Ogni anno i tumori causano la morte di ben 7,4 milioni di persone. Un numero impressionante responsabile del 13% delle morti totali sul nostro pianeta. Dal punto di vista statistico il cancro che miete più vittime è quello che colpisce i polmoni. Altre tipologie di tumore che portano così in alto il numero di decessi sono quelli allo stomaco, all’intestino colon-retto, al fegato e al seno. La gravità del problema cancro consiste non solo nell’elevata mortalità (il 50% dei pazienti oncologici non sopravvive alla malattia) ma anche nelle implicazioni che esso porta sul piano sociale ed economico.
Una buona fetta dei tumori, soprattutto nelle popolazioni occidentali, sono riconducibili a cause ambientali nell’accezione più ampia del termine, includendo un’ampia gamma di comportamenti alimentari, sociali e culturali. Nonostante queste cause evitabili non siano state tutte ben identificate, si pensa che i determinanti di rischio esistano per almeno la metà delle neoplasie. Pertanto la prevenzione in campo oncologico è un impegno primario della Sanità Pubblica.
Accanto al fenomeno della prevenzione nella lotta al cancro vi è quello della ricerca medica. Una tipologia di ricerca che ha come obbiettivo lo sviluppo di chemioterapici in grado di contrastare efficacemente il tumore. Spesso però dietro la parola tumore si cela un universo assai complicato. Pur rappresentando una crescita incontrollata delle cellule di un particolare distretto corporeo, il tumore presenta una miriade di differenti cause di insorgenza e di meccanismi capaci di originare metastasi.
Un piccolo mattone nella lotta al cancro, e anche ad altre patologie, è stato posto grazie ai risultati di una ricerca di alcuni scienziati della University of East Anglia (UK). Lo studio, coordinato dal professor Gerd Wagner, è stato pubblicato nell’ultimo numero della rivista Nature Chemical Biology. Le cellule che costituiscono il corpo umano sono dotate della singolare caratteristica di essere ricoperte da molecole chiamate glicoproteine, ovvero proteine a cui vengono attaccate delle catene costituite da carboidrati come il glucosio.
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Le funzioni delle glicoproteine sono moltissime. In particolare sono le responsabili della comunicazione tra cellule vicine, dell’adesione con altre cellule e della risposta alla presenza di eventuali pericoli. La formazione di queste lunghe catene è un fenomeno mediato dalla presenza di enzimi chiamati glicosil-trasferasi. Questa categoria di enzimi, spesso alterata nei tumori, porta alla formazione di glicoproteine anomale in grado di causare il fenomeno della metastasi.
Da tempo l’attenzione della ricerca è indirizzata verso lo sviluppo di nuove molecole in grado di inibire proprio le glicolsil-trasferasi tumorali. I ricercatori dell’UEA sono stati in grado di sintetizzare delle molecole in grado di bloccare l’attività di questa categoria di enzimi. In particolare la grande novità risiede nell’aver sintetizzato molecole che hanno evidenziato una potente attività inibitoria.
Un risultato che potrebbe avere ricadute a livello terapeutico. Inibendo selettivamente le glicosil-trasferasi tumorali i ricercatori potrebbero così contrastare la formazione delle metastasi. La scoperta in futuro potrà essere molto utile non solo nella lotta contro il cancro. La presenza di glicoproteine sulla superficie delle cellule non è esclusiva della specie umana. Anche i microrganismi presentano questo genere di molecole. La loro principale funzione è quella di adesione e quindi rappresentano quel meccanismo che porta i microrganismi ad ancorarsi all’individuo da infettare. Un meccanismo che potrebbe essere interrotto proprio dall’utilizzo degli inibitori delle glicosil-trasferasi e quindi utile a prevenire eventuali infiammazioni causate da batteri.
Spesso quando si vuol comunicare scienza, soprattutto nel campo della lotta ai tumori o alle malattie neurodegenerative, si rischia di indurre in chi legge delle facili illusioni come la disponibilità in tempi brevissimi del farmaco in grado di curare la malattia. Questo studio, lontano da facili trionfalismi, è di notevole importanza perché segna un piccolo passo avanti nella comprensione di un fenomeno complesso quale lo sviluppo di un tumore. Partendo dai risultati ottenuti dai ricercatori dell’UEA, il passo successivo di questo studio dovrà necessariamente essere lo sviluppo di nuove terapie basate sull’inibizione mirata delle glicosil-trasferasi nei tumori. Terapie però non immediatamente disponibili ma che richiederanno un lungo processo di sperimentazione.