Uno dei più grandi piaceri del viaggiare è quello di fare esperienza di diverse culture attraverso il cibo. Ma, paradossalmente, la facilità dei viaggi globali sta mettendo a rischio la cucina locale. Da quando le imprese hanno iniziato a organizzare pasti per i viaggiatori che si aspettano gusti familiari, molti dei sapori tradizionali possono essere esclusi dai menu. Come scrive Katie Falkiner sul sito Lonely Planet, per combattere questa tendenza il movimento Slow Food ha creato Ark of Taste, un archivio dei cibi a rischio estinzione. Ecco di seguito cinque menu scelti dalla lista di Ark of Taste.
PIKI (ARIZONA) – Questo pane nutriente è stato di grande importanza culturale per gli Hopi, una tribù nativa americana che vive soprattutto in Arizona da alcuni secoli. Le abilità per la preparazione del Piki sono state tramandate di madre in figlia, ed è inoltre consueto per una giovane donna Hopi realizzare pane piki per dimostrare di essere un buon partito da sposare. Realizzato macinando mais azzurro e mescolandolo con cenere di bacche di ginepro e acqua, è utilizzato per accompagnare piatti come lo stufato di montone.
LAUNDER RAHMKOCH (AUSTRIA) – Considerate le calorie e i grassi contenute nel burro e nello zucchero di questo budino, meraviglia che gli austriaci non si siano estinti. Realizzato tradizionalmente dalle ragazze delle latterie per celebrare il ritorno del bestiame dai pascoli alpini, il rahmkoch è composto per un terzo da burro, per un terzo da farina, mentre per il resto è composto da zucchero, crema, anice e cannella. Fortunatamente, fare escursioni nelle montagne circostanti è uno dei passatempi preferiti dalla maggior parte dei visitatori della regione del Landauer.
RISO BASMATI DI DEHRA DUN (INDIA) – Uno dei risi più pregiati in India è il basmati di Dehra Dun aromatizzato con fiore bianco e legno di sandalo. E’ diffuso soprattutto in un piatto dolce e al latte chiamato kheer, che è cotto con cardamomo e uva passa finché diventa cremoso. Anni fa i campi di riso del Dehra Dun, situati sulle Alpi Himalayane, sono stati distrutti dall’utilizzo prolungato di pesticidi. Con l’aiuto di un gruppo per la conservazione delle sementi locali, gli abitanti della provincia hanno rigenerato il terreno in modo da poter proseguire le tradizioni indiane.
BOTTARGA DI MUGGINE DELLE DONNE IMRAGUEN (MAURITANIA) – Gli Imraguen sono pescatori nomadi che seguono i movimenti dei branchi delle muggini rosse lungo il Banc d’Arguin nella costa settentrionale della Mauritania. Una volta che gli uomini hanno catturato il pesce, le donne utilizzano tecniche tramandate di madre in figlia per raccogliere e conservare le bottarghe. Purtroppo, il territorio fornitissimo per la pesca è ora minacciato dalle società straniere e dalle imbarcazioni per la pesca illegale. Proprio per questo, Slow Food sta lavorando con una Ong locale per preservare non solo la bottarga di muggine, ma anche la cultura Imraguen.
SHRUB (PENNSYLVANIA E VIRGINIA) – Lo shrub, una bevanda dolce e acida, realizzata con frutta macerata nell’aceto e mescolata con lo zucchero, è stata portata negli Stati Uniti dagli inglesi, che l’hanno utilizzata per coprire il sapore di rum che era stato rovinato dall’acqua di mare. Il cordiale, di solito mixato con acqua o soda, si è diffuso come una bevanda rinfrescante nella stagione calda. Sfortunatamente, la crescita della soda industriale ha portato a un massiccio declino nella realizzazione dello shrub.
(Pietro Vernizzi)