Si avvicina la Pasqua 2017 e si riapre il dibattito sull’aspetto fisico di Cristo, maestoso per alcuni, dimesso per altri. Gesù era bello? E’ questa la domanda alla quale ha cercato di rispondere lo scrittore francese Francois Muriac nel testo “Il Giovedì Santo” (1931) in cui è contenuto un saggio inedito proprio sull’aspetto e la bellezza di Gesù. Avvenire pubblica la meditazione del premio Nobel per la Letteratura Mauriac. Lo scrittore e giornalista scrive che “la Chiesa lascia liberi i suoi figli sia di trasfigurare in Messia glorioso “il più bello dei figli dell’uomo” sia di adorare il Nazareno che i suoi contemporanei consideravano folle, vittima sacrificale, Volto irriconoscibile, come ai tempi l’aveva contemplato Isaia”. Quindi, secondo Muriac, ciascuno di noi si raffigura Gesù in maniera personale. Cristo però è davvero esistito ed è davvero vissuto sulla Terra. E le due visioni relative al suo aspetto fisico, quella “nobile e maestosa” e quella “gracile e scialba”, sono entrambe giustificate nei Vangeli. Il dibattito sulla fisicità di Gesù si incentra sul fatto che non si imponeva per aspetto: i suoi nemici hanno infatti esitato a combatterlo, sottolinea lo scrittore. Sarebbero stati in realtà i suoi miracoli e le sue parole ad affascinare le folle e chi non ha ha creduto alla sua predicazione non ha visto nel suo volto “nulla di divino”.
I credenti, riflette Francois Muriac, devono cercare di scoprire quale è stato l’aspetto fisico di Gesù, districandosi tra visioni contraddittorie tramandate dai Vangeli. Quando Gesù fu consegnato da Giuda ai soldati fu riconosciuto attraverso il bacio dato dal discepolo che lo ha tradito e non dal suo aspetto fisico. Ma spesso Gesù è stato amato dalle persone che ha incontrato “al primo sguardo”: “Fissa le persone con uno sguardo irresistibile, il cui potere e onnipotenza si affermano ogni volta che una creatura in lacrime cade in ginocchio, nella polvere”. Lo scrittore cerca di spiegare queste contraddizioni sottolineando che Cristo “senza dubbio assomigliava a molte persone la cui bellezza, discreta e radiosa al tempo stesso, abbaglia certi sguardi e sfugge ad altri”. Per Muriac “come ogni creatura, Gesù si trasformava secondo il cuore che lo rifletteva”. C’è poi un elemento soprannaturale che va oltre quello fisico e naturale. Spiega infatti Muriac che “ogni volta che a una creatura che l’ha chiamato suo Signore e suo Dio, ha confessato di essere il Cristo, il Messia venuto al mondo, è stato perché aveva aperto in essa un occhio interiore il cui sguardo non si ferma all’apparenza”.
Gesù è stato raffigurato da vari pittori nel corso dei secoli. Tra tutti coloro che hanno tratteggiato l’immagine terrena di Cristo, per Francois Muriac Rembrandt è quello che ha dato “l’immagine più conforme al racconto evangelico”: “Penso soprattutto alla tela del Louvre dove il Dio estenuato e quasi esangue è riconosciuto dai due discepoli coi quali spezza il pane, nella locanda di Emmaus. Niente di più normale di quel viso sofferente… Oserei dire: niente di più comune (…) E tuttavia, in questa carne miserabile frutto di un abisso di umiliazione e di tortura, il Dio risplende con una grandezza dolce e terribile”. Quasi tutte le immagini di Cristo trionfante inventate dai pittori, tra cui Giotto, Raffaello, Tiziano, derivano dal disegno misterioso della Sacra Sindone, anche se nessuno dei vari artisti ne era a conoscenza. “Il problema sollevato dalla Sacra Sindone di Torino e dall’immagine di un uomo crocifisso che si intravede, sfugge alla mia competenza”, sottolinea Muriac che però aggiunge: “È proprio il tipo umano su cui tutti sono d’accordo e che si presenta allo spirito quando si dice di qualcuno: «Ha il volto di un Cristo…» “. Clicca qui per leggere tutto.