Il divorzio è visto ancora come un tabù in Arabia Saudita: il faticoso cammino delle donne verso l’emancipazione è stato raccontato da Tasneem Alsultan attraverso le sue fotografie in mostra dall’8 aprile a Firenze per il festival Middle East Now. Il progetto “Saudi Tales of Love” nasce dalla sua esperienza: si è sposata a 7 anni, a 21 anni è diventata madre di due figlie, ma a 27 anni ha divorziato, scontrandosi con le idee conservatrici del suo Paese. A lungo ha dato la colpa ai genitori per averla fatta sposare così giovane, poi ha capito che è la società saudita a creare certe aspettative nei confronti delle donne. Quando ha divorziato, le è stato detto che così disonorava le sorelle e le figlie, e che nessuno le avrebbe più volute. Chiudere un matrimonio è facile per un uomo, a cui basta semplicemente esprimere la sua volontà. Le donne, invece, devono avere una buona ragione per presentarsi in tribunale e devono rinunciare spesso ai figli, che vengono affidati al padre. Le madri divorziate in Arabia Saudita non ottengono nulla: né figli né denaro. Sono tanti i passi avanti registrati – dall’istruzione al lavoro – ma sono ancora tanti gli assurdi divieti e le discriminazioni: alle donne è negato il diritto a guidare l’auto, non possono viaggiare, lavorare e studiare all’estero, né possono essere curate in ospedale senza il consenso del “guardiano”. Da quando nascono, infatti, finiscono sotto la responsabilità del parente maschio più prossimo. Essere donne in Arabia Saudita è difficile, ma Tasneem Alsultan ha evidenziato con la sua mostra anche le conquiste: si subiscono pressioni legali, sociali e religiose, ma si hanno pari opportunità in medicina, istruzione e ingegneria. Il modello di libertà inseguito, però, non è quello occidentale: i punti di riferimento sono «le nostre vicine in Kuwait e Bahrein».