanno a scuola, proposto dall’Unione europea a tutte le scuole dei paesi che ne fanno parte. “Progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea teso a studiare le differenze nel rendimento scolastico di ragazzi e ragazze in Matematica”. Niente di male si dirà, anzi qualcosa di fruttuoso per capire chi rende di più e perché succede. Tutti sanno infatti che le ragazze maturano più in fretta e apprendono meglio dei ragazzini. Il test nel caso del nostro paese è stato proposto con partner nientemeno che l’università della Sapienza. Ancora meglio, si dirà. Agli studenti dai 15 ai 18 anni a cui è proposto vengono date ben due ore per rispondere. Sarà proprio difficile, viene da pensare. Meglio, finalmente un po’ di serietà.
E’ così per le prime trenta domande, matematica pura. Nelle successive 20 ci si comincia un po’ a insospettire: che livello di istruzione hanno i tuoi genitori, etc. Ma va bene così, in fondo. Bisogna conoscersi. Ma in realtà le domande entrano sempre più nel personale tipo “vado d’accordo con i miei genitori?”, fino a svelare il trucchetto, vergognosamente nascosto nel titolo e nella prima parte del test: «Ho difficoltà a fare amicizia con le persone del mio stesso sesso?»; «Gli altri pensano che io sia di bell’aspetto?». Scusate, ma è un test della commissione cultura o della Gestapo? Ed ecco il finalone. Rispondi se sei completamente in disaccordo o totalmente d’accordo: «L’omosessualità maschile è solo un diverso stile di vita che non dovrebbe essere condannato»; «Come in altre specie, l’omosessualità maschile è espressione naturale della sessualità negli uomini»; «L’omosessualità maschile è una perversione». Non finisce qui: «L’omosessualità femminile è un peccato»; «Alcune gentilezze verso le donne sono umilianti perché le fanno sentire impotenti e relegate in un ruolo stereotipico». Ultima domanda, e abbiamo fatto bingo: «Ogni donna ha il diritto se abortire o meno».
L’avvocato Simone Pillon, vicepresidente del Family Day ha già presentato denuncia: «Un tentativo intollerabile di introdurre nelle scuole l’ideologia gender camuffata da test di matematica». Al momento i docenti italiani si limitano a correggere le domande di matematica, le altre sono state inviate a Manchester in Inghilterra dove tutta l’operazione è stata pensata e ordinata. Tale professor Julian Williams infatti è convinto che con la matematica si capisce il grado di omofobia delle persone e la loro apertura mentale. Bravo in matematica uguale a gay friendly. Cattivo in matematica: brutto represso omofobo magari anche cattolico. E’ razzismo puro come si capisce. Che paghiamo noi cittadini della UE: costo dell’operazione 183.454 euro.