Il 14 ottobre 2015 Loris Francesco Capovilla ha compiuto cento anni. Nato a Pontelongo, in provincia di Padova, nel 1915, nella sua lunga vita è stato molte cose: giovane allievo del Seminario patriarcale di Venezia, sacerdote nel maggio del 1940, cappellano militare nella Regia aeronautica, giornalista radiofonico e della carta stampata, segretario del cardinale patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, arcivescovo di Chieti e Vasto, delegato pontificio di Loreto, cardinale di Santa Maria in Trastevere e segretario di papa Giovanni XXIII.
Le molte cose che ho appena elencato seguono un ordine cronologico, eccetto l’ultima, che è forse la più nota e di certo quella che ha rappresentato, nella vita di Loris Francesco Capovilla e nello studio della figura di Angelo Giuseppe Roncalli, uno snodo decisivo. Ancora pochi mesi fa, in un libro di Enrico Galavotti intitolato Il pane e la pace. L’episcopato di Loris Francesco Capovilla in terra d’Abruzzo, l’antico segretario di papa Giovanni ha lasciato intravvedere il significato della missione cominciata con la morte di Angelo Giuseppe Roncalli. Intervistato da Galavotti su ciò che avvenne nei tre anni trascorsi alla guida della diocesi di Chieti, a una domanda sulla sua intensa attività di conferenziere sulla figura di papa Giovanni durante il periodo abruzzese, Capovilla rispose così: «Le faccio una confidenza rispetto a una cosa che mi ha fatto molto soffrire e di cui non ho mai voluto parlare. C’era chi, ironizzando sul mio impegno per custodire la memoria di papa Giovanni, diceva: “Capovilla è la vedova di Giovanni XXIII”». Nella risposta successiva fu ancora più preciso:
È un’impressione mia, magari posso sbagliarmi: ma io non ho fatto della mitizzazione su papa Giovanni, ho raccontato le cose come erano. Un vescovo d’origine veneziana una volta mi invitò a parlare al clero di Faenza, che era un uditorio difficile. Parlando citai vari episodi della vita di papa Giovanni e alla fine mi disse (in dialetto veneziano): “Che bravo che sei! Quello che hai detto fa un bene immenso, più delle prediche”.
La connessione, fatta balenare da Enrico Galavotti nella sua domanda, tra l’attività di conferenziere e quella di segretario è una delle chiavi per comprendere l’importanza e la qualità della testimonianza di Loris Francesco Capovilla. Non solo per ragioni anagrafiche, essa è secolare, poiché mostra i cambiamenti attraversati dal cristianesimo cattolico nel corso di un secolo. Nato durante il pontificato di Benedetto XV, formatosi sotto Pio XI, ordinato sacerdote all’inizio di quello di Pio XII, Loris Francesco Capovilla fu per Angelo Giuseppe Roncalli un segretario alla maniera antica, conservando e organizzando una vastissima mole di carte, prima, durante e dopo la morte del suo vescovo.
Già durante il pontificato di papa Giovanni, monsignor Capovilla cominciò a tenere le conferenze a cui si accenna nel libro sugli anni abruzzesi. L’importanza di queste prime conferenze nella costruzione dell’immagine di papa Roncalli è stata sottovalutata, forse perché esse sono state rapidamente sopravanzate dalla pubblicazione, a nemmeno a un anno dalla morte del pontefice, del Giornale dell’anima.
Dal 1964 a buona parte degli anni Settanta Capovilla ha lavorato con un’energia sempre crescente — anche questa, spesso, sottovalutata — alla pubblicazione di documenti dell’archivio creato da Angelo Giuseppe Roncalli e di cui egli era divenuto custode e riordinatore. La testimonianza secolare di tali carte faceva da corona al processo di riconoscimento canonico di Roncalli.
Come è noto, il processo si avviò davvero negli anni Ottanta, grazie all’azione del vicepostulatore della causa di beatificazione Mario Benigni e al lavoro svolto dall’Istituto per le scienze religiose di Bologna diretto da Giuseppe Alberigo. Una copia parziale delle carte custodite dall’antico segretario di papa Giovanni consentì all’Istituto la pubblicazione di una serie di fonti, non ultimi i dieci tomi delle Agende: e ciò, per dimostrare che anche Loris Francesco Capovilla è un “uomo delle fonti”, in vista del conferimento di tutte le carte alla Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Nata nel 1993, costituita nel 2000 e rinnovata nel 2015, la Fondazione si occupa anch’essa di studiare e pubblicare la documentazione giovannea; da ultimo, per le cure di Alessandro Persico, sono apparsi due quaderni di Roncalli del 1901, che il ventenne chierico bergamasco intitolò genericamente Ad omnia e che sono in realtà una sorta di zibaldone della formazione roncalliana.
Tutto quanto è stato fatto finora negli studi roncalliani si deve soprattutto a Loris Francesco Capovilla. Con una avvertenza: la sua testimonianza secolare non è mai stata rivolta al passato, ma è, e sarà, sempre rivolta al futuro.