L’infiammazione è quel meccanismo di difesa innato che costituisce una risposta protettiva in seguito a diversi tipi di danni. Obbiettivo di questo processo è l’eliminazione della causa iniziale e la riparazione del danno. Durante il processo infiammatorio vengono prodotti importanti mediatori chimici in grado di amplificare, modulare e regolare questo fenomeno. Uno studio pubblicato su Nature Immunology, chiarisce il meccanismo alla base della funzione di regolazione dell’infiammazione svolto da uno di questi mediatori chimici, la pentrassina PTX3. Inoltre apre a nuovi sviluppi per l’utilizzo diagnostico e terapeutico di questa molecola. Abbiamo intervistato il coordinatore dello studio, il professor Alberto Mantovani, direttore Scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano. Ecco cosa ha detto a ilsussidiario.net.
Professor Mantovani, cosa sono le pentrassine?
Le pentrassine sono una super-famiglia di proteine che riveste un ruolo fondamentale nella risposta infiammatoria e nel sistema immunitario innato. I meccanismi dell’immunità innata sono i più antichi nella storia evolutiva e continuano a costituire la prima linea di difesa nei confronti degli organismi patogeni. Una di queste è PTX3, scoperta dal mio gruppo di ricerca agli inizi degli anni ’90. La PTX3 è una molecola multifunzionale ed è essenziale per la resistenza ad alcuni patogeni, un dato che ne ha incoraggiato lo studio per lo sviluppo delle sue proprietà anche dal punto di vista clinico.
Quale è stato l’obbiettivo del vostro lavoro?
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Nonostante il ruolo delle pentrassine nel regolare la risposta immunitaria sia già stato chiarito, il meccanismo con il quale avviene ciò era ancora sconosciuto. Obbiettivo del nostro lavoro è stato quello di chiarire questo particolare meccanismo.
Quali risultati avete ottenuto?
Nel nostro lavoro abbiamo dimostrato che la PTX3 svolge la propria funzione nella fase infiammatoria in coppia con la proteina P-selettina. Essa è una proteina, espressa dalle cellule endoteliali (quelle cellule che rivestono internamente i vasi sanguigni), in presenza di uno danno o di uno stimolo infiammatorio. Attraverso l’interazione con la P-selettina, la PTX3 rallenta e limita il passaggio dei leucociti (globuli bianchi) nel sito infiammato. La sua è un’azione locale che avviene al fine di ridurre il reclutamento delle cellule del sistema immunitario, regolando quindi la risposta infiammatoria eccessiva.
Questi risultati possono aiutare a sviluppare un’eventuale terapia?
La scoperta di questo meccanismo apre la strada in maniera significativa alla possibilità dell’utilizzo clinico della molecola. Utilizzo clinico che è dato dal fatto che PTX3 è attiva contro alcuni microbi patogeni, come il fungo Aspergillus fumigatus, che può causare malattia in pazienti con tumore e sistema immunitario compromesso. In questo modo si è fatto un passo avanti che ci consentirà di ottimizzare l’attività antimicrobica di PTX3. Oltre che dal punto di vista terapeutico, la rilevazione di PTX3 potrà essere utilizzata anche dal punto di vista diagnostico, in maniera simile ad un’altra pentrassina molto famosa, la proteina C reattiva, che ancora oggi è il marcatore di infiammazione più utilizzato a livello diagnostico. Attualmente sono in atto diverse collaborazioni con gruppi clinici allo scopo di misurare i livelli di PTX3 in pazienti con patologie a base infiammatoria o infettiva. I risultati più importanti ottenuti finora riguardano un ampio numero di studi su pazienti con patologie cardiovascolari, in cui i livelli di PTX3 rappresentano un indice significativo di una maggiore severità della malattia.