Vale la pena riprendere il discorso sui dati che emergono dall’indagine Ocse-Pisa 2009, poiché il messaggio degli articoli di Repubblica e Corriere della Sera rischia davvero di essere fuorviante oltre ogni ragionevole limite. Come ricordato nelle pagine di questo quotidiano, i due articoli in questione (e specialmente quello di Repubblica) annunciavano che le scuole paritarie in Italia otterrebbero risultati peggiori rispetto alle scuole statali. In particolare, Salvo Intravaia (Repubblica) spiegava che: “(…) a fare precipitare gli studenti italiani in fondo alle classifiche internazionali sono proprio gli istituti non statali. Senza il loro “contributo”, la scuola italiana scalerebbe le classifiche Ocse anche di dieci posizioni”.
Il dato citato da Intravaia non può che basarsi sulla tabella IV.3.9 del IV volume del rapporto Ocse-Pisa 2009 (p. 225), dove effettivamente si rileva come tra le scuole statali e le non statali esista un divario di 38 punti (a favore delle prime) – si ricordi che la media Ocse è, per costruzione, di 500 punti, ed il punteggio medio dell’Italia è 486 punti (tutti i dati si riferiscono alla materia “reading”, lettura, che è il focus dell’edizione 2009 di Pisa).
Tuttavia, il dato va letto in modo molto più approfondito, anche perché altre indagini – in particolare, quelle Invalsi – sembrerebbero sostenere il contrario. In ogni caso, il mio mestiere di ricercatore mi ha insegnato che è sempre meglio studiare dettagliatamente i fenomeni, prima di formulare giudizi azzardati o lanciarsi in analisi di policy.
Con riferimento al problema in questione, pertanto, si può andare alla tabella S.IV.f IV volume del Rapporto Ocse-Pisa 2009 (pp. 276-78), dove sono riportati i dati disaggregati per Regione, da cui emerge un’informazione importante: i dati a livello regionale sono significativi solo per Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Valle d’Aosta e Lombardia. Per tutte le altre regioni, il Rapporto riporta il dato “c”, ossia “il campione è troppo limitato per fare analisi statistiche robuste”. Ecco, dunque, un primo segnale di prudenza nell’analisi. Inoltre, per le prime tre regioni citate è noto che le scuole non statali sono sottoposte a regimi regolatori particolari, essendo Regioni a statuto speciale (e tali scuole non statali sono in realtà finanziate dal settore pubblico). L’unico caso su cui fare riflessioni, dunque, è quello della Lombardia.
Cosa emerge, allora, dai dati sulla Lombardia? Due evidenze:
Il punteggio medio delle scuole non statali in Lombardia è 501 (reading), dato superiore alla media Ocse, e superiore alla media delle scuole statali in quasi tutte le altre regioni italiane. È dunque vero che la performance (in Lombardia) è più bassa rispetto alle scuole statali della stessa Regione, ma questo è dovuto al fatto che le scuole statali in quella Regione particolare hanno performance elevatissime (532 punti), pari a quelle dei migliori paesi del mondo.
Nelle scuole non statali della Regione Lombardia, incredibile a dirsi, il livello socio-economico degli studenti frequentanti è inferiore rispetto a quello delle statali (l’indice sintetico utilizzato nell’indagine Ocse-Pisa 2009 è pari a -0.02 nelle statali, e -0.05 nelle non statali). E’ dunque falso che, almeno in Lombardia, i più abbienti frequentino le scuole non statali (come avviene invece, ad esempio, in Inghilterra, dove i due indici sono 0.16 nelle statali, e 0.91 nelle non statali). Che questo strano effetto sia dovuto alle politiche di buono scuola e dote scuola in atto da 10 anni in Lombardia? Senza entrare nel merito delle ragioni, il rapporto Ocse-Pisa 2009 dimostra che, una volta considerato l’effetto dello stato socio-economico degli studenti, la performance delle scuole non statali è superiore rispetto a quello delle statali di 65 punti.
In attesa di avere dati altrettanto validi per altre regioni, e quindi doverosamente limitandomi all’unica disponibile, rinnovo dunque l’invito a chi commenta i dati Ocse-Pisa 2009 a cominciare da un’attenta lettura dei dati, disponibili sul sito dell’Ocse. Partendo dai dati disponibili, non mi sentirei per il momento di affermare che i risultati Ocse-Pisa siano migliori per le statali o le paritarie in modo assoluto o automatico; di certo si può solamente dire che una comparazione tra i due tipi di scuola è materia tanto delicata e complicata quanto interessante; e, nell’attesa di analisi più statisticamente robuste, è bene leggere tutti i dati disponibili nei rapporti Ocse-Pisa (e non solamente quelli che sembrano confermare l’idea che avevamo già in mente).